Editoriale

Fiamme gialle sulle canne del gas

Un po’ di anni fa un militare ci confidò che un suo collega era colluso con la mafia. Fatte le verifiche del caso, il fatto diventò doverosamente notizia. Ed oggi, nonostante le querele, quei signori godono del 41 bis. Qualche tempo dopo, una pantera raccontò di aver notato sul bordo di  una strada che porta i romani al mare dei finanzieri appostati (a fari spenti e calzoni slacciati) sul classico slargo ad uso e consumo per lo sfruttamento di donne rese schiave da qualche organizzazione di benefattori.

Poi l’attualità: un verbale (depositato a uno dei processi contro il faccendiere Walter Lavitola) di un imprenditore, Mauro Velocci, finito nei guai nel troncone d’inchiesta sugli affari di Lavitola a Panama. Velocci rivela i rapporti di conoscenza del generale Bardi con l’imprenditore Angelo Capriotti: «Il Capriotti mi disse che il generale Bardi gli aveva fatto delle richieste strane, ovvero richieste di utilità, se non sbaglio, riferite all’acquisto o alla locazione di un posto barca ad Ostia». Ma il contesto, sottolinea Guido Ruotolo, è molto più compromesso di quanto appaia dall’ordinanza di custodia cautelare. Non si tratta solo di eliminare una mela marcia, il colonnello Fabio Massimo Mendella, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Livorno ed ex responsabile delle verifiche fiscali di Napoli e Roma, pizzicato in una storia di mazzette (un milione di euro) per garantire impunità e verifiche pilotate a una società amica.

È un «sistema» di verifiche compiacenti e mazzette a diversi livelli della Finanza quello che cercano i magistrati di Napoli. Un «sistema» che evoca una nuova Tangentopoli che rischia di travolgere le Fiamme Gialle. E molti palazzinari che puntano alle caserme. Per riaffittarle allo Stato.  Storie che non trovano cittadinanza nel nostro modesto giornale che si occupa fondamentalmente di cucina pensante. Continuiamo quindi a cucinare e a pensare che anche in un momento drammatico come questo per l’occupazione e la corruzione ci sia la possibilità di uscirne vivi con la schiena dritta. E che anche tra la Guardia di Finanza, il Corpo Forestale dello Stato, i Nas e il Noe ci siano straordinari professionisti che con le loro indagini possono aiutarci a vivere sani senza truffe e ambiguità. E senza linciare chi denuncia, come capitò alla nostra coraggiosa pantera.

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