“Belmaan Oussama, il ragazzo algerino di 19 anni, morto ieri nel Cpr (centro per il rimpatrio) di Palazzo San Gervasio (Potenza), era detenuto nel Centro dal 24 maggio scorso. Alcuni giorni fa (come riporta il Procuratore), aveva tentato il suicidio ingerendo dei pezzi di vetro ed era stato ricoverato presso l’Ospedale “San Carlo” di Potenza. Tuttavia, successivamente, era stato riportato nel centro, senza monitorare la sua condizione e, molto probabilmente (ma le indagini dovranno appurarlo), senza la richiesta di una nuova visita di idoneità al trattenimento, come espressamente richiesto dalla normativa. Un quadro che ha spinto il Procuratore di Potenza a sostenere che, dai primi accertamenti, il Cpr di Palazzo San Gervasio non sia in linea con gli standard di sicurezza della salute degni di uno Stato civile”. Lo sottolinea la Coalizione per le libertà civili (Cild) in una lunga nota. Numerosi report della società civile, tra cui quelli di Cild, denunciano da anni le vergognose condizioni di detenzione all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio, con continui abusi nella somministrazione degli psicofarmaci e violazioni sistematiche del diritto di difesa. Denunce che sembrano aver trovato una conferma nell’importante inchiesta della Procura di Potenza, che ha formulato gravissime imputazioni a carico del precedente ente gestore (Engel-Martinina srl); del medico responsabile del Centro e di alcuni esponenti delle forze dell’ordine. I reati contestati sono, oltre a quelli di falso, corruzione, concussione, truffa aggravata, anche tortura (art.613 bis c.p.) e maltrattamenti (art. 572 c.p.) a danno delle persone trattenute.
“La morte di questo giovane ragazzo getta un’ulteriore ombra su quanto avviene nei CPR in generale e, in particolare, sullo spinoso tema delle visite di idoneità al trattenimento – continua la nota -. Già in passato Cild e altre organizzazioni hanno denunciato come queste siano gestite da parte dei medici della Asl in modo “frettoloso” o, in alcuni casi, in maniera del tutto illegittima, direttamente dai medici dipendenti dagli enti gestori. Le morti di Wissem Abdel Latif, di Ousmane Sylla e di Moussa Balde hanno tristemente confermato questo quadro e, se quanto dichiarato dal Procuratore di Potenza dovesse essere confermato dalle successive indagini, saremo di fronte ad un nuovo caso che non potrebbe che mettere in dubbio il sistema complessivo su cui è disegnata la detenzione amministrativa in Italia, fino alla totale eliminazione del sistema dei Cpr”.