La Camera dei deputati approva in via definitiva il disegno di legge messo a punto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio con 199 voti a favore, 102 voti contrari e nessun astenuto.
Il provvedimento, che contiene tra l’altro l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e modifiche al sistema delle intercettazioni, era già stato approvato a febbraio dal Senato. Hanno votato a favore del progetto di legge, insieme alla maggioranza, anche i deputati di Azione e di Italia Viva.
“Quello delle madri in carcere è un problema delicatissimo perché va coniugato il problema della detenzione di una donna con bambino con quello, altrettanto grave, dell’allarme sociale creato da persone che sfruttano la propria maternità per restare impunite”. “Sono cose di una delicatezza estrema che vanno conciliate” senza “dare segni di debolezza da parte dello Stato”. “Ci rifletteremo, ‘frigido pacatoque animo’, e cercheremo di trovare una soluzione”. Lo dice il Guardasigilli Carlo Nordio conversando con i cronisti in Transatlantico. Alla domanda se in Parlamento la norma potrà dunque essere cambiata risponde: “Adesso vedremo”.
“Questa legge favorisce l’illegalità” – Contro la riforma hanno votato gli esponenti del Pd, del Movimento 5 stelle e dell’Alleanza Verdi Sinistra. Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale Antimafia eletto dal M5s alla Camera, ha attaccato sopratutto la norma, contenuta nel provvedimento, che abolisce il reato di abuso d’ufficio. “Questa abrogazione è gravissima, l’abuso di ufficio è un reato spia sia per il sistema della corruzione sia per le infiltrazioni mafiose”, ha detto l’ex magistrato. “È una legge che favorisce l’illegalità del potere pubblico: da un lato protegge i colletti bianchi e i mediatori di corruzione, dall’altro silenzia la stampa. Le nuove leggi smantellano il sistema di contrasto alla corruzione. Con questo governo – ha concluso – vengono diffusi messaggi devastanti per la legalità”. Per Federico Giannasi del Pd, invece, la riforma è “in provvedimento bandiera che non ha risorse, portato avanti con arroganza. Oggi ottenete uno scalpo a danno dei cittadini, se associamo la cancellazione dell’abuso di ufficio a reati ulteriori che introdurrete ai danni dei cittadini, come la resistenza passiva, ci sarà uno squilibrio enorme” e si percorrerà “la pericolosa strada dell’autoritarismo”, ha detto il capogruppo dem in commissione Giustizia. Devis Dori dell’Alleanza Verdi Sinistra ha invece contestato il fatto che il ddl Nordio introduca una “limitazione alla pubblicabilità delle intercettazioni”, ovvero “un ulteriore bavaglio-bavaglietto al diritto di cronaca giudiziaria”. A proposito dell’abolizione dell’abuso d’ufficio, secondo il parlamentare di Avs “la destra non pensa ai sindaci e alla loro presunta paura della firma, piuttosto pensa agli amici già condannati. L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio porta con sé anche la cancellazione delle pene già passate in giudicato, secondo il principio della abolitio criminis“.
Cosa succede ora – La riforma, come è noto, prevede l’abolizione tout court dell’articolo 323 del codice penale che disciplina l’abuso d’ufficio. L’effetto immediato dell’approvazione in via definitiva, dunque, sarà che potranno chiedere la revoca della loro condanna tutte lepersone riconosciute colpevoli di aver commesso questo reato: nel casellario giudiziale risultano 3.623 sentenze definitive dal 1997 al 2022. L’eliminazione di una fattispecie da codice, infatti, travolge anche le condanne passate in giudicato, cosa che non sarebbe avvenuta con una riformulazione della norma. Bisognerà capire, ovviamente, quanto influirà la nuova legge approvata nel frattempo dal governo per colmare almeno in parte il vuoto normativo creato con la cancellazione dell’abuso d’ufficio. Nel decreto legge sulle carceri, infatti, l’esecutivo ha infilato un nuovo reato battezzato “indebita destinazione di denaro o di cose mobili“. Una norma varata dopo il pressing del Quirinale, preoccupato dal rischio di una procedura d’infrazione europea. In pratica la nuova fattispecie punirà il cosiddetto “peculato per distrazione“, cioè il reato commesso dai pubblici ufficiali che regalano risorse pubbliche agli amici. Il funzionario che si appropria di denaro o beni della collettività, infatti, è punito con il peculato standard disciplinato dall’articolo 314 del codice. Chi invece destina le risorse pubbliche ad altre persone veniva processato per abuso d’ufficio. Ma dopo l’abolizione di quest’ultimo reato, c’era il rischio che sindaci e amministratori pubblici si mettessero a regalare soldi pubblici agli amici senza rischiare nulla sul piano penale. Nordio, ovviamente, nega si tratti di una pezza. “Non è affatto un correttivo, sono reati completamente diversi, il peculato per distrazione postula che vi sia una distrazione di beni e di fondi al fine di profitto ingiusto. Non ha nulla a che vedere con l’abuso di ufficio che prescinde dallo spostamento di risorse finanziarie”.