Attualità

Nei prossimi vent’anni quasi una persona su cinque vivrà sola. “Anziani tagliati fuori dal mondo reale e digitale”

Anziani sempre più soli, a rischio povertà e incapaci di utilizzare a pieno le nuove tecnologie: per le sfide epocali dell’invecchiamento serve azione congiunta di sanità, sociale, sport, cultura, infrastrutture. Sono i nuovi dati presentati dalla Fondazione Visentini sulla Vicinanza della salute per la popolazione anziana 2023. L’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza torna a chiedere un Piano nazionale di salute che coordini anche le varie dimensioni extra-sanitarie per la salute ed il benessere della popolazione.

“La transizione demografica pone sfide esistenziali di portata epocale verso le quali i diversi attori della salute devono intervenire in maniera congiunta – afferma la Fondazione -. Contro la crescente solitudine della popolazione anziana non bastano interventi tecnologici ed economici, ma bisogna intervenire con politiche per la coesione sociale. Le reti di interconnessione sociale, spesso sottovalutate ma con un impatto cruciale sulla salute delle persone e sulla tenuta del sistema sociale e di salute, hanno mostrato una preoccupante tendenza al declino, soprattutto in epoca post pandemica”.
Su questo tema, si è tenuto presso l’Università Luiss, il simposio “La quasi terza età: salute e benessere della popolazione over 65”, promosso proprio dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Visentini. 

“La transizione demografica ha portato a nuovi tempi di vita e ad una inedita ecologia della popolazione anziana. L’alto livello di isolamento, aggravato dalla disgregazione delle reti sociali e familiari, rappresenta un allarme che non può essere ignorato. È essenziale promuovere politiche che favoriscano l’inclusione e il supporto sociale, così come interventi mirati a migliorare la salute mentale degli anziani”, ha dichiarato Duilio Carusi, Adjunct Professor Luiss Business School e Coordinatore dell’Osservatorio. Che ha aggiunto: “Altro elemento cruciale è il basso livello di alfabetizzazione sanitaria e competenze digitali tra gli over 65: in un’epoca in cui i servizi digitali stanno diventando sempre più centrali, è fondamentale colmare questo gap per evitare nuove forme di ‘disabilità digitale’”.

Dati allarmanti

Nei prossimi vent’anni, dieci milioni di italiani vivranno da soli, quasi una persona su cinque, che per gli over 65 significa passare dagli attuali 4,2 milioni a circa 6 milioni nel 2040.
Oggi l’Indice di Vicinanza della salute (IVS) mostra un andamento peggiorativo per tutta la popolazione, con i livelli per gli over 65 stabilmente più bassi rispetto alla popolazione generale. L’indice IVS per gli over 65 si ferma a 82 punti, contro i 95 punti della popolazione generale.

Ma è nel contesto relativo a “Individuo e Relazioni sociali” che il divario esplode, segnando 66 punti per gli over 65, rispetto ai 100 punti della popolazione generale. I motivi di questa condizione di svantaggio si evidenziano pesantemente nei domini relativi a (in ordine di gravità): Isolamento; Literacy; Mental Health; Coesione sociale. Attenzione alla Fragilità economica.

Questo il quadro emerso: l’Isolamento fa segnare un allarmante valore di 9 punti rispetto ai 91 della popolazione generale; la Literacy, ovvero l’alfabetizzazione in questo caso sanitaria e digitale, si ferma a 20 punti contro i 96 della popolazione generale;  la Mental health, lo stato di salute e benessere mentale, si attesta a 53 punti contro i 105 della popolazione generale; la Coesione sociale, nonostante un incremento post pandemia della “partecipazione sociale”, fa segnare 66 punti contro gli 84 della popolazione generale; attenzione va posta anche sulla Fragilità economica che per la prima volta flette al ribasso trascinata dall’aumento vertiginoso della popolazione in condizione di “Povertà assoluta” e di “Rischio di povertà”.

“Transizione demografica, tecnologica ed energetica sono le sfide del nostro tempo e una vita più lunga deve poter essere, per quanto possibile, felice e ben vissuta, combattendo attivamente l’incultura dello scarto e dell’esclusione sociale. La solitudine è un male che si aggiunge ai malanni dell’età e produce una sofferenza in troppe persone anziane, soprattutto quando sono povere e malate” ha dichiarato Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali intervenuta al Simposio. Che ha aggiunto:

“La centralità della persona è il riferimento della prima legge-quadro in favore della terza età, attesa da oltre vent’anni, che abbiamo varato a marzo, dopo meno di un anno e mezzo di Governo. Una riforma che punta, in particolare, a riconoscere la casa come luogo di vita e di cura quando possibile, a semplificare l’acceso ai servizi e sostenere l’integrazione sociosanitaria. C’è ancora tanta vita, tanta ricchezza nell’età ‘grande’, come la chiama Papa Francesco, ma dobbiamo impegnarci come istituzioni e come cittadini a cambiare il paradigma. Dopo i 65 anni si può fare moltissimo per la società e noi vogliamo superare discriminazioni e pregiudizi, favorendo l’inclusione a tutti i livelli, dal lavoro alla vita comunitaria, per costruire delle politiche che non lascino nessuno indietro”.

“Con l’entrata del concetto di pratica sportiva nella Costituzione (art. 33) – ha fatto presente Silvia Salis Vicepresidente Vicario del CONI – stiamo assistendo alla nascita dell’idea di diritto allo sport. Questo diritto viene, erroneamente, associato spesso ai più giovani, ritengo invece che sia fondamentale iniziare a porre le basi per un diritto allo sport nella terza età. Questa operazione non procrastinabile sono certa che avrebbe in tempi brevi un effetto sulle condizioni di vita e di salute dei nostri anziani e un concreto ritorno in termini di risparmio nella spesa pubblica.”

“La sanità integrativa, che si conferma un pilastro essenziale del sistema salute, si trova in una fase cruciale della propria evoluzione – così Fabio Pengo, vicepresidente FASI -. Per rispondere meglio alle esigenze socio-sanitarie degli anziani e migliorare la qualità della loro vita, oltre alle tutele già riconosciute dal Fasi per la non autosufficienza, stiamo esplorando soluzioni innovative, quali l’integrazione con i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) e un maggior coinvolgimento di famiglie e caregiver, senza tralasciare il ruolo cruciale della prevenzione per un invecchiamento in salute”.

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