Secondo una nota diffusa dall’Istituto Superiore di Sanità, “la cessione della famiglia di brevetti Tat (nati nell’ambito del progetto di sviluppo di un vaccino anti HIV) a privati per 18 mesi con un’opzione esclusiva d’uso dei brevetti Tat alla Vaxxit srl ha l’intento di reperire fondi per poter completare i piani di sviluppo del vaccino contro l’HIV, per il quale attualmente non sono previsti finanziamenti pubblici”.
Questa scelta è maturata – sostengono – per non bloccare il programma di sviluppo del vaccino, disperdendo così i risultati finora ottenuti.
Tale scelta è assolutamente coerente con gli orientamenti comunitari e nazionali che raccomandano di valorizzare i risultati delle ricerche pubbliche, trasformandoli in prodotti e servizi, attraverso la collaborazione con le industrie, la concessione di licenze o la creazione di spin-off come da Raccomandazione 2008/416/CE.
La Vaxxit è una società nata (perseguendo un modello frequentemente utilizzato in Europa) anche per sostenere con capitali privati le fasi di sviluppo del vaccino i cui costi sono stimati intorno ai 40 milioni di euro.
Circa la presenza della dottoressa Ensoli all’interno della Vaxxit si sottolinea che essa garantisce maggiori possibilità di reperire i fondi necessari, in quanto la ricercatrice è depositaria di tutto il Know how concernente il vaccino. La sua presenza, pertanto, nella compagine societaria, da una parte garantisce il completamento dello sviluppo del vaccino e dall’altra consente di spendere con la massima autorevolezza il prestigio di scienziata nei colloqui con i potenziali investitori.
Questo accordo (le cui modalità saranno definite nella prossima riunione del CDA) lascia i brevetti in capo a ISS e concede alla Vaxxit (senza oneri per l’Istituto) esclusivamente la possibilità di attivarsi per reperire i fondi necessari.