Editoriale

A parte le frociaggini, che c’azzecca Bergoglio con la Sinistra

Avventurarsi nelle private faccende di una qualsiasi religione è esercizio che presenta sempre una notevole dose di rischi. Le sensibilità che si possono toccare trattando argomenti di carattere ecclesiastico sono innumerevoli. Ma nel caso di Santa Romana Chiesa nulla avviene nelle segrete stanze dello Stato Vaticano che non tracimi oltre Tevere e impatti con la laica società civile italiana. E’ per questo che ha fatto scalpore la notizia che il 20 maggio scorso, nel colloquio a porte chiuse con i circa 250 vescovi italiani, riuniti a Roma per l’assemblea generale della Cei presieduta dal cardinal Zuppi, papa Bergoglio abbia espresso il proprio dissenso all’ammissione, dichiarato già in altre occasioni, degli omosessuali nei seminari utilizzando un’espressione non propriamente liturgica: “c’è già troppa “frociaggine” in certi seminari”. L’episodio è stato raccontato domenica scorsa dal sito di Dagospia e soltanto oggi confermato, dopo innumerevoli verifiche, da Repubblica.

Su questo episodio si possono fare innumerevoli considerazioni a partire, ovviamente, dalle gergalità dell’eloquio. Francesco è un papa che ci ha abituati a comportamenti irrituali e a espressioni fuori dalle righe, ma questa volta non è solo la forma che colpisce, c’è molto di più. Lo ha capito immediatamente, a pochi giorni dal Pride, l’ex senatore leghista Simone Pillon organizzatore ultraconservatore e neocatecumenale dei Family day, difensore senza macchia e senza paura della famiglia tradizionale: «Standing ovation per il Papa. Era ora. Absit iniuria verbis (=non ci sia offesa nelle parole).

Dove è finito il Bergoglio del “chi sono io per giudicare un gay”? Da nessuna parte, è sempre lì sulle sue tradizionali posizioni. Si rende conto che la società civile non può essere assoggettata ai diktat vaticani e rompe formalmente un giudizio urbi et orbi ribadendo alla prima occasione che una cosa è la società civile altro è la dottrina. In questo papa Bergoglio è pienamente nel solco della linea tracciata dal suo predecessore Ratzinger che nel 2005 emanò una “Norma del dicastero vaticano per il clero” peraltro ribadita da Bergoglio nel 2016 che vieta l’ingresso in seminario a coloro che “praticano l’omosessualità”.

C’è, in questa faccenda, un convitato di pietra ed è il problema delle molestie/violenze sessuali compiute nelle organizzazioni ecclesiastiche a carico specialmente di soggetti di genere maschile. Ad essere maliziosi si potrebbe leggere tra le righe un assioma per il quale omosessuale equivale a pedofilo. Se si ritenesse cioè che evitando l’ingresso degli omosessuali nei seminari si eviterebbero anche gli atti di pedofilia che si compiono o che si sono compiuti in passato sarebbe davvero un passo indietro notevole. E dato che a pensar male si fa peccato ma…..se non nella testa di Bergoglio sicuramente in quella dei Pillon di turno questo ragionamento alberga e non da ora. Ma queste sono soltanto ipotesi non suffragate da fatti accertati.

L’episodio di questi giorni va ad aggiungersi ad altre esternazioni recenti del papa. In una visita di qualche mese or sono in un ospedale ha ribadito l’auspicio che tutti i medici facciano obiezione di coscienza così da impedire di fatto la libera e piena attuazione della legge 194 sul diritto di aborto. Altro tasto dolente per la storia recente del Vaticano (vedi polemica sulla posizione intransigente sull’uso dei preservativi durante la crisi aids dell’allora papa Wojtyla) “C’è un dato che mi ha detto uno studioso della demografia: in questo momento gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche di armi e gli anticoncezionali. Uno distrugge la vita, l’altro impedisce la vita. Questi sono gli investimenti che danno più reddito: è brutto”. Lo ha detto Papa Francesco il 9 maggio, parlando a braccio agli Stati generali della natalità, dallo stesso palco dove è stata contestata il ministro della Famiglia Eugenia Roccella.

Dopo aver illuso su un’apertura al ruolo della donna all’interno delle gerarchie ecclesiastiche papa Bergoglio all’emittente statunitense Cbs chiude a possibili riforme: “Le donne sono di grande servizio, non come ministri all’interno dell’ordine sacro”. La richiesta di donne diacono è stata ripetuta dai fedeli di varie parti del mondo, nelle consultazioni che hanno preceduto gli ultimi sinodi. Finora non era mai stato così netto sulla questione. Lui stesso ha istituito due commissioni, la prima nel 2016 e la seconda nel 2020, perché la cosa fosse studiata dal punto di vista storico e si verificasse se e in che modo esistessero donne diacono nella Chiesa primitiva. Adesso la parola fine sull’argomento è stata posta con forza.

Tutti questi esempi portano ad un altro argomento e ad una domanda: da cosa deriva questo innamoramento per papa Francesco da parte del popolo e dei leaders della sinistra? In più occasioni si è sentito e letto di questo papa come una sorta di vero capo della sinistra ma a leggere bene le carte c’è molto più conservatorismo di quanto si possa dedurre da alcune sue estemporanee intemerate. Al popolo della sinistra ricorderei i fatti sopra elencati che sono, peraltro, solo alcuni dei tanti esempi di incompatibilità con i valori che sono tipici di una società pienamente laica. Ai cattolici ricorderei i discorsi di Bergoglio sull’accoglienza con tanto di richiesta che ogni diocesi accolga dei rifugiati. Appello, ovviamente, non accolto dalla stragrande maggioranza dei fedeli. Si fa presto a dire ma sono poi i fatti che parlano.

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