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Manifestante russo contro la guerra malato di cancro condannato a più di sette anni di prigione. A dodici l’ex ministro Mikhail Abyzov. Video del processo

Secondo gli avvocati di Igor Baryshnikov, che sta scontando una pena di 7,5 anni di carcere in una colonia di Kaliningrad per diversi post sui social network, le sue condizioni di salute sono peggiorate drasticamente. Questa è la pena di morte, preceduta dalla tortura, alla quale il giudice e coloro che hanno esercitato pressioni sul magistrato durante l’emissione della sentenza, e che ora non consentono un trattamento normale per la persona, hanno condannato Baryshnikov solo perché quasi due anni fa aveva detto ciò in cui credeva e ritiene ancora che sia la verità.

Un tribunale dell’exclave russa di Kaliningrad, all’estremo ovest della Russia, ha condannato il 22 giugno l’attivista pacifista di 64 anni Igor Baryshnikov dopo averlo ritenuto colpevole di aver diffuso informazioni “false” sulle forze armate russe coinvolte nella guerra all’Ucraina. L’avvocato di Baryshnikov sostiene che il suo cliente non era in condizioni di essere incarcerato poiché gli è stato diagnosticato un cancro e necessita urgentemente di un intervento chirurgico. Il caso Baryshnikov è stato avviato il 5 maggio a causa dei suoi numerosi post online in cui condannava l’aggressione della Russia contro l’Ucraina.

Il Tribunale Preobrazenskij di Mosca ha condannato l’ex ministro del Governo Aperto Mikhail Abyzov a 12 anni di carcere.

Abyzov è stato Ministro della Federazione Russa per il coordinamento delle attività dell’Open Government. È stato arrestato alla fine di marzo 2019 per il furto e l’esportazione di 4 miliardi di rubli all’estero. Da allora l’ex ministro si trova nel centro di custodia cautelare di Lefortovo.

Sconterà la pena in una colonia di massima sicurezza. Anche Mikhail Abyzov dovrà pagare una multa di 80 milioni di rubli.

I servizi segreti interni russi, l’Fsb, hanno arrestato l’ex ministro Mikhail Abyzov con l’accusa di frode, secondo quando dichiarato dal Comitato Investigativo russo in un comunicato stampa.

Lo Sledkom, il Sledstvennyi komitet, che ha accusato Abyzov di aver sottratto allo stato 62 milioni di dollari, è stato creato nel 2011 e da quel momento è diventata la principale autorità investigativa federale e lavora principalmente come agenzia anti-corruzione: guidato dal fedelissimo putiniano Alexander Ivanovich Bastrykin (che dal gennaio 2017 sotto sanzioni del Tesoro americano come tanti altri leader dell’apparato russo, perché implicato nei piani avventuristici del Cremlino).

L’organismo è presieduto direttamente da Vladimir Putin, e infatti il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che il presidente era stato informato in anticipo del blitz.

Nel maggio 2012, Abyzov era stato nominato ministro degli Affari pubblici, iniziativa definita “Open Government” dal Cremlino il suo ministero (governo aperto), un incarico che ha ricoperto per sei anni: voluto dal gabinetto dell’ex presidente Dmitry Medvedev, è considerato uno dei più stretti uomini attorno all’attuale primo ministro. Dopo che Putin aveva ripreso la presidenza nel 2012, Abyzov era stato confermato nel suo ruolo nell’ambito degli equilibri interni concordati tra Medvedev e il suo mentore.

Ora esce che secondo lo Sledkom l’ex ministro avrebbe fondato e gestito un’organizzazione criminale che da aprile 2011 a novembre 2014 gli è servita per trasferire quei fondi all’estero. L’ex ministro, insieme ad altri cinque individui (tutti identificati), è accusato nello specifico di aver sottratto denaro alla Siberian Energy Company e alla Regional Electric Grid di Novosibirsk. Si tratta di società di distribuzione energetica, settore in cui ha costruito la sua carriera: alla fine degli anni Novanta, giovanissimo, era stato nominato vicepresidente del board di RAO UES, colosso statale russo che fino al 2008 si occupava dell’esportazione di elettricità in Scandinavia e nel Cis.

Tra il 2005 e il 2007, Abyzov ha guidato Kuzbassrazrezugol, una delle maggiori società minerarie del carbone nel paese. In seguito è diventato presidente dei consigli di amministrazione di diverse società al di fuori del settore energetico, per esempio Ru-Com, specializzata negli investimenti industriali, dell’ingegneristico Gruppa E4 (poi fallito) e del gruppo di costruzione di infrastrutture di trasporto Mostotrest.

“Abyzov e le persone sopra menzionate hanno messo a rischio lo sviluppo economico sostenibile e la sicurezza energetica di diverse regioni del paese”, hanno detto gli investigatori. L’avvocato difensore di Abyzov ha detto all’agenzia di stato TASS che il suo assistito si dichiara non colpevole.

Dal 2018, anno delle ultime presidenziali che hanno riconfermato Putin, il suo ministero era stato cancellato. Abyzov, uno dei più ricchi membri dei passati governi, si era trasferito in Italia, dove uno dei leader dell’opposizione putiniana, Alexei Navalny, aveva rivelato per primo che possiede una villa da 11,7 milioni di euro sulle colline dietro Grosseto: si chiama Villa Tesoro, contornata da 34 ettari di terreno dove Abyzov produce vino e olio toscano.

Nel frattempo i suo due figli Daniel e Nikita e la figlia Zoya avevano ottenuto la cittadinanza americana. Secondo alcune fonti, era rientrato a Mosca lunedì 25 marzo per partecipare a una festa di compleanno di un amico; secondo il Vedomosti (il principale quotidiano economico russo) era rientrato a Mosca per un business-trip di una settimana.

Evidentemente gli agenti sapevano dello spostamento, così come lui sapeva che la Russia non era più un luogo sicuro per lui e per la sua famiglia. Secondo Interfax, sarebbe stato attirato a Mosca da un piano progettato per poi arrestarlo.

Abyzov è il secondo ex ministro a essere arrestato nelle operazioni congiunte tra Fsb e Comitato investigativo: a novembre del 2016 era toccato ad Alexei Ulyukayev, ex titolare dello Sviluppo economico, finito in manette nell’ambito della campagna di lotta alla corruzione interna che il governo russo ha condotto anche con l’obiettivo di un repulisti sulla piazza del potere interno.

 

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