Economia

La Libia aumenta la produzione di petrolio e diventa primo fornitore dell’Italia dopo dieci anni

La National Oil Corporation (Noc) della Libia ha dichiarato che la sussidiaria Al Waha è riuscita ad aumentare la propria produzione di 40.000 barili al giorno, dall’ottobre 2022. Per la prima volta, l’azienda ha utilizzato la più recente tecnologia di perforazione direzionale, “Geosphere 3D”, per raggiungere le profondità del campo di Al Daffah durante la perforazione del pozzo orizzontale B220H, perforando una sezione orizzontale superiore a duemila piedi, secondo una dichiarazione della società. Il pozzo è stato completato e testato con risultati soddisfacenti superiori ai tremila barili. Nei prossimi giorni è prevista l’installazione di una pompa sommersa e di un regolatore di produzione VSD, per aumentare significativamente la produzione del pozzo. Le squadre tecniche della compagnia Al Waha hanno inoltre completato e testato il pozzo di sviluppo 6K5 nel giacimento di Gialo, ad una profondità di circa 11mila piedi, raggiungendo una produzione di quattro mila barili al giorno. Il test è stato condotto anche a una profondità di due milioni di piedi cubi di gas naturale, mettendo il pozzo in linea di produzione in tempi record.

Noc sta portando avanti diversi progetti per aumentare la produzione petrolifera del Paese membro del cartello petrolifero Opec dagli attuali 1,2 milioni di barili al giorno a 1,4 milioni di barili al giorno entro la fine del 2024, per poi salire a 2 milioni di barili nel corso del 2025. Mellitah Oil and Gas Company, joint-venture paritetica tra Eni e la National Oil Corporation (Noc) libica, ha recentemente perforato e testato “in tempi record” il nuovo pozzo FB-36 nel campo di El Feel (Elephant), nel bacino di Murzuq, 800 chilometri a sud di Tripoli, della capacità produttiva di 5.056 barili di petrolio al giorno. Lo ha riferito la Noc in una nota diffusa ieri sera. “Il presidente e i membri del consiglio di amministrazione della National Oil Corporation elogiano il comitato di gestione dell’operatore e tutti i dipendenti della Mellitah Oil and Gas Company che hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro”, si legge nel testo. Il giacimento di cui Eni è operatore estrae a regime oltre 80 mila barili di petrolio di una qualità povera di zolfo e molto facile da raffinare.

Secondo gli ultimi dati dell’Unione energie per la mobilità (Unem), dopo dieci anni la Libia è tornata ad essere il principale fornitore dell’Italia nel primo trimestre del 2024. Il Paese, infatti, ha importato circa 14,5 milioni di tonnellate di greggio, in calo del 3,3 pe cento rispetto allo stesso periodo del 2023. A spiccare è il ruolo assunto dall’Africa che in questo primo trimestre è arrivata a contare per il 38 per cento del totale importato (era il 30 per cento nel primo trimestre 2023), guidata dalla Libia. Sale così a dieci il numero di Paesi africani da cui l’Italia ha importato greggio per un totale di 5,4 milioni di tonnellate, circa 800 mila tonnellate in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+17 per cento). In crescita anche i volumi in arrivo dai Paesi ex-Urss (+15,6 per cento), guidati dal Kazakhstan (+43 per cento), ma anche dagli Stati Uniti (+26 per cento) divenuti quarto Paese importatore con un peso più che raddoppiato rispetto al 2022. In netto calo gli arrivi dal Medio Oriente, in particolare dall’Arabia Saudita (-47 per centi) e dall’Iraq (-46 per cento), in parte per effetto delle difficoltà di transito presenti nel Mar Rosso e dei conseguenti aumenti dei costi dei noli.

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