Cultura

Tomaso Montanari: “Difendere la libertà dell’università significa difendere la democrazia”

Qualche volta il tanto criticato mondo dei social qualche cosa di positivo propone. Nella fattispecie non ci si aspetta che dalle tante stravaganti e spesso bislacche proposte di Tik Tok venga fuori un intervento così lucido e puntuale come quello che trovate a seguire. Si tratta di un post pubblicato dal Prof. Tomaso Montanari Rettore dell’Università per stranieri di Pisa da 2021 che lancia un vero e proprio appello a non sottovalutare la situazione che stiamo vivendo e ad agire affinché non degeneri ulteriormente. Ho sbobinato il suo intervento e lo propongo qui di seguito.

Roberto Pergameno

Siamo qua anche per denunciare che la guerra è già entrata nei nostri pensieri, sta già plasmando il discorso pubblico, sta già decidendo chi può parlare e chi non può farlo. La guerra è un grande ordinatore, è un grande selezionatore, è un grande disciplinatore di pensieri, di posizioni, di azioni. La guerra impedisce di parlare contro la guerra. Chi si espone per la pace, chi pensa che ci sia un’alternativa, chi pensa che il destino dell’Europa non sia fare la guerra, viene accusato di essere un traditore della patria.

Questa è un’antica accusa che viene sollevata sempre verso chi ha un pensiero divergente. L’università è il luogo che noi da secoli teniamo aperto proprio per produrre, insegnare, diffondere un pensiero divergente. Nel mondo americano l’università è chiamata la comunità del non consenso. È una comunità internazionale. Umberto Eco diceva che l’università è una, è il contrario del nazionalismo. È una comunità internazionale in cui non conta l’appartenenza nazionale, non conta il colore della pelle, non conta la religione, conta soltanto la ragione e la conoscenza, cioè la nostra comune appartenenza all’umanità.

Da questo punto di vista l’università con tutti i suoi difetti, e ne ha naturalmente tantissimi, è un anticipo di un mondo diverso in cui non ci si ammazza per il colore della bandiera o per il colore della pelle, ma si prova, come diceva Virginia Woolf, non ad imparare l’arte di uccidere e accumulare capitale, ma invece l’arte di comprendere l’altro. Comprendere l’altro non vuol dire soltanto capirlo con la testa, ma vuol dire capire che ce l’abbiamo dentro.

Come diceva Michela Murgia, i confini non ci circondano ma ci attraversano. Ora in questo momento l’università in tutto l’Occidente è sotto l’attacco di un potere esecutivo che nei vari paesi non vuole più conoscere le forme e i limiti del costituzionalismo, ma pensa che avendo vinto le elezioni possa prendere tutto. In America è l’amministrazione Trump ad aver detto che le università… …sono il nostro nemico. accuse di antisemitismo rivolte a chi contesta la strage continua di Israele a Gaza, intimidisce le università, deporta gli studenti, minaccia i professori.

In Turchia il governo di Erdogan, che nomina i rettori, toglie la laurea a Imamoglu, sindaco di Istanbul, per impedirgli di candidarsi alle elezioni. In Ungheria Orban è già avanti da un pezzo nell’aver trasformato le università in fondazioni e aver messo alla loro guida persone del suo governo.

E in Italia? In Italia si è cominciato col tagliare i fondi all’università, si è cominciato col creare commissioni che devono rivederne l’autonomia, le si sono affidate a chi scrive che le università non possono essere lasciate all’autogoverno dei professori, qualcosa che la Costituzione invece difende, l’autonomia dell’università e il fatto che l’arte e la scienza sono libere, è libero nell’insegnamento. E si sono cominciate a fare indagini, inchieste ministeriali sulle università che si permettevano la libertà di aprire, per esempio, corsi di cultura queer. Tutto ciò che è divergente, tutto ciò che è diverso, fa paura e non viene più tollerato.

Io credo che ci sia un intreccio profondo fra la minaccia e la libertà. alle università e questo slittamento verso la guerra. In questo momento la prima più grande università d’Italia non è più la Sapienza di Rome, ma è un consorzio di università private per profitto telematiche. Il presidente di questo grande consorzio è anche lo stesso presidente della fondazione della Leonardo, la fabbrica delle armi. Allora quando la più grande università d’Italia è presieduta dalla stessa persona che presiede la fondazione della fabbrica di armi, ci si deve chiedere che cosa sta succedendo al sistema universitario italiano e quali sono le minacce che non vengono dalle manifestazioni delle studentesse e degli studenti.

Io dico alle studentesse e agli studenti quello che dice il Papa, fate chiasso, non è il momento di stare a casa, è il momento di manifestare perché dietro l’angolo c’è la leva obbligatoria e c’è un’altra generazione mandata al macello come i vostri padri e i vostri nonni. L’illusione di vivere un tempo di pace sta finendo e bisogna reagire, bisogna reagire in tutti i modi purché pacifici e non violenti.

Io non credo che la guerra sia una cosa che si può fare, ma è una cosa che si può fare. La guerra sia destina dell’Europa, l’Europa nasce per la pace. Nasce per smontare il nazionalismo degli stati in azione e nasce per costruire, per essere un anticipo di un’umanità senza confine. In questo momento stiamo regredendo brutalmente che chi produce armi ha tutto l’interesse a prospettare la guerra come l’unica soluzione. La scuola e l’università sono l’alternativa. Difendere la libertà dell’università significa difendere la democrazia perché significa difendere un pensiero divergente, un pensiero diverso, un pensiero libero, un pensiero alternativo che è tutto il contrario della guerra, che è il non pensiero allo stato puro.

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