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Gaza, oggi la risoluzione Usa all’Onu mentre si contano nuove vittime tra i civili palestinesi. Blinken atteso in Israele per impedire la realizzazione di due stati nella logica coloniale

Si vota oggi alle Nazioni Unite la bozza di risoluzione presentata dagli Usa per un “cessate il fuoco immediato come parte di un accordo sugli ostaggi”.

Oggi è prevista anche la visita in Israele del segretario di Stato Usa, Blinken, che ha ribadito la contrarietà all’operazione di terra delle forze israeliane a Rafah. Sarebbe “un errore”, ha detto.

Ma intanto, proprio a Rafah, l’agenzia palestinese Wafa riferisce di otto morti e diversi feriti a seguito di un bombardamento israeliano. Tra le vittime figurano tre bambini e tre donne.

Lo spiega bene il docente palestinese dell’Università di Pittsburgh, Mohammed Bamyeh nell’intervista rilascita a  Giuseppe Acconcia per Huffingtonpost “È ovvio per tanti che Israele è uno stato coloniale. Tutti i progetti coloniali hanno delle caratteristiche comuni. In particolare in questo caso, il colonialismo significa stabilire uno stato a spese della popolazione indigena, che è vista come un problema e deve essere sfollata, spostata perché impedisce il progetto dei coloni. L’intera storia di questo conflitto mostra come il movimento sionista sia stato cosciente di questa natura di progetto coloniale e che i palestinesi sono un ostacolo in questo senso. La costante espansione delle colonie in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, dal 1967 fino ad oggi, è parte del fatto che tutti sanno e tutti concordano che le colonie sono contro il diritto internazionale. E questo è ovvio. Proprio la costruzione delle colonie in Palestina rende la soluzione dei due stati impossibile. Parte della logica coloniale riguarda non necessariamente convivere con la popolazione indigena ma spostarla finché questa stessa popolazione attraversa un processo di resistenza che obbliga a un cambiamento nella logica coloniale. Se non trova alcuna resistenza, il progetto coloniale va avanti. E così oggi il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, dice apertamente che non c’è spazio per la soluzione dei due stati: “Abbiamo bisogno di tutta la terra”. Queste sono le condizioni storiche fondamentali che hanno impedito la realizzazione della soluzione dei due stati”.

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