Editoriale

Dove non riesce l’informazione può la settima arte. Il crimine di nazisti e sionisti è “La zona d’interesse”, favorita in corsa agli Oscar

Pur non essendo un esperto della materia, posso immaginare che quando uno o più persone perdono la loro dimensione umana vien facile negarla anche ad altri, così come quando conseguentemente chi agisce annullando altri (non sono umani, sono di una razza inferiore, devono sparire), faccia buio anche dentro se stesso. Dinamica che l’arte illustra meglio delle parole. Steven Spielberg ha dichiarato ‘La zona d’interesse’ il film più importante girato sull’Olocausto negli ultimi trent’anni. Mentre un altro regista premio Oscar, Alfonso Cuarón, lo ha definito addirittura il film più importante del secolo. Se poi ancora non vi è chiaro basta accendere la tv e vedere nei tg come nei Territori occupati si disumanizzano i palestinesi, sin dall’incubatrice.

Ma torniamo a ‘La zona d’interesse’, che è poi la storia vera di Rudolf Höss.
Membro delle SS e primo comandante del campo di concentramento di Auschwitz. Iscritto al Partito nazista nel 1922, si arruolò nelle SS nel 1934, fino a diventare un medio gerarca. È stato proprio lui a introdurre l’uso delle camere a gas nei campi di sterminio, usando l’acido cianidrico nelle docce per velocizzare le uccisioni dei prigionieri ebrei. Catturato dagli Alleati, è stato testimone al processo di Norimberga ed è stato giudicato colpevole di crimini contro l’umanità dalla Corte Suprema di Varsavia. Fu impiccato nel cortile del campo di Auschwitz il 16 aprile 1947 e le sue memorie, Comandante ad Auschwitz, furono usate per molti dei processi sulla Shoah. Nelle ultime immagini del film vediamo Rudolf Höss a una festa organizzata dai nazisti per celebrare “i successi” del campo di sterminio di Auschwitz.
Separatosi dagli altri, Höss scende dalle scale e si sente male: ha dei conati di vomito, si piega, ma non emette fluidi.
Che cosa significa? Stando al regista del film, Jonathan Glazer, “non è una presa di coscienza di Höss. Non ne ha.
Prova pietà per se stesso dopo la guerra, ma la sua coscienza non è scossa.
Le voci che sentiva sono morte da tempo.
In quella scena vediamo la verità del corpo, che rivela le bugie della mente.
Che rivela ciò che siamo, invece delle strutture che mettiamo su per creare l’immagine che abbiamo di noi stessi.
Il corpo non ha questo lusso.
In quel momento vediamo una verità fisica.
Quell’uomo che vomita non è un personaggio, è l’orrore reale.
La cenere delle persone che ha aiutato a uccidere sono dentro di lui. È l’orrore.”

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