Cultura, Diritti

Documentaristi turchi gravemente malati candannati a 25 mesi di carcere

Il 26 aprile il tribunale della città sud-orientale di Batman ha condannato a 25 mesi Mavioğlu e Demirel per “aver fatto propaganda” a favore del fuorilegge Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) con il loro documentario del 2015 “Bakur”. Il film racconta la vita dei miliziani nei campi del PKK, il gruppo di resistenza che combatte le forze turche dagli anni ’80 ma viene considerata organizzazione terroristica dalla Turchia, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti.

Il caso dei cineasti è attualmente in attesa di esame da parte della Corte Suprema d’Appello. La data del processo deve ancora essere fisssata. Nella peggiore delle ipotesi, secondo Erkan Şenses, l’avvocato di Mavioğlu, i giornalisti rischiano 18,5 mesi  di cui almeno i primi sei mesi e mezzo in regime di isolamento.

“Le accuse di terrorismo mosse contro i documentaristi turchi Ertuğrul Mavioğlu e Çayan Demirel sono un tentativo di mettere a tacere le voci che offrono una visione non governativa sul popolo curdo e sulla sua storia”, ha affermato Özgür Öğret, rappresentante del CPJ in Turchia aggiungendo: “Le autorità turche non dovrebbero contestare il loro imminente appello poiché le loro assoluzioni aiuterebbero a creare un’atmosfera in Turchia in cui i media possano operare senza oppressione e timore di ritorsioni”.

La coppia era stata originariamente giudicata colpevole dell’accusa nel 2019 e condannata a 4,5 anni di prigione. I reporter sono rimasti liberi in attesa dell’appello. Nel 2022, una corte d’appello locale ha ordinato un nuovo processo.

La corte ha dichiarato nuovamente colpevoli gli imputati nel dicembre 2023 e ha ridotto le condanne a 25 mesi per ciascuno, stando ai documenti giudiziari esaminati dal CPJ.  Poi questo ultimo colpo di scena con un finale ancora tutto da scrivere.

Demirel è considerato “disabile permanente al 99 per cento”, secondo un rapporto medico ufficiale, dopo che il suo cuore si è fermato per 15 minuti il ​​18 marzo 2015, dopo solo 24 ore dalla chiusura del documentario Bakur. La capacità di Demirel di vedere, parlare e muoversi si è deteriorata e ora non è più in grado di prendersi cura di se stesso.

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