Editoriale

Essere essere umano, l’unica identità che conta

Su certe cose anche quel rudere definito cronista, che fa notizia solo dopo essere rimasto appostato per giorni e giorni dietro a fatti e misfatti,  ha l’obbligo di cedere il passo all’ovvietà. Marziani e nipoti che fra cent’anni ritroveranno questo “pensum” sappiano che chi scrive ha superato il mezzo secolo nel 2014 mentre il mondo continua a girare inutilmente su stesso.

Da una parte c’è chi decapita in pubblico due fanciulli rei solo di essersi sposati per amore e dall’altra si tifa per questo o quel morto. Poco importa se sia un giovane incapace di ribellarsi, un ingenuo tifoso di curva o un agente di polizia. In fondo a chi importa se si inchina davanti a un dromedario inventato nella famosa favola titolata bibbia, a un muro o, scalzo, a un improbabile orizzonte.

In fondo è anche questa la storia di un caso. Mentre al cronista tornano in mente quanti italiani pedofili e schiavisti ha scovato, dormendo in macchina o nascosto su tir e autobus, sui social s’inneggia a questo o quella comunità vittima di persecuzioni eseguite in nome di padre pio o di maometto. Entrambi fanno della loro credenza un’identità imprescindibile.

A quel punto, anche il cronista cede la penna e, mollando la Rete a chi non può permettersi di pensare, si dirige verso un bar. Per ricaricarsi di vitamine sceglie un locale che per raggiungere il mare non segue il corso del fiume ma taglia verso i tipici locali capitolini. Mai come in quel posto il succo delle arance può, a volte, risultare amaro. E non per colpa dei coltivatori siciliani bensì per lo “starnazzo” dello spremitore che copre la voce del giornalista mentre dà conto alla radio di “45 persone accatastate nella sala motore di un peschereccio, come all’interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz”. Commento del barman: “Ma voi sapete quante tasse paghiamo (noi italiani) in più per garantire indennizzi ai militari della Marina Militare che devono stare in mare per questi clandestini?”.

Intanto paghiamo quel sano succo acido di arance che fa vomitare. Volgiamo quindi verso il Tevere, quando notiamo la scuola che “forma” i figlioli dei cosiddetti ebrei. La scuola si differenzia dalle altre per le grate, il filo spinato e i blindati che proteggono l’entrata. A quel punto la domanda viene spontanea: ma perché?. Non sono bimbi come altri? Perché attribuirgli quell’etichetta e non farli vivere felici e sereni come milioni di altri bambini?. E’ mai possibile che la credenza religiosa dei loro genitori oppure una preferenza diciamo sessuale, un velo o qualsiasi altro atteggiamento di carattere privato debba turbare così tanto le loro e le nostre vite.

Dato che nasciamo tutti uguali, è evidente che considerare o considerarsi diversi per un gusto intimo, un’usanza tribale o una tradizione di famiglia, è  razzismo. Ma allora perché  perseverare con questo metodo di pensiero criminale?

Fin qui la realtà, poi se qualcuno passa per fb o in quel di Trastevere dica al mio barista che nel 2013 i finanziamenti dell Ue per l’emergenza sono stati i più alti di sempre. Soltanto nelle settimane seguenti al naufragio degli oltre 300 migranti eritrei a Lampedusa sono stati elargiti al governo Letta 30 milioni di euro: i primi ad arrivare, il 12 dicembre scorso, sono stati 6 milioni per la protezione delle frontiere e cioè per il pattugliamento e il salvataggio dei migranti; pochi giorni più tardi, il 17 dicembre, all’Italia sono stati concessi 10 milioni per l’aiuto ai rifugiati e ai richiedenti asilo. Infine le operazioni coordinate da Frontex hanno ricevuto 7,9 milioni di fondi extra.

Non solo. L’Italia nel periodo 2007-2013 ha ottenuto il 13,4% delle risorse totali allocate per la gestione dell’asilo e dell’immigrazione: 478.754.919 euro. Circa mezzo miliardo di euro, dei quali il 50% circa destinato esclusivamente alla difesa delle frontiere marine e terrestri: 250.178.432 euro. Le altre somme sono state così ripartite: 36.087.197 euro al fondo per i rifugiati, 148.679.573 per il fondo integrazione e 43.809.714 al fondo che finanzia i rimpatri forzati dei migranti illegali.

Una cifra molto simile viene data al nostro Paese per il periodo 2013-2020: con 310.355.777 di euro, viene specificato, l’Italia è il secondo Paese con più alta remunerazione per quanto riguarda il fondo per l’asilo e l’integrazione degli stranieri (Amif). Soltanto per il pattugliamento è stato deciso di destinare allo Stato italiano 156.306.897, mentre il fondo di polizia riceverà 56.631.761 euro.

Sopravvissuti, violenze inaudite da trafficanti
 “Trattati come bestie dai libici” che hanno compiuto “violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa”. E’ la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa sulla morte dei 30 migranti sul peschereccio che nave Grecale sta rimorchiando nel porto di Pozzallo. Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. “Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo – ricorda una di loro – abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti…”. Tutti accusano i trafficanti libici: “è stata tutta colpa loro – ricostruisce un migrante testimone dell’accaduto – ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere”. “Abbiamo chiesto di potere tornare indietro – ha rivelato un migrante sopravvissuto – perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c’è stato alcunché da fare: ci hanno detto ‘ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia’”.

Ultimora dall’Ansa. E’ approdata all’alba nel porto di Palermo la nave mercantile Mar Atlantic, battente bandiera delle isole Marshall, con 235 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche 25 donne, una delle quali incinta, e quattro minori. In questo momento sono in corso sulla banchina le operazioni di accoglienza dei profughi, coordinate dalla Prefettura di Palermo.  I 235 migranti sono stati trasferiti sul molo del proto di Palermo con motovedette della Gdf e della capitaneria di porto che hanno fatto la spola con la petroliera Mare Atlantic su cui si trovavano le persone salvate nel canale di Sicilia. La Mare Atlantic era prima giunta a Trapani e poi dirottata su Palermo. Intanto è giunto al porto di Trapani un mercantile con 184 migranti a bordo, tutti uomini. I profughi erano stati prelevati dai loro barconi nel canale di Sicilia.

Giunta a Salerno nave Etna con 1044 migranti
La nave rifornitrice Etna della Marina Militare italiana, che trasporta 1044 migranti soccorsi nel canale di Sicilia, è attraccata nel porto di Salerno. Imponente il servizio d’ordine predisposto dalla Prefettura: sul posto ci sono circa 300 uomini della Polizia di Stato, Carabinieri, Esercito, Capitaneria di Porto e Protezione Civile. I migranti saranno sottoposti prima a una fase di riconoscimento, successivamente a controlli sanitari per poi raggiungere a bordo di pullman le località di destinazione che si trovano nelle cinque province campane, nel Lazio, in Umbria e in Molise. Nel Salernitano dovrebbero rimanere almeno 250 migranti che saranno portati nei centri di accoglienza a Sud del capoluogo. Sono nove le postazioni dove i migranti dovranno lasciare le proprie generalità. Nell’operazione, che durerà diverse ore, sono impegnati anche 150 uomini della Protezione Civile regionale e del Comune di Salerno. I primi a sbarcare sono stati 85 immigrati affetti da scabbia. Le 85 persone, molte delle quali con mascherine e tute protettive, sono state fatte salire su alcuni pullman per essere trasferiti nelle strutture sanitarie regionali dove saranno curate. Intanto, si è appreso dal delegato alla Protezione Civile del Comune di Salerno, che un centinaio di migranti sarà momentaneamente alloggiato nella sede della Protezione Civile del capoluogo salernitano in via dei Carrari. Da qui, successivamente, dovrebbero essere trasferiti nelle strutture di di accoglienza della regione.

Non è vaiolo, ma razzismo
E’ affetto da varicella il paziente presente tra i migranti posti in salvo dalla nave della Marina Militare “Orione”. Lo conferma il ministero della Salute al termine delle analisi di laboratorio svolte presso l’Istituto Nazionale per le malattie infettive “Spallanzani” di Roma. Il paziente, rende noto il ministero in un comunicato, “è stato trasferito presso la struttura sanitaria romana dal ponte della nave, in navigazione verso la Sicilia, per le cure del caso. Viene meno l’esigenza di mantenere in essere le misure quarantenarie adottate nella giornata di ieri sui contatti stretti del paziente”. Il caso, “positivamente concluso – rileva il ministero – ha permesso di confermare la bontà del meccanismo messo in atto a seguito di un accordo tra il Ministero della salute e quello della Difesa, che prevede la presenza a bordo di unità navali partecipanti all’operazione Mare Nostrum di personale sanitario del Ministero per i fini di sorveglianza ed identificazione dei casi di malattia infettiva soggetti al ‘Regolamento Sanitario Internazionale’

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