L’esercito israeliano ha dichiarato che le sue truppe stanno avanzando nel sud della Striscia di Gaza, con l’aviazione che ha intensificato le operazioni effettuando circa cinquanta attacchi contro “obiettivi” nell’area, compresi tunnel e altre infrastrutture utilizzate da Hamas per attaccare le divisioni israeliane. In realtà pariamo di ospedali, scuole, case e campi profughi. L’Idf ha pubblicato video del battaglione Givati in azione mentre infuriano i combattimenti con i miliziani di Hamas.
Ciò che fa rabbrividire di questa politica di disumanizzazione dei palestinesi da parte della nuova razza superiore è che può godere, di fatto, dell’approvazione dell’opinione pubblica occidentale, “portata talvolta addirittura a identificarsi con trasporto emotivo nelle ragioni degli oppressori, fino a farne quasi una sorta di religione civile per un Occidente che ha deciso che siano i palestinesi a espiare le colpe del passato europeo”. E’ questo il capolavoro israeliano, che si è sviluppato attraverso metodi, narrazioni, pressioni di gruppi organizzati. Fatto eccezione, forse, per l’Onu.
E’ di queste ore il nuovo appello delle Nazioni Unite per un aumento “urgente” degli aiuti alla popolazione di Gaza. A lanciarlo il vice segretario Griffiths, che parla di “esodo di massa” della popolazione verso il valico di Rafah, tra la Striscia e l’Egitto, dove negli ultimi giorni sono arrivati circa 100.000 sfollati. “Una popolazione traumatizzata ed esausta” è stipata in “una porzione di terra sempre più piccola. Pensate che portare aiuti a Gaza sia facile? Ricredetevi”, ha detto Griffiths elencando gli ostacoli per gli operatori umanitari.
Il conflitto intanto si allarga e, spinto dal vento strategico di Usa e Russia, divampa in altre regioni. Tre attacchi aerei notturni sulla Siria orientale sabato vicino a un valico di frontiera strategico con l’Iraq hanno ucciso sei militanti sostenuti dall’Iran, hanno detto all’Associated Press due membri di gruppi di miliziani iracheni.
Gli attacchi sulla regione di confine di Boukamal sono avvenuti poche ore dopo che un gruppo di militanti iracheni sostenuti dall’Iran – noto come Resistenza Islamica – aveva rivendicato un attacco ad una base militare americana nella città di Irbil, nel nord dell’Iraq. Il gruppo ha condotto oltre un centinaio di attacchi contro le posizioni statunitensi in Iraq e nella Siria orientale dall’inizio della guerra Hamas-Israele il 7 ottobre.