Editoriale

La terza guerra mondiale si gioca a Teheran, ma è solo una scena di una tragica commedia

Sullo scenario medio orientale, nei giorni scorsi, si è affacciato un nuovo attore, quello delle milizie Huthi. Dallo Yemen sono partiti verso il territorio Israeliano una serie di missili lanciati dalle forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, che controllano Sana’a dopo una guerra civile che non trova una via d’uscita da nove lunghi anni. Agli sciiti Huthi, sostenuti dall’Iran, si contrappone una coalizione militare guidata dai sunniti Arabia Saudita ed Emirati Arabi uniti. E’ del tutto evidente che l’attacco portato dallo Yemen verso Israele non avesse alcuna velleità strategica o semplicemente militare ed è altrettanto logico pensare che gli Huthi siano eterodiretti dagli ayatollah sciiti di Teheran.

Che l’Iran fosse il convitato di pietra di questa guerra è stato evidente fin dal 7 ottobre. Tutti gli analisti avevano visto nell’attacco a Israele di Hamas la lunga mano di Ali Khamenei, attuale Guida suprema dell’Iran. Un conto però sono le supposizioni e le dietrologie, altro il coinvolgimento diretto. Di quest’ultimo si sono riempite le analisi più pessimistiche delle ultime settimane. Una entrata in scena diretta da parte dell’Iran sarebbe stata la miccia che avrebbe acceso un conflitto generalizzato dalle conseguenze imprevedibili.

L’attacco portato dalle milizie Huthi può essere letto come un inizio di coinvolgimento dell’Iran? La risposta è, ovviamente, molto difficile da trovare nella miriade di dichiarazioni ascoltate negli ultimi giorni. La sensazione è che ci sia molta ambiguità, che le parole siano soppesate come difficilmente abbiamo sentito durante altre crisi di questa gravità. Dall’invito di Biden agli israeliani di non commettere gli stessi errori fatti da loro nel 2001 alle parole molto contenute di Netanyahu che annunciando l’inizio delle operazioni di terra senza mai definirle invasione fino ai commenti non certo al vetriolo provenienti da Mosca e Pechino tutto sembra essere sospeso.

L’impressione è che si stia concedendo a Israele di effettuare operazioni dentro Gaza delle quali siano stati già concordati limiti e portata militare. Stiamo assistendo ad una commedia nella quale ognuno recita la sua parte ben sapendo che esiste un copione già scritto e che nessuno degli attori andrà fuori dalle righe. Forse è solo una illusione, il pericolo di un incidente che faccia da detonatore è sempre dietro l’angolo ma la speranza è che questo in gigantesco teatro dell’assurdo che è diventato il mondo non si veda mai arrivare Godot rimanendo nel mistero piuttosto che veder arrivare il Dt. Stranamore di turno e togliersi ogni dubbio.

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