Editoriale

Senza manganelli. Con la tv il cittadino torna suddito. Grazie alla lobotomizzazione di massa: non è successo niente

E’ di questi giorni la notizia delle violente proteste degli agricoltori tedeschi. Per rispondere alla cancellazione dei sussidi all’agricoltura si sono mossi in massa con i loro trattori ed hanno paralizzato la circolazione stradale in molte città compreso Monaco e Berlino riversando anche tonnellate di letame nelle strade. Lo scorso anno le proteste in Francia contro la riforma delle pensioni ha portato per mesi milioni di persone in tutte le città transalpine a protestare in piazza anche in forma violenta. Questi sono solo due esempi delle tante situazioni di lotta e di protesta che caratterizzano la dinamica sociale e sindacale negli altri paesi.

In Italia, per stare solo alle notizie delle ultime settimane, stiamo assistendo all’aumento del 17 per cento del gas (aumento dell’Iva dal 5 al 22%), la cancellazione delle residue elargizioni di quello che fu il reddito di cittadinanza senza che le nuove norme (peraltro già considerate insufficienti dalle organizzazioni sindacali) che dovrebbero sostituirlo siano andate a regime,  a partire dal 2024, in Puglia e in Pianura Padana, per un anno non sarà più possibile coltivare grano e mais si tornerà a coltivarlo dal 2015 e da quel momento ad anni alterni secondo le direttive della UE. La risposta della piazza? Zero. Nessuna manifestazione, nessuna protesta significativa, nulla.

In Italia il clima che si è andato creando negli ultimi decenni è quello di una generale sfiducia negli effetti delle lotte, della partecipazione e della vigilanza popolare all’attività della classe politica. Non è un fatto episodico ma sta diventando strutturale nel dibattito politico. L’unica ragione plausibile sta nella disillusione rispetto alle politiche della sinistra che ha risposto, quando è stata al governo, alle esigenze del mondo del lavoro con il Jobs act, alle politiche migratorie con il memorandum Minniti, alla tentazione di riforma dell’assetto amministrativo con la riforma del Titolo quinto della Costituzione che ha dato i suoi risultati durante l’epidemia Covid consentendo ad ogni regione di deliberare per proprio conto. Per il resto le ragioni di questa “anestetizzazione” dell’opinione pubblica vanno ricercate altrove.

Nel 1956 il filosofo ebreo e tedesco Günther Anders, marito di Hannah Arendt, scrisse questo passaggio all’interno del suo libro “L’uomo è antiquato”:

“Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini. L’ ideale sarebbe quello di formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate. In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale.

Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi. Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile e elitario. Il divario tra il popolo e la scienza, che l’informazione destinata al grande pubblico sia anestetizzata da qualsiasi contenuto sovversivo. Niente filosofia. Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: si diffonderanno massicciamente, attraverso la televisione, divertimenti che adulano sempre l’emotività o l’istintivo. Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso. È buono, in chiacchiere e musica incessante, impedire allo spirito di pensare. In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana. E il modello della libertà.

Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, l’unica paura, che dovrà essere mantenuta, sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità. L’ uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve essere un gregge. Tutto ciò che permette di far addormentare la sua lucidità è un bene sociale, tutto ciò che metterebbe a repentaglio il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato, combattuto. Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve prima essere designata come sovversiva e terrorista e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali”.

La capacità di prevedere gli sviluppi della società moderna da parte di Anders è straordinaria. La televisione era da poco entrata nelle case degli europei (in Italia arrivò il 3 gennaio 1954) ma già allora il filosofo tedesco scorgeva, andando oltre il generale entusiasmo per la novità, la possibile funzione ammaliatrice del mezzo televisivo. La sua analisi si sovrappone perfettamente all’uso che il mezzo televisivo ha avuto da parte della classe dirigente italiana specialmente con l’entrata in politica di Silvio Berlusconi. A questo, in Italia, abbiamo aggiunto la dequalificazione del sistema educativo, altro pilastro del controllo delle masse secondo Anders. Ecco che la profezia si avvera, si materializza, produce gli effetti che la lucida analisi di Anders andava prevedendo.

Cos’altro deve succedere in questo disgraziato Paese perché si produca una qualche reazione da parte dell’opinione pubblica? Quali cataclismi se neppure il mancato arrivo dei fondi promessi dal governo alle aree alluvionate di Emilia Romagna e Marche hanno prodotto una qualche forma di reazione? Siamo riusciti ad assorbire senza battere ciglio gli effetti di una inflazione record sia nell’entità sia nella repentinità degli effetti sui prezzi. Siamo un popolo dalle infinite risorse o un popolo bue? La risposta ce la daranno i prossimi eventi perché se non ci sarà un cambiamento radicale nelle politiche sociali e nella governance dell’economia, il fondo del barile lo toccheremo presto e il risveglio da questo torpore sociale e politico sarà doloroso.

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