Politica

Il doppio Macron sembra non fare marcia indietro sulla possibilità di truppe occidentali in Ucraina. Il prof. Francesco dall’Aglio analizza l’intervista televisiva al presidente volta a giustificare la sua strategia

Il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito il suo rifiuto di escludere l’invio di truppe in Ucraina durante un’intervista televisiva di 30 minuti in prima serata giovedì in cui ha presentato ancora una volta la guerra in Ucraina come una minaccia esistenziale.

“Se la Russia vincesse, la vita dei francesi cambierebbe – ha detto Macron – non avremmo più sicurezza in Europa”.

L’intervista, volta a spostare l’opinione pubblica francese a favore della sua strategia di ambiguità strategica, è iniziata con i giornalisti delle emittenti francesi TF1 e France 2 che chiedevano a Macron di chiarire le sue dichiarazioni di febbraio in cui si rifiutava di escludere l’invio di truppe di terra occidentali in Ucraina. I commenti hanno suscitato scalpore sia in patria che all’estero, e hanno spinto i principali partner della Francia nella NATO, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Germania, a chiarire che non avrebbero inviato truppe.

Macron ha risposto sostenendo che porre dei limiti su come rispondere alle azioni di Mosca significava “optare per la sconfitta”. .”

“Ho ragione nel non essere specifico”, ha detto Macron.

A Macron è stato anche chiesto del suo attuale rapporto con Putin – con il quale non parla da mesi, ha detto – e ha insistito sul fatto che la guerra non dovrebbe essere trattata come una questione personale.

“Questo non è un romanzo o una telenovela. Mentre parliamo, uomini e donne stanno morendo in Ucraina sotto lo sguardo del presidente Putin”, ha detto Macron.

All’inizio di questa settimana, i legislatori francesi di entrambe le Camere hanno votato a favore di un accordo sulla sicurezza che ha riaffermato il sostegno della Francia alla candidatura dell’Ucraina alla NATO e ha promesso sostegno finanziario e militare a Kiev.

Ma l’opinione pubblica francese non sembra sostenere Macron. In un sondaggio Odoxa, il 68 per cento degli intervistati francesi ha affermato che i commenti di Macron sulle truppe occidentali in Ucraina erano “sbagliati”.

Erwan Lestrohan, direttore consultivo dell’istituto di sondaggi, ha dichiarato al quotidiano indipendente americano POLITICO che “la maggioranza della popolazione” è preoccupata di trasformare un paese potente come la Russia in un avversario.

Il tono sempre più aggressivo del presidente francese ha anche acuito le tensioni tra Parigi e Germania, dove il cancelliere Olaf Scholz ha adottato un tono molto più pacato nel discutere della guerra.

I due leader si incontreranno venerdì a Berlino insieme al primo ministro polacco Donald Tusk per un incontro in formato “Triangolo di Weimar” nel tentativo di mostrare unità.

L’analisi del prof. Francesco Dall’Aglio

Come era prevedibile, dopo essere stato scaricato più o meno da tutti tranne che dalle poderose armate del Baltico (e nemmeno tutte), Macron ha deciso di buttarla in caciara. Intervistato su France 2 e TF1 ha detto tutto e il contrario di tutto: non abbiamo intenzione di mandare le truppe ma potremmo farlo; non siamo in guerra contro la Russia ma non può e non deve vincere; la Russia è il nostro avversario, non un nostro nemico, ma è anche un “pericolo esistenziale” che ha causato tutti i mali della Francia, dall’aumento dei prezzi agli ospedali che non funzionano; se vincesse in Ucraina non si fermerebbe lì, e insomma tutto il campionario sentito negli ultimi mesi. È stato sostanzialmente un discorso patetico, indegno di quella che è pur sempre una potenza nucleare e una delle colonne del sistema difensivo della NATO. Del resto, dopo l’angolo in cui si era messo da solo, qualcosa doveva pure inventarsi.
La pateticità macroniana fa passare in secondo piano il fatto che, per il terzo giorno consecutivo, le truppe della “resistenza russa” continuano i loro tentativi di passare il confine, non lesinando né uomini né soprattutto mezzi: carri armati, veicoli blindati, e oggi addirittura elicotteri. Il copione si ripete bene o male uguale, con perdite piuttosto alte e, al momento, nessun guadagno. Alcuni commentatori ucraini sono francamente irritati dal fatto che, apparentemente, queste unità hanno a disposizione una gran quantità di materiale e non si fanno scrupoli a sprecarlo, quando tornerebbe molto più utile in altre zone del fronte. Non tengono conto però del fatto che lo scopo di queste azioni non è ovviamente militare, ma propagandistico. Da questo punto di vista l’intenzione sembra piuttosto chiara: le elezioni presidenziali si terranno da domani (oggi ndr) al 17, e l’obiettivo è stabilire il controllo su almeno un villaggio della fascia di confine per rivendicarlo come “Russia libera”, far fare una figuraccia a Putin e sostenere che le elezioni sono illegittime, come stanno facendo decine di account su Twitter (non esattamente il social media più diffuso e praticato in Russia, quindi è chiaro chi è il bersaglio di queste azioni e di queste dichiarazioni). Ma che le elezioni in Russia non saranno riconosciute lo ha detto poco fa, senza perdite né di uomini né di mezzi, Peter Stano, il portavoce degli Affari esteri dell’Unione Europea, che ha dichiarato appunto che i singoli Stati si comporteranno come meglio credono ma l’Unione non le riconoscerà. Di qui a domenica aspettiamoci un crescendo di dichiarazioni surreali, operazioni militari velleitarie e tonnellate di propaganda. Poi forse si daranno tutti una calmata. ps Le facce dei giornalisti sono il miglior commento.

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