Politica

Legge 194, anniversario di un diritto da difendere. Fnopi: “Cambiamento epocale, ma oltre la metà del personale è obiettore. E servono più ostetrici nella rete di assistenza territoriale”

Compie oggi 46 anni la legge 194 del 1978, che tutela e regolamenta il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Un diritto che in queste settimane è tornato a imporsi nel dibattito politico, con la proposta di aprire i consultori ai volontari delle associazioni antiabortiste. Ribadisce quindi l’importanza della libertà riproduttiva tutelata da quella norma la vice presidente del Senato Mariolina Castellone, che sulla sua pagina Facebook ricorda: “Grazie a quella legge, le donne in Italia possono scegliere di abortire. Perché ogni donna deve essere libera di scegliere cosa fare del proprio corpo e della propria vita. E perché la libertà riproduttiva include anche la scelta di non riprodursi. Ostacolare l’autodeterminazione di una donna nello scegliere se avere figli o no è violenza riproduttiva e rientra nelle forme di violenza di genere. Nel nostro Intergruppo Parlamentare sui Diritti Fondamentali della Persona – riferisce – abbiamo affrontato questo tema e proposto un osservatorio nazionale che monitori quanto accade oggi nel nostro Paese sul diritto ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza come previsto dalla legge 194. Ancora oggi vedere che ci sono luoghi in cui le donne vengono obbligate ad ascoltare il battito del feto o constatare l’altissima percentuale, soprattutto al Sud, di medici obiettori è gravissimo e viola il diritto all’autodeterminazione che va invece protetto e garantito a tutte le donne, su tutto il territorio nazionale. Che questo Paese sappia sempre guardare avanti e non faccia mai passi indietro sui diritti fondamentali e sulla libertà”, conclude.

Interviene sul tema anche Silvia Vaccari, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica: “Questa legge ha sancito un cambiamento epocale – afferma – : non solo gli aborti sono usciti dalla clandestinità, ma sono anche diminuiti, passando dai 234 mila del 1983 (anno record) ai 66.400 nel 2020. Il tutto grazie ad un accesso maggiore alla contraccezione ed ai consultori familiari, che ha permesso alle donne italiane di prevenire le gravidanze indesiderate e tutelare la propria salute psicofisica”.

Esistono però ancora, per Vaccari, degli ostacoli da superare: primo, “oltre 6 ginecologi su 10, il 40% degli anestesisti e un terzo del personale sanitario sono obiettori di coscienza. In altre parole, oltre la metà del personale, medico e non, formato per mettere in pratica un’interruzione volontaria di gravidanza si rifiuta di farlo, appellandosi ad un diritto riconosciuto dal proprio codice deontologico professionale (dati della sorveglianza, condotta in sinergia dall’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero della Salute, l’ISTAT, le Regioni e le Province Autonome)”. In secondo luogo, “la carenza di personale sanitario, numericamente importante anche tra le osteriche/i ci impone, come Federazione che rappresenta tutti gli Ordini della Professione Ostetrica, di sottolineare anche in questa occasione, la necessità di incrementare il numero di professionisti sanitari impiegati nella rete di assistenza territoriale”, conclude Vaccari.

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