Politica

CINEPANETTONE Mes nel gioco delle tre carte: il partito che indovina la figuraccia raddoppia i voti

La politica italiana, e non solo, sembra essersi incagliata in una serie di veti incrociati che hanno riportato indietro le lancette dell’orologio politico. La mancata ratifica del MES (Meccanismo di stabilità europea) ha avuto effetti immediati medio e lungo termine. L’effetto immediato è stato quello di isolare l’Italia, unico Paese a non averlo ratificato, dal contesto europeo.

Il MES è un meccanismo finanziario istituito per rispondere agli shock innescati dalla crisi del debito. Ha una struttura basata su un Consiglio di governatori (formato dai ministri delle finanze degli Stati membri) e su un Consiglio di amministrazione (nominato dagli stessi governatori) che ha il potere di imporre scelte di politica macroeconomica ai paesi aderenti, come condizione per prestare assistenza finanziaria. Ed è proprio su questa impostazione che si è cementata l’opposizione alla ratifica che ha visti uniti Lega e M5S trascinandosi dietro la riluttante Meloni.

Il fondo-organizzazione fu approvato dal Parlamento italiano nel luglio 2012 con un’ampia maggioranza bipartisan. Perché oggi tante polemiche sulla sua riforma? I motivi sono molti più di politica interna che europea. La Lega fin dal primo giorno di formazione del governo Meloni rema contro. Matteo Salvini non si preoccupa più di tanto di dissimulare il suo risentimento per aver dovuto cedere alla Ducetta di San Basilio (trade mark Dagospia) lo scettro di Presidente del consiglio, ha fatto e continuerà a fare di tutto per screditarla. In più ci sono le prossime elezioni europee dove la Lega vuole ricavarsi un ruolo centrale nello schieramento sovranista a danno, manco a dirlo, di FdI. Marcare la distanza dalle posizioni sempre più “maroniane” di Meloni è diventato, pertanto, lo sport preferito del Capitone (sempre Dagospia). Da parte sua Giorgia Meloni si era illusa di poter fare pressione sui partner europei attraverso il MES per ottenere condizioni più favorevoli in vista dell’approvazione del nuovo Patto di stabilità. L’accelerazione franco-tedesca sulla riforma del Patto di stabilità, siglata obtorto collo anche dal nostro Paese, ha però mostrato come questa tattica fosse illusoria e perdente fin dall’inizio. Ingoiato, pertanto, il nuovo Patto deciso tra Berlino e Parigi, nel voto sul MES hanno ripreso vigore le ragioni di politica interna portando Roma ancora una volta isolata in Europa.

C’è, però, un altro aspetto da tenere in considerazione di tutta questa vicenda ed è il riallineamento del M5S sulle posizioni della Lega su una questione derimente per la politica estera italiana. Si è rinsaldato, almeno in questa fase, il fronte populista/sovranista che fu il cemento del primo governo Conte. Una prova, se ce ne fosse bisogno, di quanto ambigua sia la posizione del partito di Grillo nello scacchiere politico italiano e quanto sia stretta la strada per Elly Schlein verso un eventuale campo largo.

Mangiato il panettone, Meloni deve ora arrivare a magiare la colomba, sicuramente ci arriverà, non è tempo per crisi di governo. Come ci arriverà è tutta un’altra storia perché saranno mesi molto impegnativi dove cominceranno a venire al pettine nodi importanti tenuti in ombra dalla mirabolante capacità della Presidente del consiglio di giocare a ribattino con boutade senza senso come l’accordo con l’Albania per la gestione di campi per i migranti. Con questi coup de théâtre ci è andata avanti più di un anno, ma il gioco prima o poi viene scoperto e questo è il momento di vedere le carte.

Condividi