I ministri degli Esteri del G7 hanno ribadito il “sostegno incrollabile” del gruppo nei confronti dell’integrità territoriale, della sovranità e dell’indipendenza dell’Ucraina. Nella dichiarazione finale pubblicata al termine della ministeriale che si conclude oggi a La Malbaie, città canadese nella regione geografica di Charlevoix, in Quebec, i capi della diplomazia del gruppo hanno accolto positivamente gli sforzi tesi a concordare un cessate il fuoco, dopo i colloqui avvenuti lo scorso 11 marzo in Arabia Saudita tra le delegazioni di Stati Uniti e Ucraina.
I ministri hanno elogiato l’impegno di Kiev ad accettare un cessate il fuoco, che rappresenta “un passo essenziale verso una pace giusta e duratura, in linea con lo statuto delle Nazioni Unite”.
L’offerta di cessate il fuoco sembra formulata apposta per mettere sotto pressione Mosca, che verrebbe accusata di aver affossato gli sforzi di pace qualora la rifiutasse.
Il segretario di Stato USA Marco Rubio ha dichiarato che “la palla è nel campo della Russia”, aggiungendo che “se [i russi] diranno di no, sfortunatamente sapremo dov’è l’ostacolo alla pace”.
Sulla stessa falsariga le dichiarazioni dei principali leader europei, dal premier britannico Keir Starmer al presidente francese Emmanuel Macron, alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
I rappresentanti dei Sette hanno anche esortato la Russia ad acconsentire alla tregua “a parità di condizioni”, precisando di avere discusso la possibilità di “imporre ulteriori costi” a Mosca in mancanza di un accordo per il cessate il fuoco. Questi includono nuove sanzioni, un tetto ai prezzi del petrolio e il via libera a nuovi aiuti militari nei confronti dell’Ucraina, oltre alla possibilità di sfruttare i proventi straordinari generati dagli asset russi congelati all’estero.
I membri del gruppo hanno anche ribadito la necessità di “misure tese a rafforzare la fiducia” nel quadro di un possibile cessate il fuoco, ad esempio il rilascio dei prigionieri di guerra e la restituzione dei bambini ucraini portati via dalle forze russe durante l’occupazione.
I ministri hanno sottolineato che il cessate il fuoco dovrà essere rispettato, chiedendo “accordi di sicurezza robusti e credibili” che consentano all’Ucraina di “prevenire e difendersi da nuove aggressioni”. I partecipanti hanno anche affermato di voler continuare a coordinare aiuti economici e umanitari all’Ucraina, per promuoverne la ripresa e la ricostruzione anche attraverso iniziative come la conferenza che si svolgerà a Roma il prossimo 10-11 luglio.
I ministri hanno anche condannato l’invio di aiuti militari alla Russia da parte di Corea del Nord e Iran, oltre all’invio di componenti da parte della Cina, sottolineando che continueranno a “prendere provvedimenti contro questi Paesi”.
Per quanto riguarda il Medio Oriente, i ministri del G7 hanno esortato di nuovo Hamas a liberare gli ostaggi e restituire alle famiglie i corpi che si trovano ancora nella Striscia di Gaza, ribadendo il loro sostegno alla consegna di aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese.
I rappresentanti dei Sette hanno definito “imperativo” un “orizzonte politico” per il popolo palestinese, da raggiungere attraverso “una soluzione negoziata al conflitto che vada incontro alle aspirazioni di tutte le parti e promuova la pace in Medio Oriente”.
Non sono presenti riferimenti a una soluzione a due Stati, la cui importanza era stata invece ribadita nelle bozze preliminari trapelate negli ultimi giorni.
I partecipanti hanno riconosciuto il diritto all’autodifesa di Israele, condannando con fermezza Hamas e il “brutale attacco terroristico del 7 ottobre 2023” contro Israele. I ministri hanno sottolineato che il movimento islamista palestinese “non può avere un ruolo nel futuro di Gaza, e non deve più rappresentare una minaccia per Israele”. In particolare, i partecipanti hanno espresso disponibilità a lavorare con i partner arabi alla luce delle proposte avanzate per la ricostruzione e la pace a Gaza.
I ministri hanno anche ribadito il sostegno nei confronti dei popoli di Siria e Libano, mentre “entrambi i Paesi lavorano a un futuro politico pacifico e stabile”.
I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dei due Paesi, condannano con fermezza la recente escalation di violenza in Siria. Hanno chiesto alle autorità di Damasco di proteggere i civili e portare i responsabili delle atrocità davanti alla giustizia. “L’Iran rappresenta la principale fonte di instabilità nella regione, e non deve mai riuscire a sviluppare una arma nucleare”, si legge nella dichiarazione, in cui il G7 invita Teheran a “cambiare rotta e scegliere la diplomazia”.
I ministri hanno poi ribadito l’impegno a garantire la libertà e la sicurezza dell’Indo-Pacifico, sulla base dei principi della sovranità, dell’integrità territoriale e delle libertà fondamentali.
Il G7 “rimane seriamente preoccupato per la situazione nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale, e continuano ad opporsi alle azioni unilaterali per cambiare lo status quo regionale attraverso la forza e la coercizione”. I ministri hanno contestato le azioni tese a minare la libertà di navigazione nella regione, sottolineando la necessità di garantire la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan. Il gruppo ha anche espresso preoccupazione per il rafforzamento delle capacità militari della Cina nella regione e per il “rapido incremento” dell’arsenale nucleare di Pechino. “La Cina non dovrebbe agire per minare la sicurezza delle nostre comunità e l’integrità delle istituzioni democratiche”, si legge nel documento, in cui i ministri hanno anche espresso preoccupazione per le pratiche commerciali anticoncorrenziali della Cina. Una condanna è arrivata anche nei confronti della Corea del Nord, invitata ad “abbandonare le armi nucleari e di distruzione di massa, oltre al programma dei missili balistici”.
Particolare attenzione è stata dedicata anche alle situazioni ad Haiti e in Venezuela. I ministri hanno condannato gli “orribili atti di violenza perpetrati dalle gang criminali” ad Haiti, nel tentativo di prendere il controllo del governo. Il G7 ha ribadito il suo impegno ad “aiutare il popolo di Haiti a ripristinare la democrazia, la sicurezza e la stabilità”. I rappresentanti dei Sette sono anche tornati a chiedere il “ripristino della democrazia” in Venezuela, alla luce delle aspirazioni dei cittadini, e il rilascio “immediato e incondizionato” di tutti i prigionieri politici da parte del regime del presidente Nicolas Maduro.
Infine, i presenti hanno condannato “la violenza e le atrocità” in corso in Sudan, esortando le parti coinvolte nel conflitto a tutelare i civili e cessare le ostilità. I ministri hanno infine condannato l’offensiva lanciata dai ribelli del gruppo M23 nella Repubblica democratica del Congo, con il sostegno del Ruanda. (Nova)