Domenica prossima (23 febbraio) si terranno le elezioni legislative in Germania. Si tratta di un importante appuntamento elettorale non solo per la prima economia europea ma per tutta l’Ue e per l’intero Vecchio continente, Ucraina inclusa. Per la prima volta dal 1945 la Germania si trova ad avere la propria economia in profonda crisi e in rapido deterioramento, trovandosi da oltre due anni in recessione. Le imprese sono sul piede di guerra, chiedono un abbassamento delle imposte e una riduzione sia dei costi energetici sia di quelli burocratici, mentre nel Paese aumenta la disoccupazione e calano gli investimenti esteri. Una economia “drogata” dal basso costo della spesa energetica dovuto alla politica molto accomodante verso la Russia che ha garantito nei decenni passati forniture di gas a costi concorrenziali, si trova a dover affrontare una crisi senza precedenti. Nonostante ciò, la campagna elettorale ha vissuto più sui temi dell’immigrazione che su quelli dell’economia. Negli ultimi mesi infatti, il tema dell’immigrazione si è posto in cima ai pensieri degli elettori facilitata anche da una serie di attacchi terroristici mortali: tre dallo scorso dicembre, a Magdeburgo, Aschaffenburg e Monaco.
I cristiano-democratici dell’Unione (composta dalla Cdu, guidata da Friedrich Merz, e dal suo partito gemello bavarese, la Csu di Markus Söder) che hanno proposto un inasprimento della politica d’asilo e il rafforzamento dei controlli ai confini nazionali tentando, senza riuscirci, di far approvare al Bundestag una serie di misure restrittive nel tentativo di contrastare, su questo tema, l’ultradestra di AfD che per bocca dei suoi leader Alice Weidel e Tino Chrupalla, propongono di re-introdurre controlli permanenti alle frontiere tedesche (in aperta contravvenzione alle regole di Schengen) e legalizzare i respingimenti (in violazione al diritto internazionale). I socialdemocratici dell’Spd, il partito del cancelliere uscente Olaf Scholz, dal canto loro hanno promesso di accelerare le procedure di asilo per i rifugiati e di lavorare ad accordi globali per incentivare l’immigrazione economica e facilitare i rimpatri di chi non ha diritto alla protezione internazionale in Germania. Posizione, questa, simile a quella dei Verdi.
Insomma niente di nuovo sotto il sole, la paura per una supposta invasione dal sud del mondo, una vera e propria fobia collettiva indotta da una martellante propaganda farcita di inesattezza quando non di vere e proprie notizie infondate, polarizza l’opinione pubblica. Il dibattito televisivo che si è svolto ieri (19/02) tra il cancelliere tedesco uscente e candidato dell’Spd Olaf Scholz e il presidente della Cdu Friedrich Merz ne su questo ne su altri punti ha raggiunto livelli di confronto degni di nota. D’altra parte è ormai chiaro come i due partiti dovranno continuare a convivere in una probabile alleanza di governo estesa anche ai liberali e ad una Link in netta crescita nei sondaggi. Da quando la AfD è stata data come secondo partito accreditata di un 20 per cento dei consensi, e, specialmente, da quando in parlamento la coalizione Cdu/Csu pur di far passare i provvedimenti sull’immigrazione hanno accettato l’appoggio, peraltro risultato poi inutile, della AfD, sia all’interno della stessa Cdu sia nell’opinione pubblica c’è stata un’alzata di scudi contro i neonazisti che ha prodotto manifestazioni imponenti in molte città della Germania e un dibattito all’interno dei partiti centristi tentati dall’alleanza con l’estrema destra che ha prodotto un cambiamento di prospettiva notevole per le prossime elezioni.
Si dà ormai abbastanza scontato che il prossimo governo uscirà da una coalizione a guida Cdu che farà blocco contro l’estrema destra depotenziando, almeno per ora, il possibile impatto sulla politica tedesca di quel 20 per cento di elettori che sono disposti a fare un salto indietro nella storia pur di vedere soddisfatte le proprie frustrazioni causate da un combinato disposto di effetti della crisi economica e di aver fatto credere che siano gli immigrati i nemici della classe operaia teutonica.
In tutta questa situazione va tenuto in buona considerazione un elemento che può scardinare il quadro politico nazionale. Andrà, infatti, osservato con grande attenzione il risultato delle elezioni in Baviera. La Baviera ha svolto un ruolo significativo nell’ascesa di Adolf Hitler al potere, fungendo da terreno fertile per lo sviluppo e la diffusione delle idee nazionalsocialiste. E rappresenta ancora adesso una anomalia nel panorama politico nazionale con proprie specifiche formazioni politiche che marcano la differenza con gli omologhi colleghi di schieramento basta vedere appunto l’alleanza Cdu/Csu dove i bavaresi mantengono una propria autonoma organizzazione pur all’interno di una intesa organica con la Cdu. Se la Baviera cadesse sotto i colpi della propaganda della AfD sarebbe in grosso colpo agli assetti sia politici che istituzionali. La stessa architettura federalista potrebbe subire tensioni, la AfD non si farebbe scappare l’occasione per chiedere maggiori autonomie e creare addirittura possibili spinte secessioniste. Per ora sono solo scenari futuribili che però alcuni politologi stanno prendendo in considerazione nelle loro analisi sui possibili esiti delle elezioni di domenica.
Mancano pochi giorni, dopo di che avremo un quadro più chiaro di quello che aspetta la Germania e con essa l’intera Unione Europea. Sarà un passaggio fondamentale per capire quale sarà il ruolo della Germania in Europa e dell’Europa nel riassetto degli equilibri internazionali. Fossi un elettore tedesco mi tremerebbe la mano.