Editoriale

L’italiano nasce in Sicilia

Faccio una doverosa premessa: ho letto un solo libro di Andrea Camilleri. Anzi, per dirla tutta ho iniziato a leggerlo poi ho lasciato. La sua scrittura infarcita di gergalità siciliane unita al tema poliziesco che non amo hanno fatto si che dopo qualche decina di pagine abbia deciso di interromperne la lettura. Anche con il Montalbano televisivo è andata nello stesso modo. Sono, pertanto, assolutamente inadatto a formulare un giudizio quale che sia sullo scrittore Camilleri. Altro è l’uomo, la sua vita, il suo amore per la sua Sicilia, la vibrante attenzione ai rapporti umani e all’umanità nei rapporti tra le persone. Senza volerlo imporre, ha insegnato a chi ha voluto ascoltare il significato profondo della parola umanità. E quando si è accorto che questa non era più la sua epoca, i suoi valori, ce lo ha voluto dire, con la forza e la schiettezza di sempre. Si racconta che rispondesse personalmente a tutti i messaggi che riceveva, immagino molti specialmente dopo che il suo personaggio principale è stato portato sul piccolo schermo.

Con Camilleri se ne va un grande uomo. Non so se è stato lo scrittore più bravo (qualcuno lo ha definito il più grande narratore degli ultimi 30 anni paragonandolo a Verga e Pirandello), ne l’intellettuale più grande o l’uomo più puro. È stato semplicemente una bella persona. Fino all’ultimo. Senza mai smettere di avere il coraggio di raccontare quello che pensava, anche a costo di essere insultato e offeso. Lo diceva spesso, “Le parole che dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre”. A chi non ha cultura, a chi non ha umanità, le parole di Camilleri devono essere pesate come pietre scagliate con forza contro la propria cattiva coscienza. Sarà per questo che Camilleri mette così a disagio e spaventa orde di odiatori seriali che, sicuramente, non hanno mai letto un suo libro, se mai ne abbiano letto uno in assoluto. Pochi minuti dopo la notizia della sua morte, le edizioni on line di diversi quotidiani vicini alla destra sovranista erano già tutte piene di fango, insulti, violenza verbale gratuita. I commenti dei loro lettori, molte volte sgrammaticati, hanno portato il “dibattito”, se possibile, sempre più giù, in un abisso morale, civile e culturale che sembra non avere fondo. Parafrasando Alessandro Manzoni si può dire che chi non ha umanità non se la può dare.

Ci sono giorni in cui il silenzio è la condizione più adatta alla circostanza. Il giorno della morte di Andrea Camilleri è uno di questi. Quello che stupisce, invece, non sono le migliaia di messaggi di cordoglio per la scomparsa del maestro, ma la risposta degli odiatori che hanno vomitato il proprio odio e le proprie frustrazioni, portando avanti la loro campagna fatta di fango. Su Facebook si sono letti commenti come “Uno in meno”, “La prima buona notizia della giornata” “Il vomito fu fatale”. Ovviamente non gli si perdona la sua militanza comunista, “Riposa in pace, comunista”, “Sempre un comunista in meno”, seguito da “Un voto in meno per il Pd. Rip nel regno dei comunisti ti troverai bene”. Una situazione, quella del fango gettato sull’autore, che era già stata osservata alla notizia del suo malore e che si è ripetuta anche al momento della sua scomparsa. Il disprezzo per la cultura, d’altra parte, è uno dei segni distintivi dell’attuale momento politico. Spiace che non si comprenda il baratro che si apre sotto i piedi di un Paese che si allontana da questi due importanti punti di riferimento, la cultura e l’umanità. Dal dibattito politico è completamente scomparso qualsiasi riferimento ad iniziative di valorizzazione dell’istituzione scolastica, dell’università, della ricerca.

La politica non ha voluto mancare di mandare il suo messaggio di saluto ad Andrea Camilleri. Mentre una parte delle forze politiche esprimeva cordoglio e apprezzamento per l‘opera del maestro, Lega e Fratelli d’Italia hanno voluto mandare un chiaro messaggio anche iconico del loro disprezzo. Durante la commemorazione di Camilleri in Parlamento i deputati dei due partiti sono rimasti seduti finendo per rimarcare, con questo gesto plateale, la distanza che c’è tra i loro partiti e la cultura. Una brutta pagina, l’ennesima, di questo brutto racconto che l’Italia sta facendo di se stessa. Non mancherà molto che se ne paghi il prezzo in termini di arretramento e di marginalizzazione internazionale. Nel frattempo continuiamo pure a credere che le banalità, il semplicismo, la negazione della competenza avvicinino l’uomo della strada al potere. Questo Paese ha bisogno di una leadership seria, competente e autorevole che sappia portarlo fuori dal pantano nel quale si è infilato. Attaccare un uomo ed una artista come Camilleri solo perché la pensa diversamente non è segno di intelligenza e non servirà a farci sembrare migliori.

 

 

Condividi