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Usa, il consigliere per la sicurezza nazionale difende Israele. E sgrida i coloni. Eccezionale concentrazione di navi Nato in assetto operativo

Domenica il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan ha difeso la campagna di Israele contro Hamas, in mezzo alle crescenti critiche all’assedio mortale di Gaza da parte dell’esercito israeliano in seguito all’attacco guidato da Hamas del 7 ottobre.

“Ciò che molte persone chiedono è semplicemente la fine dell’azione militare israeliana contro i terroristi. Basta, basta, Israele non può perseguire i terroristi che hanno condotto il più grande massacro di ebrei dai tempi dell’Olocausto”, ha detto Sullivan durante un’intervista a “Face the Nation” della CBS. “Abbiamo assunto la posizione secondo cui Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi terroristici”.

Domenica, secondo il Ministero della Sanità della Gaza governata da Hamas, il bilancio delle vittime palestinesi ha superato le 8.000 persone, la maggior parte dei quali donne e bambini, ha riferito l’Associated Press. Nella Cisgiordania occupata, più di 110 palestinesi sono stati uccisi nella violenza e nei raid israeliani.

Diversi leader statunitensi hanno chiesto una pausa nei combattimenti per consentire agli aiuti umanitari di raggiungere i civili a Gaza. Ma domenica Sullivan ha avvertito che qualsiasi pausa nei combattimenti andrebbe a beneficio di Hamas.

“Questa è una realtà. Ci sono molte realtà complicate. Una pausa umanitaria sarebbe una buona cosa per liberare gli ostaggi, ma c’è da scommettere che anche Hamas cercherà di sfruttare quel tempo a proprio vantaggio. Queste sono le cose con cui Israele sta cercando di confrontarsi”, ha detto Sullivan, aggiungendo che gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni sui leader israeliani affinché “si assicurino di distinguere tra Hamas e il popolo palestinese che Hamas non rappresenta”. Bontà loro. Quanta umanità nelle parole degli americani. Così è stando al suo Consigliere per la sicurezza nazionale puntualmente riportate da Politico. Non sembra dello stesso avviso il prof. Francesco Dall’Aglio quando fa notare su Telegram che la portaerei USS Dwight D. Eisenhower ha passato nella notte lo stretto di Gibilterra e si dirige nel Mediterraneo orientale. “Quando arriverà -sottolinea Dall’Aglio- ci troveremo in presenza della più grande concentrazione di navi Nato in assetto operativo da parecchi decenni: tutto compreso saranno 43, esclusi i sommergibili il cui numero non è noto”. Lo storico allega poi nome e tipo delle imbarcazioni nell’infografica che riportiamo.

“In realtà -continua-le navi sono potenzialmente molte di più, perché dal 23 ottobre al 6 novembre in acque italiane si tengono le esercitazioni Dynamic Mariner 23 del NATO Allied Maritime Command (MARCOM), che comprendono altre 30 navi, tra cui il Cavour, di 14 nazioni NATO.
Queste esercitazioni sono parecchio importanti per l’Italia (e spiegano forse in parte la smania di azione meloniana, o meglio crosettiana) perché nel 2024 la nostra marina sarà a capo del NATO Response Force Maritime Element (NRF/M), che è una bella responsabilità e dobbiamo fare bella figura; infatti contemporaneamente a Dynamic Mariner altre navi della marina italiana sono impiegate nelle esercitazioni solo Mare Aperto 23-2, che terminerà il 17 novembre – l’area delle due esercitazioni la trovate nella seconda carta”.

Ora è molto probabile che la Eisenhower vada a rilevare l’altra portaerei già presente nel Mediterraneo orientale, la USS Gerald R. Ford, che è in mare ormai da sei mesi e il cui ritorno alla base è stato già ritardato per la crisi in Medio Oriente. Due portaerei con i rispettivi gruppi navali sarebbero un po’ troppo. “Se anche così fosse -conclude Dall’Aglio- ci troveremmo comunque con 37 navi Nato, sempre che il numero non aumenti al termine di Dynamic Mariner (cosa ovviamente non sicura e non so quanto probabile). Ad ogni modo, al momento c’e una settantina di navi nel Mediterraneo, perfettamente armate. E se la Ford non se ne va una volta arrivata la Eisenhower vuol dire che si prevedono cose molto sgradevoli, non limitate a Palestina e Israele”.

Chiudiamo tornando a Jake Sullivan che stasera, sempre bontà sua, ha tirato le orecchie ai coloni istraeliani. “E’ totalmente inaccettabile” l’aumento della violenza fra i coloni israeliani da quando è scoppiata la guerra a Gaza. Così ha detto il consigliere alla Sicurezza nazionale sottolineando che il premier israeliano Benyamin Netanyahu “ha la responsabilità di tenere a freno i coloni. Questa è una sfida, ci aspettiamo che il governo israeliano faccia passi in avanti. Ci aspettiamo che i coloni estremisti impegnati in questo tipo di violenza rispondano alle loro responsabilità”. Troppo buono, questo ragazzo.

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