Mondo

Dodici più sessantadue

Due semplici numeri, una storia infinita. Siamo negli anni ’70, per la precisione nel 1973. In Libia è al potere Mu’ammar Muhammad Abu Minyar ‘Abd al-Salam al-Qadhdhafi, semplificato come Mu’ammar Gheddafi, personaggio controverso, amico/nemico dell’occidente, protagonista delle operazioni più torbide del sottobosco politico internazionale, dittatore a tutto tondo di quella che in seguito, nel 1977, proclamerà come la Gran Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista. La Libia, quindi, nel 1973 annunciò alla comunità internazionale che il Golfo di Sirte faceva parte delle sue acque interne.

Il Golfo fu, di fatto, annesso alle proprie acque territoriali attraverso una linea di circa 300 miglia, lungo il 32°30’ parallelo di latitudine nord. Ovviamente la comunità internazionale nella sua maggioranza inclusi i principali membri dell’Unione europea (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito) respinse questa decisione. Ma si sa come vanno queste cose con i dittatori…

A seguito di questo episodio, nel febbraio 2005, la Libia dispose inoltre, tramite una decisione del Libyan General People’s Committee, la creazione di una zona di protezione della pesca. Con l’annessione del Golfo della Sirte alle acque interne, le 62 miglia di zona di pesca da essa reclamate sarebbero state contate a partire dalle 12 miglia dalla linea di chiusura del golfo. 12 + 62 per l’appunto.

Anche in questo caso non si fecero attendere le “vibranti” proteste di diversi Stati e della Presidenza dell’Unione europea. Da allora decine e decine di pescherecci italiani sono stati sequestrati dalle motovedette libiche perché sorprese a pescare in quelle che i libici consideravano un loro esclusivo territorio. Indignazione, proteste dei nostri governi, trattative e rilascio.

Ogni volta questa sceneggiata si concludeva con una concessione all’odiato/amato Mu’ammar Gheddafi. Dato che i dittatori raramente muoiono di vecchiaia, il 20 ottobre 2011 in una operazione di cui ancora si sa poco, il cerchio attorno a Gheddafi si chiude grazie all’intervento di droni, elicotteri e caccia della Nato. E probabilmente di una squadra di infiltrati francesi sul terreno inviati da Sarkozy per essere sicuro che non si faccia prigioniero un uomo che avrebbe potuto rivelare scomode verità specialmente sulla politica francese e sull’allora presidente transalpino.

Ritorniamo al 12 + 62. Siamo in un territorio marino che mai fu concesso al legittimo (che piaccia o no) governo libico. Ma siamo anche, guarda caso, nello stesso territorio ora assegnato ai libici come Zona SAR (Search and Rescue).

Il 28 giugno 2018, infatti, l’IMO (Organizzazione Marittima internazionale) ufficializza quello che in passato non sarebbe mai stato concesso alla Libia e registra su comunicazione delle autorità libiche, appunto, la zona Sar libica con un proprio centro di coordinamento di soccorsi (JRCC).

Dalla costa di Tripoli alla linea rossa di confine le miglia sono circa 116. Quello che è sempre stato considerato un abuso, con la scusa del controllo del Sud Mediterraneo è diventato ufficiale. I pescatori siciliani, ai quali viene impedito di avvicinarsi alla zona SAR hanno, pertanto, tutto il diritto di dire oggi che da un anno a questa parte i libici «si sono presi mezzo Mar Mediterraneo». Tutto questo in barba al diritto della navigazione e anche anche grazie all’Italia che dà alla guardia costiera libica i mezzi e l’addestramento per fare azioni di contrasto al sacrosanto diritto di pescare in quelle che sono sempre state considerate acque internazionali.

Quali interessi ha il governo italiano per sacrificare un comparto così importante per l’economia di tutto il sud Italia quale la pesca? Certamente non quello di aiutare lo sviluppo economico della Libia concedendo ai loro pescherecci libertà di prelevamento nelle acque più pescose del Mediterraneo. Dato che, come diceva un famoso e compianto amico dei Corleonesi (a scanso di equivoci ‘Corte di Appello di Palermo, sentenza 02/05/2003’), “a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre” si può azzardare l’ipotesi che in quelle acque avvengano episodi, comportamenti criminali e situazioni delle quali è meglio non avere testimoni. Un’altra tessera di quel terribile puzzle che è diventata la lotta ai disperati.

https://www.youtube.com/watch?v=xoUJoknraRA

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