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Gaza, MSF: “Devastante lasciare indietro i pazienti”. Gli ordini di evacuazione e i pesanti bombardamenti intorno agli ospedali lasciano poche possibilità di cura

Negli ultimi tre mesi, gli incessanti attacchi delle forze israeliane contro la Striscia di Gaza hanno ridotto drasticamente le possibilità di accedere all’assistenza medica. La quantità di spazi sicuri per le organizzazioni che forniscono supporto sanitario alle persone è ora fisicamente inesistente.

I continui ordini di evacuazione e gli attacchi alle strutture sanitarie hanno ripetutamente costretto organizzazioni come Medici Senza Frontiere (MSF) ad evacuare gli ospedali e a lasciare indietro i pazienti.

“Lasciare l’ospedale di Al-Aqsa e i nostri pazienti è stata una decisione devastante e l’ultima cosa che avremmo voluto fare” afferma Enrico Vallaperta, referente medico del progetto MSF a Gaza. “Gli attacchi dei droni, il fuoco dei cecchini e i bombardamenti nelle immediate vicinanze dell’ospedale hanno reso lo spazio troppo insicuro per lavorarci. Le condizioni di instabilità ci fanno sentire incapaci. Non c’è praticamente nessuno spazio sicuro per fornire alle persone un’assistenza medica anche minima”.

Il 6 gennaio, le équipe di MSF sono state costrette ancora una volta ad evacuare un ospedale. I team MSF hanno lasciato l’ospedale Al-Aqsa nell’Area di Mezzo di Gaza, dopo che le forze israeliane hanno emesso ordini di evacuazione per i quartieri circostanti l’ospedale. Questa evacuazione forzata ha limitato l’accesso di MSF alle proprie scorte di farmaci, confermando la difficoltà per le attività mediche e il deteriorarsi continuo delle condizioni di sicurezza.

Il sistema sanitario di Gaza è praticamente collassato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riferisce che solo 13 dei 36 ospedali di Gaza sono ancora parzialmente funzionanti: 9 nel sud e 4 nel nord. I due ospedali principali nel sud di Gaza stanno operando con una capacità di posti letto tre volte superiore alla loro e stanno esaurendo le forniture di base e il carburante.

“Siamo gradualmente messi all’angolo in un perimetro molto restrittivo nel sud di Gaza, a Rafah, con possibilità sempre più limitate di offrire cure mediche, mentre i bisogni aumentano disperatamente” afferma Thomas Lauvin, coordinatore dei progetti di MSF a Gaza. “Con l’avanzare dell’assalto a Gaza, abbiamo dovuto evacuare diverse strutture sanitarie nel nord della Striscia e poi nell’Area di Mezzo. Oggi ci limitiamo a lavorare principalmente nel sud, perché non possiamo lavorare altrove” continua Lauvin di MSF. “Stiamo esaurendo gli ospedali e siamo costretti a lasciare indietro i pazienti”. 

Diversi ospedali in cui MSF lavorava si sono trovati in questa situazione: l’Indonesian Hospital nel nord di Gaza è stato costretto ad essere evacuato a ottobre. L’ospedale Al-Shifa, il più grande di Gaza, è stato colpito e il personale è stato costretto a evacuare a novembre. Poi l’ospedale di Al Awda, ospedale in cui MSF lavora dal 2018, è stato colpito e tre medici, due dei quali facevano parte del nostro staff, sono stati uccisi.

Ora, questo schema si sta ripetendo nel Sud, che ospita un numero di persone cinque volte superiore a quello di prima della guerra, con meno posti per fornire assistenza sanitaria.

Il sud di Gaza è stato bersagliato da intensi bombardamenti dalla rottura della tregua di novembre e il bisogno di cure d’emergenza, chirurgiche e post-operatorie è enorme nell’area. La mancanza di capacità ospedaliera sta privando i pazienti di cure adeguate e di condizioni igieniche accettabili, con il risultato di un numero crescente di ferite infette e di procedure mediche eseguite in condizioni estreme. Molte donne sottoposte a taglio cesareo vengono dimesse appena sei ore dopo il parto per fare spazio ad altre donne incinte, mentre alcune vengono semplicemente allontanate e partoriscono nelle tende.

MSF rimane impegnata a fornire assistenza medica a Gaza e chiede la protezione degli ospedali, del personale medico e dei pazienti. Le équipe di MSF stanno attualmente fornendo supporto pre e post parto presso l’Imarati Maternity Hospital, mentre presso l’Indonesian Hospital di Rafah MSF supporta la popolazione di Gaza con la fisioterapia e le cure post-operatorie. Sempre a Rafah, presso la clinica Al-Shaboura, MSF offre consulenze sanitarie di base, medicazioni di ferite e consulenze per la salute mentale. MSF supporta l’European Hospital di Gaza con una piccola capacità chirurgica e il team di infermieri assiste i pazienti che necessitano di medicazioni. Ad Al Awda, nel nord di Gaza, e all’ospedale Nasser di Khan Younis, operatori umanitari MSF lavorano in condizioni estremamente difficili, anche per la mancanza di cibo e forniture mediche a causa degli attacchi aerei e dei combattimenti nelle vicinanze.

MSF ribadisce il proprio appello per un cessate il fuoco immediato che risparmi le vite dei civili, ripristini il flusso di assistenza umanitaria e ristabilisca il sistema sanitario da cui dipende la sopravvivenza della popolazione di Gaza.

 

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