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Gaza, MSF: “Ordini di evacuazione israeliani al nord peggiorano situazione umanitaria già catastrofica”

Almeno quattrocentomila persone sono intrappolate nel nord della Striscia di Gaza ed i recenti ordini di evacuazione delle autorità israeliane stanno costringendo le persone a fuggire ancora, soprattutto dal campo di Jabalya: lo scrive su X Philippe Lazzarini, capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa).
Lazzarini sottolinea che “rifugi e servizi sono costretti a chiudere. Alcuni per la prima volta dall’inizio della guerra.
    Con la quasi totale assenza di beni di prima necessità, la fame si sta diffondendo e aggravando – prosegue il messaggio -.
    Questa recente operazione militare minaccia anche l’attuazione della seconda fase della campagna di vaccinazione antipolio per i bambini.

 

A seguito degli ordini di evacuazione israeliani emessi il 7 ottobre per alcune aree del nord di Gaza, che stanno spingendo decine di migliaia di persone a spostarsi immediatamente verso sud per sfuggire ad attacchi aerei e all’offensiva via terra, Medici Senza Frontiere (MSF) chiede alle forze israeliane di fermare gli ordini di evacuazione che stanno causando lo sfollamento forzato delle persone e di garantire la protezione dei civili.

In questo ultimo sfollamento forzato di massa a Gaza, ai residenti delle aree di Beit Hanoun, Jabalia e Beit Lahia è stato chiesto spostarsi nella cosiddetta zona umanitaria tra Al-Mawasi e Deir Al-Balah, già sovraffollata e dove un milione di persone vive in condizioni disumane. Poiché le forze israeliane continuano a colpire ripetutamente l’area, la zona rimane insicura per i civili e gli operatori umanitari.

Queste evacuazioni di massa forzate e gli attacchi a interi quartieri da parte delle forze israeliane stanno trasformando il nord di Gaza in un’area desolata e invivibile, svuotando di fatto l’intero nord della Striscia. Inoltre, dal 1° ottobre non è stato permesso l’ingresso di aiuti umanitari nell’area e MSF esorta le forze israeliane a consentire l’ingresso nel nord del paese delle forniture umanitarie di cui c’è disperato bisogno, come questione di estrema urgenza.

“All’improvviso mi è stato detto che dovevamo evacuare dal nord” racconta Mahmoud, custode di Medici Senza Frontiere (MSF), che ha lasciato Jabalia di notte per trovare rifugio nella guest house di MSF a Gaza City. “Abbiamo lasciato la nostra casa in preda alla disperazione, sotto le bombe, i missili e l’artiglieria. È stato molto, molto difficile. Preferirei morire piuttosto che essere sfollato a sud, la mia casa è qui e non voglio andarmene”.

Le forze israeliane hanno anche richiesto l’evacuazione dei tre principali ospedali nel nord di Gaza: Indonesian, Kamal Adwan e Al-Awda. Questi operano a capacità minima e hanno un totale di 317 pazienti ancora ricoverati, con circa 80 persone in terapia intensiva e impossibilitate a muoversi, secondo il Ministero della salute. Queste tre strutture mediche, così come quelle che rimangono parzialmente funzionanti in tutta la Striscia, devono essere protette ad ogni costo.

La clinica di MSF a Gaza City ha ricevuto 255 pazienti solo tra domenica e lunedì, mentre le possibilità di accesso alle cure mediche si riducono di giorno in giorno. Per alcune persone, accedere alle poche strutture sanitarie esistenti è impossibile; le équipe di MSF hanno ricevuto segnalazioni di feriti che sono morti perché impossibilitati a ricevere cure mediche.

Tra coloro che hanno ricevuto l’ordine di evacuazione nel nord del paese ci sono sette operatori di MSF che sono riusciti a trovare rifugio a Gaza City. Altri cinque sono rimasti bloccati a Jabalia, dove le forze israeliane sono sul campo per effettuare attacchi.

“L’ultima mossa di spingere con forza e violenza migliaia di persone dal nord di Gaza verso il sud non solo sta trasformando il nord in un deserto senza vita, ma aggrava anche la situazione nel sud, dove più di un milione di persone sono già state schiacciate in una piccola porzione della Striscia di Gaza e vivono in condizioni deplorevoli“ afferma Sarah Vuylsteke, coordinatrice dei progetti di MSF a Gaza. “L’accesso all’acqua, all’assistenza sanitaria e alla sicurezza è già quasi inesistente e l’idea che altre persone si inseriscano in questo spazio è impossibile da immaginare. Negli ultimi 12 mesi le persone sono state sottoposte a spostamenti infiniti e a bombardamenti incessanti. Quando è troppo è troppo, tutto questo deve finire ora”.

Sebbene le autorità israeliane abbiano recentemente dichiarato un’espansione minima della cosiddetta zona umanitaria, l’area rimane soggetta a ordini di evacuazione e non è sicura a causa dei regolari bombardamenti israeliani. Molte persone che vivono nella zona soffrono di malattie cutanee e infezioni respiratorie a causa delle condizioni pessime in cui vivono. La situazione è ancora più preoccupante con l’avvicinarsi dell’inverno e le temperature rigide a cui le persone saranno esposte.

Le forze israeliane devono interrompere immediatamente gli ordini di evacuazione nel nord di Gaza. L’incessante uccisione di persone a Gaza deve cessare ora, e deve essere attuato un cessate il fuoco immediato e duraturo.

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