Attualità

Riforma fiscale, che buffo mistero

Uno spettro si aggira per l’Italia, lo spettro della patrimoniale. Uno dei problemi che ci portiamo dietro da decenni è quello dell’equa distribuzione delle risorse economiche. L’Italia ha un Pil di oltre 2200 miliardi di euro che ci pone all’8° posto nella classifica dei Paesi più ricchi. Bene si direbbe anzi, molto bene. Il problema, comune a tutte le società ad economia liberista (ma da noi un po’di più) è che le risorse economiche e materiali che questo Pil genera sono tutt’altro che distribuite equamente. La ragione risiede, evidentemente, nel sistema stesso.

Il liberalismo, come base filosofica ed economica, si concentra sulla libertà individuale, sui diritti individuali e sul ruolo limitato dello Stato nell’economia. L’idea di equità nel contesto del liberalismo è spesso legata alla giustizia procedurale, cioè all’assicurarsi che le regole e le procedure siano seguite in modo equo e che tutti abbiano le stesse opportunità di competere e prosperare. Questo significa che l’agente regolatore è il mercato. Se il mercato, inteso come insieme delle iniziative imprenditoriali private e partecipate, agisce secondo principi etici una qualche forma di equità si può determinare. Quando questo non avviene (e nel caso dell’Italia sicuramente non succede) le sperequazioni tra le varie componenti della società si aggravano.

In questo momento ci troviamo di fronte a un fenomeno di isteria economica dove, come mai nella storia, sia in Italia che nel mondo c’è una massa gigantesca di denaro che viene spostato sul mercato in operazioni esclusivamente speculative e per contro una massa di persone che subiscono gli effetti di queste operazioni speculative come vediamo in questi mesi con l’aumento dell’inflazione che da congiunturale (come ci avevano spiegato i soliti soloni delle banche centrali compresa la signora Christine Madeleine Odette Lagarde) sta diventando strutturale con la conseguente aggressione al potere d’acquisto della classe media e delle famiglie più disagiate.

L’ingenuo deputato della Repubblica italiano On. Nicola Fratoianni ha fatto due conti e ha detto, ma perché non facciamo una bella patrimoniale di scopo? Facciamo una tassa straordinaria sui patrimoni oltre i 500 mila euro (ovviamente progressiva tale da non incidere eccessivamente sui scaglioni più bassi) e la destiniamo a garantire il pieno accesso all’istruzione alle prossime generazioni. Dopo tutto siamo di sinistra e se non facciamo proposte di questo genere che ci stiamo a fare in Parlamento? Bisognerebbe chiedere a l’ingenuo onorevole perché la stessa proposta non l’ha fatta quando erano al governo. Ma tant’è, così va la politica. In fondo se la sinistra si rifà almeno in parte alle idee del suo socio fondatore tale Karl Heinrich Marx ci si ricorda che secondo il barbuto filosofo tedesco l’equità si basa sulla nozione di giustizia distributiva e sulla creazione di una società senza classi in cui ogni individuo contribuisce secondo le proprie capacità e riceve secondo i propri bisogni. Marx criticava il sistema capitalistico per le sue disuguaglianze intrinseche e vedeva la proprietà privata dei mezzi di produzione come la fonte principale delle ingiustizie sociali.

Ora, dato che nessuno più mette in discussione il diritto alla proprietà privata, nemmeno i sinistri nostrani tranne forse Marco Rizzo del quale però si sono perse le tracce e dato che anche il sistema in se è ormai dato per acquisito (se anche Deng Xiaoping “capo architetto” della riforma economica cinese lo ricordiamo per la celebre esortazione “cinesi arricchitevi”) l’unica possibilità per riequilibrare la situazione economica del Paese è agire la leva fiscale.

C’è un problema però che l’ingenuo On. Fratoianni ha ignorato. Il 25 settembre u.s. agli italiani è stato chiesto se preferivano una riforma iperliberista del fisco con l’introduzione della flat tax e l’abolizione del reddito di cittadinanza o una serie di altre misure economiche proposte dal variegato caravanserraglio della parte avversa (ricordate Veltroni?) e gli italiani hanno scelto la flat tax. A questo punto mi verrebbe di citare Cetto La Qualunque ma come ebbe a dire Antonio Albanese la classe politica di questo Paese è andata talmente oltre che fare satira diventa quasi impossibile, non c’è praticamente nulla di quello che un comico possa inventarsi che qualche politico non l’abbia già detto o fatto.

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