Editoriale

Territori occupati per nascita divina

Lamentarsi non serve a niente, ribellarsi con la violenza peggiora solo le cose. Raccontare, denunciare serve sempre, ma poco se non si riesce a ragionare per capire bene e dirla tutta.
Proviamoci iniziando da queste considerazioni. Ogni persona dice di sé a secondo del luogo di nascita. Sono somalo, francese, russo, cinese e così via. Nella maggior parte dei casi si aggiunge un’identità che in qualche caso può variare. Si parte urlando terrorizzati dalla paura per l’uomo nero in un battesimale e si finisce per adorare le mucche o, se magari donne, con il burqa per assumere il comando in famiglia (succede paradossalmente nel mondo islamico). Ma solo lì. Altri nel tempo capiscono che son tutte fregnacce neanche troppo belle, assolutamente incomparabili alle favole di Rodari. Parliamo in questi casi di cittadini cattolici, indù, mussulmani e atei. I credenti spesso, in misura diversa, per giustificare la violenza che esercitano su altre popolazioni diversamente religiose tirano in ballo antiche leggende. E in nome di dio, con o senza divise militari, fanno carne da macello di esseri umani fondamentalmente uguali a loro. Una leggenda tipica nel periodo fascista nazional popolare è quella degli ebrei colpevoli dell’esecuzione di gesù cristo.  L’orrore che ne è seguito è notorio. Mentre si fatica a parlare delle vittime. E della fantomatica Terra promessa. Persone, esseri umani tal e quali agli altri che a differenza però di tutti le altre persone religiose o atee, a prescindere dal luogo di nascita, si dicono comunque ebrei. Si dicono tali per nascita divina, per sangue. La loro identità è sempre quella e non varia nel tempo indipendentemente dal ceto sociale, culturale, economico e dal posto in cui vivono. Almeno è così  stando a quanto ho capito finora. Non mi risulta, per esempio, che persone colte e intelligenti come Gad Lerner, Liliana Segre, Moni Ovadia e altre che ho adorato in passato per la loro passione politica abbiano mai rinnegato la propria religione. Al pari di quegli esaltati con codino e cappellone che a Tel Aviv non viaggiano mai negli autobus normali con le donne. Un bel pasticcio geopolitico mai chiarito culturalmente che potrebbe contribuire a originare tante violazioni sui diritti umani che ben fanno gli amici di Oxfam a denunciare.

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