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Gaza, incubo umanitario senza fine. Gli ultimi scontri e le iniziative diplomatiche. Video della moschea che esplode

L’esercito israeliano è impegnato in duri scontri con miliziani palestinesi in diverse città della Cisgiordania, fra cui Jenin, Nablus e Kalkilya. A Jenin le operazioni dell’esercito (che contro i miliziani locali si avvale anche di droni) sono iniziate nel mattino e finora fonti mediche palestinesi parlano di almeno 10 morti e 20 feriti. In parallelo duri scontri sono in corso anche nel campo profughi di Balata (Nablus) e all’ingresso di Kalkilya. In mattinata, secondo Haaretz, un palestinese era stato ucciso in scontri avvenuti nel campo profughi di al-Amari, presso Ramallah. Ma fare la conta dei morti o descrivere l’ultimo episodio in tutto il Medioriente è diventato solo un’estenuante esercizio per operatori dell’informazione.
  
Nella Striscia di Gaza l’ospedale Al-Quds, uno dei principali della regione settentrionale della Striscia di Gaza, ha annunciato di aver dovuto sospendere “la maggior parte” delle operazioni perché costretto a razionare le scorte di gasolio che alimentano i generatori elettrici.

La questione dell’impatto umanitario del conflitto è oggi al centro di un vertice internazionale a Parigi, convocato dal presidente Emmanuel Macron. Nella conferenza i leader internazionali hanno parlato del sostegno umanitario alla popolazione civile palestinese nella Striscia di Gaza. Tra gli obiettivi del vertice c’è quello di coordinare gli aiuti umanitari e provare a “mobilitare tutti i partner e contributori per rispondere a questi bisogni”. Il ministero degli Esteri francese ha reso noto che alcune discussioni si concentreranno sul sostegno alimentare, gli equipaggiamenti dei medici e dell’energia a Gaza.


Gli ospiti del vertice
Israele, quindi, non c’è a Parigi. Ma Macron, martedì scorso, ha parlato con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e lo risentirà dopo la riunione, secondo quanto affermato da fonti dell’Eliseo. Gli Stati arabi, invece, sono rappresentati anche se non al livello più alto. In Francia, infatti, si sono recate per lo più figure ministeriali. In primis l’Egitto, che controlla il valico di Rafah e ha mandato una delegazioni di ministeriali mentre l’Autorità palestinese ha inviato il suo premier.
   
Alcuni aiuti stanno cominciando ad arrivare ma è una goccia nell’oceano, i bisogni sono enormi. Dobbiamo intervenire”. Lo ha detto il segretario generale Onu Antonio Guterres in un videomessaggio alla conferenza umanitaria a Parigi. “Possiamo aiutare i civili a Gaza a vedere finalmente un barlume di speranza, un segno di solidarietà, adesso è il momento di azioni concrete”, ha aggiunto, ribadendo la richiesta di “un cessate il fuoco umanitario immediato”.

Invocando un’indagine su presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi in questi giorni da Israele a Gaza e in Cisgiordania, tre organizzazioni palestinesi per i diritti umani hanno denunciato Tel Aviv alla Corte penale internazionale (Cpi) con sede all’Aia. Si tratta di Al-Haq, Al-Mezan e del Palestinian Centre for Human Rights.

La vice prima ministra del Belgio Petra De Sutter ha invece invocato sanzioni contro Israele: “È ora” ha detto al quotidiano Nieuwsblad “di sanzionare Israele. Questa pioggia di bombe è disumana. È chiaro che Israele non si preoccupa delle richieste internazionali di cessate il fuoco”.

In Qatar invece continuano i negoziati tra Israele e Hamas sulla questione degli ostaggi israeliani, in cui oltre all’emirato qatarino media anche l’Egitto
. Fonti interne al Qatar e a al gruppo armato palestinese alla stampa internazionale hanno confermato che i colloqui “stanno andando avanti”. Il governo di Tel Aviv ha detto che non accetterà un cessate il fuoco se non verranno liberati tutti e 244 gli ostaggi, mentre Hamas chiede il rilascio dei palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Nelle ultime ore, Hamas e le Brigate Al-Qassam – il braccio armato del movimento-politico militare – hanno detto che in cambio di un cessate il fuoco acconsentono al rilascio di una dozzina di israeliani.

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