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GENOCIDIO Raid israeliani su edifici civili a Nuserait, decine le vittime

Si contano almeno trentasei palestinesi uccisi in due distinti attacchi aerei notturni israeliani nel campo profughi di Nuseirat. Lo riferisce la Cnn, citando funzionari della sanità di Hamas.
In un comunicato diffuso oggi, la Difesa civile palestinese ha specificato che la prima operazione ha colpito un edificio che ospitava almeno cento sfollati.

Alcune delle persone che si rifugiavano nella struttura erano giunte da Rafah tre giorni fa, dopo l’ordine di evacuazione dell’esercito israeliano.

L’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, ha fatto sapere che le centinaia di migliaia di persone che stanno abbandonando Rafah in seguito alle attività militari israeliane, si dirigono verso luoghi della Striscia ormai distrutti, che mancano delle infrastrutture basilari, dove non c’è acqua, elettricità, servizi sanitari.

L’esercito israeliano ha attaccato diverse zone della Striscia di Gaza durante la notte. A Rafah sono continuati incessanti i bombardamenti e l’avanzata dei mezzi corazzati. Ieri un veicolo ONU è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco mentre si spostava verso l’ospedale Europeo di Rafah. Uno dei due operatori umanitari a bordo, un internazionale, è stato ucciso, l’altro è rimasto ferito. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutteres, ha chiesto l’apertura immediata di un’inchiesta. Hamas ha dichiarato che sono stati i soldati israeliani a colpire il veicolo. L’esercito non ha confermato ma ha detto che è in corso un’indagine sull’accaduto.

L’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, ha fatto sapere che più di 450mila persone sono fuggite da Rafah da quando l’esercito israeliano ha intensificato gli attacchi contro l’ultima città-rifugio della popolazione di Gaza e ha ordinato alla popolazione di evacuare. L’ONU continua a chiedere un cessate il fuoco immediato, a dichiarare che nella Striscia “non esiste un posto sicuro” dove andare e ad avvertire che questo ulteriore sfollamento non potrà che causare ulteriori morti e un peggioramento della situazione umanitaria che è già disperata.

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