Salute

Minori, crescono ansia, stress e iperattività. Fondazione The Bridge (Anci): “Attivare più sportelli psicologici scolastici”

Il Covid-19 ha avuto un impatto devastante sulle condizioni di vita di bambini e adolescenti, con una diminuzione delle loro competenze e una crescita esponenziale dei problemi di salute mentale. Un disagio generalizzato e multiforme, che Fondazione The Bridge – in collaborazione con l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (Ifel), Fondazione istituita nel 2006 dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) – ha analizzato attraverso la ricerca “Il disagio psicologico dei bambini e adolescenti post pandemia. I bisogni emersi e la risposta dei Comuni”, presentata a Roma, che ha coinvolto in tutta Italia i bambini della scuola primaria e del primo ciclo della secondaria, gli insegnanti, i dirigenti scolastici e i Comuni.

Crescono ansia, stress e iperattività

Come è emerso dalle 409 risposte proposte dalla survey indirizzata a insegnanti e dirigenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, crescono irrequietezza e iperattività in aula, difficoltà di attenzione, ansia e stress. Nella fascia d’età 6-14 anni, la, seppur limitata, diffusione di comportamenti autolesivi, istinti suicidari e disturbi alimentari, è un segnale di disagio grave da affrontare come emergenza sociale e sanitaria.

Attivare più sportelli psicologici scolastici

Il 71% degli insegnanti ha richiesto l’attivazione dello sportello psicologico scolastico, il 55% i servizi sociali, il 49% il sostegno socio-educativo scolastico, il 42% la neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Seguono il servizio di mediazione culturale e il sostegno socio-educativo domiciliare al minore e alla famiglia. Il Consultorio Familiare non sembra, invece, rappresentare un punto di riferimento per gli insegnanti alle prese con situazioni difficili.

Comuni: molte le richieste di servizi da cittadini e scuole

Per valutare quale sia stato l’impatto della pandemia in relazione alle forme di disagio e ai bisogni espressi dai minori e dalle loro famiglie giunti a servizi territoriali e le modalità di intervento promosse durante le fasi di emergenza e nei periodi successivi a sostegno alle situazioni familiari/individuali più difficili è stata realizzata una indagine presso assessori e/o dirigenti all’educazione e al welfare 15 Comuni italiani (49,se consideriamo quelli associati), un campione non statisticamente rappresentativo, ma descrittivo delle differenziazioni territoriali del Paese. Sono stati selezionati comuni grandi (città capoluogo di Regione), medi (50.000/100.000 ab), e piccoli (< 15.000) singoli e associati (col coinvolgimento di due consorzi/unioni di Comuni) collocati due regioni del nord (Lombardia ed Emilia Romagna), del centro (Toscana e Lazio) e del sud (Campania e Lazio). I Comuni coinvolti appartengono sia ad aree metropolitane che a territori molto attivi e caratterizzati da un forte sviluppo, sia ad aree interne particolarmente remote.

I referenti dei Comuni intervistati hanno confermato un generale aumento delle richieste pervenute dai cittadini o dalle scuole ai loro servizi, in relazione alla crescita di alcune problematiche o bisogni. I principali problemi che portano alle richieste di intervento sono quelli legati alla crescita delle difficoltà scolastiche, delle difficoltà familiari derivate dal lungo periodo di chiusura in casa con aumento dei fenomeni di violenza domestica e di violenza assistita dai minori, delle situazioni di isolamento individuale e ritiro sociale dei ragazzi, alla crescita di richieste di supporto per alcuni target specifici, tra i quali in particolare i bambini e i ragazzi con disabilità sia fisica che psichica, che hanno sofferto in misura ancora maggiore durante la fase emergenziale, data la chiusura dei servizi e le difficoltà molto più rilevanti di accesso e fruizione della didattica a distanza.

Durante il lock down i bambini con problemi legati alla salute mentale hanno patito molto la chiusura in casa, spesso in spazi ristretti da condividere con diversi membri del nucleo impegnati in smartworking o in attività di studio. In tutti i contesti analizzati si è registrata una forte crescita di richieste per assistenza specialistica in alunni diversamente abili a scuola e a casa, e soprattutto un’accentuazione di una tendenza già presente in epoca preCovid, ovvero l’aumento delle patologie certificate non legate alla disabilità, ma alle difficoltà dello stare in aula e alle difficoltà di apprendimento.

I minori con percorso migratorio sono tra coloro per i quali i Comuni hanno rilevato le maggiori difficoltà: è stata registrata una rilevante crescita nell’arrivo di nuove famiglie di diverse etnie e nazionalità che per esempio giungono ai servizi con figli con patologie dello spettro autistico con difficoltà importanti di relazione, una situazione che sembra essere una novità. Sono cresciute in maniera esponenziale anche le richieste di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati che presentano problematiche sempre più rilevanti. Si tratta di un target di utenti che richiede un supporto importante da parte dei servizi ‘Tutela minori’ sia in termini di lavoro di accompagnamento che di risorse impegnate.
Un fenomeno in crescita tra i ragazzi tra gli 11 e i 15 anni è anche quello dell’affiliazione a baby gang che compiono azioni anche molto gravi.

La forte crescita delle situazioni di criticità ha comunque portato, inevitabilmente, all’aumento delle richieste di supporto ai Comuni. Numerosi tra i Comuni intervistati hanno visto una crescita in particolare degli interventi di educativa domiciliare e di sostegno educativo scolastico, come anche dei servizi di mediazione familiare. Sono inoltre cresciuti moltissimo gli interventi di indagine e presa in carico su segnalazione delle Procure.
Alcuni dei Comuni intervistati segnalano un rilevante disinvestimento negli anni rispetto a tutte le attività di prevenzione sul territorio anche di quelle rivolte ai bambini e ai giovani. Si è assistito alla chiusura dei centri di aggregazione, che, pur non avendo una funzione di presa in carico, erano comunque contesti educativi che coinvolgevano i bambini e i ragazzi. La presenza di educatori consentiva di intercettare i primi segnali di disagio, e dunque di procedere tempestivamente alla presa in carico delle difficoltà rilevate. La chiusura generalizzata di questi servizi ha impedito di affrontare con i ragazzi per tempo situazioni di difficoltà prima di diventare gravi.
Il sistema di aiuto viene generalmente descritto come un sistema in affanno. In molti dei Comuni inclusi nello studio in risposta all’emergenza sono stati quindi attivati numerosi progetti in collaborazione con diversi attori del territorio, tra i quali in molti casi vi è la scuola. Molto meno diffusi sono invece gli interventi e i progetti nati dalla collaborazione con i consultori familiari e con la neuropsichiatria infantile.

L’impatto economico del disagio infantile

Significato l’impatto economico dell’incremento del disagio infantile sui bilanci comunali. I Comuni hanno cercato risorse aggiuntive da affiancare a quelle proprie e ai fondi nazionali e regionali, come Fondi europei, Fondi del programma P.I.P.P.I. (Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione), Fondi che derivano dalla partecipazione a bandi promossi da soggetti privati, risorse PON e quelle per progetti sulla povertà educativa dell’Agenzia coesione sociale.

“La pandemia Covid-19 ha stravolto la vita di bambini e adolescenti, generando forme di disagio psicologico, difficoltà nella socializzazione, depressione, disturbi alimentari, comportamento antisociale”, ha sottolineato Rosaria Iardino, presidente di Fondazione The Bridge, aggiungendo che “con la nostra ricerca abbiamo voluto offrire spunti di riflessione utili. Occorre promuovere una scuola più educativa e meno competitiva, sostenere la famiglia, sviluppare percorsi integrati diagnostico-terapeutici e strategie di promozione della salute mentale, potenziare i servizi di neuropsichiatria. Senza dimenticare la necessità di regolamentare l’uso delle nuove tecnologie e soprattutto dell’AI, da parte dei minori. Tutte iniziative che, auspichiamo, possano presto diventare strutturali”.

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