Arrestato per corruzione l’assessore alla Mobilità del comune di Venezia, Renato Boraso, all’interno di un’inchiesta su presunte tangenti per ottenere affidamenti di appalti pubblici. La Guardia di Finanza del comando provinciale lagunare ha eseguito martedì mattina un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone in totale, accusate a vario titolo di corruzione e reati amministrativi. Oltre a Boraso, è finito in manette anche l’imprenditore Fabrizio Ormenese. Tra gli indagati anche il direttore generale dell’Actv (azienda di trasporto pubblico locale della città, ndr), Giovanni Seno, e Fabio Cacco, responsabile degli appalti del Comune, oltre a Matteo Volpato, Fabrizio Salis, Alessandra Bolognin, Daniele Brichese, Francesco Gislon. Il gip di Venezia ha anche emesso un’interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio o servizio per dodici mesi nei confronti di Gaetano Castellano, Stefano Comelato, Helio Constantini, Francesco Piccolo, Sergio Pizzolato e Stefano Pizzolato.
Tra indagati inchiesta corruzione anche sindaco Luigi Brugnaro
Tra gli indagati dalla procura della Repubblica di Venezia, figura anche il nome del sindaco, Luigi Brugnaro. Nella inchiesta, coordinata dalla procura ed eseguita dalla guardia di Finanza, sono state indagate 18 persone accusate a vario titolo di corruzione e turbativa d’asta.
Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha spiegato su cosa verte l’indagine a carico del primo cittadino: “Stiamo valutando la correttezza della gestione del blind trust del sindaco, quindi l’avviso di garanzia è stato emesso a suo favore, per correttezza nei suoi confronti”. Il procuratore Cherchi, inoltre, parlando con i giornalisti ha aggiunto che “forse poteva anche non essere necessario, però per trasparenza dell’attività della Procura abbiamo ritenuto che fosse messo a conoscenza che stiamo valutando questo. Non c’è niente di segreto – ha aggiunto – per cui abbiamo ritenuto di poterlo fare, nonostante non sia stato attinto nemmeno da perquisizione“.
Boraso, 56 anni, risiede nel quartiere veneziano di Favaro Veneto. Laureato in Economia Aziendale a Ca’ Foscari, dal 1993 ha svolto attività di consulente aziendale. Già nelle fila di Forza Italia, dal 1997 è sempre stato eletto consigliere comunale; nel 2005 è stato consigliere anziano e dal 2005 al 2010 Presidente del Consiglio Comunale.
Le accuse a suo carico, del resto, sono chiare: corruzione, riciclaggio e falsa fatturazione. L’indagine è nata nel 2021 sulla scorta di un esposto relativo all’uso di alcuni terreni della periferia di Venezia. Secondo il procuratore capo Bruno Cherchi, dopo la segnalazione le indagini sono scattate nel 2022, mentre l’attività delittuosa sarebbe proseguita fino ad oggi, nonostante Boraso fosse venuto a conoscenza degli accertamenti in corso. “Abbiamo iniziato con le intercettazioni – ha detto Cherchi – per poi passare ai riscontri documentali grazie all’attività della Guardia di finanza, alla quale è stata affidata l’indagine. Stamane con ordinanza del Gip abbiamo dato il via alle misure cautelari e alle perquisizioni in abitazioni ed uffici perché eravamo a conoscenza, attraverso le intercettazioni, che Boraso stava distruggendo i documenti”. Il capo della Procura lagunare ha poi specificato che Boraso “si era messo a disposizione, da assessore ma con le sue svariate società, per attività che nulla avevano a che fare con la pubblica amministrazione, facendosi pagare con fatture per prestazioni inesistenti in modo ripetuto; interveniva su appalti e servizi – ha aggiunto – e modificando piani comunali a favore di diversi imprenditori, che poi lo pagavano”. Nel corso dell’operazione di stamane sono stati impegnati 200 militari della Gdf e sono stati sequestrati preventivamente e per equivalente oltre 2 milioni di euro alle società di Boraso e alle imprese coinvolte.
Le perquisizioni in corso riguardano anche Luis Lotti, plenipotenziario in italia di Mister Ching Chiat Kwong, magnate cinese con base a Singapore, specializzato in grandi operazioni immobiliari. Gli accertamenti riguardano il blind trust che gestisce il patrimonio di Brugnaro e che il sindaco creò quando venne eletto.