Editoriale

Non ci sono sirene a Cipro, isola di dei litigiosi, di cancelli chiusi e di speranze perse

Quando leggi sulle guide che a Cipro si guida a sinistra come in Inghilterra non ti stupisci, l’isola fu annessa all’Impero britannico nel 1913 e divenne ufficialmente colonia della Corona britannica nel 1925. Nulla di strano quindi se i ciprioti hanno mantenuto abitudini che sono tipiche dei sudditi di Sua Maestà. La sorpresa invece è proprio che questa sembra essere uno dei pochi, se non l’unico, apparente punto di contatto con la cultura anglosassone. Tutto, sia a sud che a nord dell’isola, gioca a favore delle radici delle rispettive etnie greca e turca. Nel 1960, Cipro ottenne l’indipendenza dal Regno Unito con una costituzione che garantiva poteri significativi sia ai greco-ciprioti che ai turco-ciprioti. Nonostante ciò e nonostante la comune lotta contro la Gran Bretagna, le due comunità non riuscirono a trovare sufficienti punti di convergenza per rimanere uniti sotto la stessa bandiera.

La storia le due comunità la raccontano in modi differenti, come è inevitabile. I greco ciprioti lamentano l’invasione della Turchia nel 1974 che portò ad un violentissimo scontro tra le due comunità con migliaia di vittime e un numero elevatissimo di sfollati da entrambe le parti. I cittadini turchi della Repubblica di Cipro Nord per contro ricordano il tentativo di colpo di stato con lo scopo di annettere Cipro alla Grecia da parte dell’allora regime dei colonnelli, al potere dal 1967, e che usò questa iniziativa come gesto disperato per distrarre l’opinione pubblica dalla disastrosa situazione interna che portò, dopo pochi mesi, alla fine del regime.

La divisione di Cipro non è solo politica ma anche culturale e identitaria. I greco-ciprioti e i turco-ciprioti parlano lingue diverse (greco e turco), seguono religioni diverse (cristianesimo ortodosso e islam), e hanno sviluppato identità nazionali distinte. Questi fattori culturali hanno contribuito a creare una profonda divisione tra le due comunità. Nel corso degli anni, ci sono stati numerosi tentativi di riunificazione mediati dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali. Il più significativo fu il Piano Annan del 2004, che propose la creazione di una federazione bicomunitaria. Tuttavia, mentre la maggioranza dei turco-ciprioti votò a favore, il piano fu respinto dai greco-ciprioti, che temevano che non garantisse sufficiente sicurezza e ritorno dei rifugiati.

Se c’è un luogo simbolo della storia recente di questa isola è la sua capitale, Nicosia. Le strade del centro, circondate da ciò che rimane delle vecchie mura convergono verso il punto di confine. In questa sorta di Berlino del terzo millennio arrivare in fondo a Via Lindras e trovarsi davanti le garritte presidiate dai militari di entrambi gli eserciti riporta alla mente il Check point Charlie tante volte rappresentato nei film sulla guerra fredda. Il caldo è soffocante nonostante siamo ancora a giugno, ci fermiamo per una spremuta di arance al bar all’angolo della strada proprio di fronte al confine. Il cameriere è un giovane di circa 30/35 anni, si chiama Amond che in greco significa “costruttore” gli chiediamo cosa ne pensa di questa situazione. Ci dice che a lui e anche a molti dei suoi amici va bene così “possiamo attraversare il confine come vogliamo, loro (i turchi) vengono a fare shopping”. Non vorrebbe un Paese riunificato, ha paura che possano tornare gli scontri tra le due fazioni, meglio rimanere divisi.

La pensa così anche Nikos Onofriou proprietario del ristorante Tzogias a Paphos. “Credo che il motivo per cui abbiamo fallito sia la mentalità delle persone in quel momento, non c’è abbastanza cultura sia da una parte che dall’altra. Solo poche persone hanno lasciato il paese per andare all’estero a studiare o lavorare, quindi non abbiamo avuto esperienza con altre culture o religioni. Sia i greci che i turchi sono legati alla loro propria cultura e nessuno accetta il fatto che i cristiani o i musulmani possano avere qualcosa in comune. Penso che le opinioni stiano cambiando nel tempo, ma a causa dei governi non mi aspetto che si arrivi a una soluzione. Secondo me, non credo che una soluzione possa essere fattibile ora, quindi la soluzione migliore è rimanere così come siamo ora, l’educazione è la chiave per entrambe le parti”. Suo nonno era originario di Gialousa nel nord del Paese e come tutti i cittadini di etnia greca fu costretto a lasciare la propria casa e trasferirsi nella parte greca. Nikos Tzogias è ricordato sui menu del ristorante “Un uomo che amava Cipro con tutto il cuore. Ma ciò che amava davvero era il villaggio che lo ha dato alla luce e cresciuto, Yialousa, che è il villaggio principale della penisola di Karpasia. Purtroppo, nel 1974, a causa dell’invasione turca, è stato violentemente privato della sua casa natale, durante la quale è stato catturato, torturato. Dopo il suo rilascio, ha raccolto i pezzi frantumati del suo cuore spezzato e ha ripreso la sua vita con la sua famiglia nelle aree libere. Nikos Tzoyas era un uomo di baldoria, divertimento e famiglia. Amava le bevande costose ed era schizzinoso riguardo al cibo e alle prelibatezze cipriote. Andava sempre in giro con un cappello a cilindro e vestito in giacca e cravatta. Il suo grande orgoglio erano i baffi che curava con zelo. Era un uomo giusto e un lavoratore instancabile.” Un ricordo al tempo stesso romantico e tragico come sempre sono le storie delle vittime delle guerre.


Una posizione diversa è espressa dallo United Federal Cyprus, un movimento che riunisce sia greci che turchi in una visione unitaria. Secondo questo movimento Cipro, un tempo repubblica unitaria, subisce questa divisione da oltre mezzo secolo. L’isola, dicono, è stata divisa dalle forze militari turche e delle fazioni nazionaliste degli Stati garanti, lasciando Cipro in uno stato di separazione che favorisce principalmente interessi esterni.
Questa divisione, è mantenuta in essere da forze che preferiscono una Cipro fratturata ad una unità. Tra i responsabili ci sarebbe il Regno Unito che vedrebbe una Cipro riunificata sfidare la massiccia presenza militare Britannica sull’isola e portare alla luce crimini di guerra commessi durante il dominio britannico.

C’è un luogo però che non lascia spazio al romanticismo, è la città fantasma di Famagosta. Il sobborgo di Varosha era una enclave greca in un territorio abitato prevalentemente da Turco ciprioti. Il 15 agosto 1974 l’esercito turco entrò a Varosha e costrinse la popolazione a fuggire lasciando case, oggetti personali, auto ecc. Da allora, formalmente, questa parte della città è sotto il controllo delle Nazioni Unite. Si può entrare a Varosha solo scortati dai militari. Secondo il racconto dei giornalisti che hanno ottenuto tale permesso l’aspetto della zona è assolutamente spettrale, con le case abbandonate, la vegetazione cresciuta ovunque e animali padroni di quello che una volta era uno dei principali centri turistici con oltre trenta alberghi, anch’essi abbandonati.

Cipro è un’isola bellissima, con una storia ed un passato importanti ed un presente fatto di turismo e di un territorio che offre una natura incantevole, abitata da due popoli entrambi accoglienti e solari con tutti tranne che con i suoi dirimpettai. Non hanno imparato a convivere fino ad ora e non credo che lo faranno mai e forse è meglio così, forse ha ragione Amond, meglio non rischiare.

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