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“Due popoli due Stati”: Israele bombarda ANP in Cisgiordania

L’aviazione israeliana ha bombardato un edificio a Balata, il campo di rifugiati abitato dai profughi espulsi nel ’48 dalla Palestina storica, con la creazione dello Stato d’Israele. Ad essere colpita da un missile lanciato da un drone è stata la sede di Al Fatah, la principale organizzazione palestinese di cui fa parte Abu Mazen, il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese.

Un obiettivo doppio, quello bombardato a Balata dall’esercito israeliano: l’ANP di Abu Mazen ma anche il suo successore più acreditato, Marwan Barghouti. un attacco scellerato teso a cancellare anche per il futuro qualsiasi trattiva e qualsiasi speranza di possibilità di pace, proprio mentre l’asfittica UE e gli stessi USA ipotizzano di consegnare anche Gaza all’Autorita nazionale palestinese, dopo la sconfitta di Hamas a Gaza.

L’edificio colpito, oltre all’organizzazione Al Fatah di Abu Mazen, ospitava infatti anche la sede di uno dei suoi bracci armati storici, cioè le Brigate Al Aqsa fondate da Marwan Barghouti. Considerato uno dei leader della prima e della seconda Intifada, Barghouti è detenuto in un carcere israeliano da 21 anni e di recente il suo nome è tornato a girare come possibile successore di Abu Mazen. Barghouti gode di una grande popolarità tra tutti i palestinesi e soprattutto è accreditato come interlocutore credibile anche da settori della sinistra israeliana: nel settembre scorso, un sondaggio elettorale condotto sia in Cisgiordania che a Gaza, gli ha attribuito il 62% dei consensi, a fronte del 38% del leader di Hamas.

Ma torniamo al bombardamento israeliano.

La Mezzaluna rossa riferisce che l’attacco aereo ha provocato 5 morti: due giovani di 20 anni, altri due di 19 anni e uno di 25 anni, a cui si aggiungono 7 feriti molto gravi. A confermare la notizia anche l’agenzia stampa Wafa, che aggiunge: dopo il bombardamento, le truppe israeliane hanno assalto il campo profughi, demolendo un’abitazione, distruggendo le infrastrutture civili del campo e provocando molti altri feriti tra i civili palestinesi.

Questo attacco avvenuto nella serata di venerdì porta – nella sola Cisgiordania – il bilancio delle vittime registrate dal 7 ottobre a ben 212 civili palestinesi uccisi: dall’inizio dell’anno, sono quasi 500 i civili uccisi nei Territori palestinesi occupati della Cisgiordania. A provocarli è stato l’esercito israeliano e bande armate di coloni ebraici, che agiscono impunemente in tutti i villaggi e città dei territori palestinesi illegalmente occupati da Israele.

La distruzione della sede di Fatah a Balata, innalza ulteriormente la tensione nei Territori occupati ed è indice di una pericolosa accelerazione della strategia del governo di estrema destra israeliano, perseguita da Benjamin Netanyahu anche attraverso il massiccio aumento degli insediamenti illegali dei coloni in Cisgiordania, passati durante i suoi governi da 200mila a oltre 700mila.

I continui attacchi e le ondate di arresti indiscriminati di palestinesi da parte dell’esercito d’Israele – non parliamo del genocidio in atto a Gaza, ma di quello che accade in Cisgiordania – si ripetono da anni e si sono pericolosamente intensificati in queste settimane, insieme alle provocazioni sempre più violente contro la popolazione civile palestinese da parte delle bande armate dei coloni ebrei degli insediamenti illegali in Cisgiordania. Una serie infinita di azioni contrarie alle più elementari norme del diritto internazionale ma che finora – come nel caso dei ripetuti massacri di Jenin – l’esercito israeliano ha sempre giustificato come operazioni militari contro “basi terroristiche e simpatizzanti di Hamas“.

Il brutale assalto al campo profughi di Balata suona quindi come un sinistro campanello di allarme.

Il bombardamento della sede di Fatah segna, comunque lo si guardi, un punto di svolta che può portare all’esplosione dell’intera Cisgiordania con l’apertura – dopo quello di Gaza e del sud Libano – di un terzo fronte. Un tassello della criminale strategia perseguita dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dal governo di estrema destra che lo sostiene, partita da molto prima dell’attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre scorso e che punta all’espulsione e alla pulizia etnica non solo a Gaza, ma anche di tutti i palestinesi che abitano i Territori occupati.

Angelo Venti (Site.it)

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