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La crisi umanitaria che non ti aspetti: milioni di afgani scacciati dal Pakistan

Sembra proprio che questo periodo storico voglia caratterizzarsi come uno dei più cruenti degli ultimi decenni. Oltre al conflitto russo ucraino, alla crisi israelo palestinese, alla guerra civile in Sudan senza contare la guerra civile nello Yemen ancora senza soluzione, dobbiamo assistere anche ad un’altra catastrofe umanitaria determinata dalla decisione del governo del Pakistan di espellere oltre un milione e mezzo di rifugiati afghani presenti sul proprio territorio.

Durante l’occupazione sovietica dell’Afghanistan (1979 – 1989), milioni di afghani fuggirono verso i paesi vicini, compreso il Pakistan, per sfuggire ai combattimenti e alla persecuzione. Il Pakistan fu una delle principali destinazioni per i rifugiati afghani a causa della sua vicinanza geografica. Molti di loro si stabilirono nei campi profughi delle regioni di confine, come Khyber Pakhtunkhwa e Baluchistan. Alcuni di questi rifugiati tornarono in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe sovietiche nel 1989, ma molti rimasero in Pakistan a causa dell’instabilità in corso nel loro paese d’origine.

Quando i talebani presero il controllo dell’Afghanistan nel 1996, ci fu un’altra ondata di migrazione verso il Pakistan. Molte persone, specialmente quelle appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate, cercarono rifugio oltre confine.

Dopo l’invasione statunitense nel 2001 e la caduta del regime talebano, molte di queste persone fecero ritorno in Afghanistan sperando in un miglioramento della situazione. Tuttavia, l’instabilità politica, i conflitti in corso e le violenze hanno spinto una parte della popolazione a cercare nuovamente rifugio in Pakistan. Stessa situazione si è venuta a creare dopo il ritorno al potere dei Talebani nell’estate del 2021.

Il Pakistan ha affrontato sfide significative nel gestire il flusso costante di rifugiati afghani. Organizzazioni internazionali come l’UNHCR hanno lavorato in collaborazione con il governo pakistano per fornire assistenza umanitaria ai rifugiati e per facilitare la loro ricollocazione o il loro ritorno volontario in Afghanistan quando le condizioni lo hanno permesso. Tuttavia, la situazione dei rifugiati afghani rimane complessa, con molte persone che vivono in condizioni precarie e affrontano incertezza per il loro futuro.

L’aggravarsi delle condizioni economiche del Pakistan ha creato una condizione insostenibile per i rifugiati, accusati dalla popolazione locale di togliere loro lavoro e risorse economiche. Questa situazione ha spinto il governo a lanciare un ultimatum con scadenza il 31 ottobre scorso a tutti coloro che si trovino in territorio pakistano senza regolare permesso a lasciare il Paese. Dal 1° novembre il Pakistan ha, pertanto, avviato una massiccia operazione di deportazione ed espulsione delle persone afgane.

Le operazioni sono iniziate mercoledì 1° novembre quando il ministero degli Interni pakistano ha dichiarato che circa 200.000 afgani avevano già deciso di lasciare il Paese. L’obiettivo principale delle espulsioni, comunque, sarebbe il totale degli 1,7 milioni di afgani senza documenti, che rappresentano una delle comunità di immigrati più grandi del paese. Le ripercussioni di questa espulsione di massa potrebbe rivelarsi fatale anche per l’Afghanistan, il Paese non è pronto ad accogliere una tale massa di rimpatriati, che si andranno ad aggiungere ad una già vasta crisi umanitaria che ha gettato negli ultimi due anni circa 15 milioni di persone in gravi condizioni di insicurezza alimentare, aggravata da siccità, inondazioni e terremoti.

La comunità internazionale sembra essere troppo occupata a seguire le altre crisi per dedicarsi a questa moltitudine di disperati che si andranno ad aggiungere agli oltre cento milioni di profughi che sono costretti ogni anno a lasciare i loro luoghi di residenza e cercare salvezza altrove per i più disparati motivi. Con buona pace di chi crede di risolvere il problema facendo accordi con il dittatore di turno per fermare gli arrivi.

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