Editoriale

Genocidio, cortesemente parliamone. Lettera pubblica di Aldo Giannuli, politologo e storico italiano, alla senatrice Liliana Segre

Gentile senatrice,

ho letto la sua dichiarazione nella quale definisce una bestemmia l’uso del termine genocidio per ciò che sta accadendo in Palestina. Possiamo discuterne? Mi permetta di presentarmi: sono Aldo Giannuli. Mi sono sempre considerato un amico di Israele, così come un amico dei palestinesi. Ritengo questo conflitto un atroce dramma a cui dobbiamo porre rimedio. Capisco le ragioni di entrambi, ma non se ne esce senza che ciascuno cerchi di comprendere le ragioni dell’altro.

Ho sempre difeso il diritto all’esistenza di Israele e quindi il diritto a difendersi di Israele. Tuttavia, ho l’impressione che nel tempo quel diritto alla difesa sia diventato altro, un alibi per attuare il progetto della Grande Israele dal mare al Giordano, togliendo il territorio ai palestinesi. Lei dice che quello che sta accadendo non è un genocidio, posso capirlo. Lei è ebrea, quindi legata politicamente e affettivamente a Israele, è comprensibile che difenda il paese al quale è sentimentalmente legata.

Vengo da una formazione antifascista, influenzata dall’orribile vicenda del genocidio ebraico, che mi ha indotto ad avere orrore di qualsiasi genocidio. Dobbiamo però capire cosa significhi genocidio… Io mi sono formato su quella terribile vicenda e riconosco in lei una delle vittime sopravvissute, rappresentante non solo del popolo ebraico ma di qualsiasi popolo oppresso, votato alla distruzione.

Capisco la reazione di chi difende Israele, ma da lei, senatrice, ci aspettiamo di più. Lei è una persona di alta autorità morale proprio perché rappresenta le sofferenze di un popolo. Tuttavia, comincio a pensare che l’unica colpa dei palestinesi sia esistere e non scomparire. Lei dirà che non è in corso un omicidio di massa sistematico, non ci sono camere a gas o forni crematori, e posso essere d’accordo. Ma dobbiamo riconoscere che ciò che sta accadendo sono gravissimi crimini di guerra.

Non vogliamo chiamarlo genocidio? Chiamiamolo guerra ai civili, pulizia etnica, come vogliamo, ma non mi venga a dire che cinquemila bambini massacrati siano un danno collaterale. Capisco che Israele reagisca con rabbia all’attentato di Hamas, ma c’è una proporzione in tutto. Qui non stiamo più parlando di esercitare il diritto di difesa.

Faccio appello al suo senso di giustizia, senatrice. Anche un nemico ha diritto di essere trattato come un essere umano, e questo Israele non lo sta facendo. Ho sempre difeso Israele per la sua superiore qualità morale, ma ora vedo un cambiamento. Mi aspettavo che lei fosse dalla parte di questo Israele, che speriamo riesca a rovesciare il governo di Netanyahu. Lei invece non riesce a dirlo. Lei ha abbandonato la prima nazionalità, quella degli oppressi, in favore del nazionalismo militarista.

Anche il popolo tedesco era di elevata cultura, ma infettato dal nazionalismo è diventato quello che ha massacrato il popolo palestinese. Lei sta facendo lo stesso, girando la testa dall’altra parte per non vedere le vittime del suo esercito. Nessun popolo è vaccinato dal nazionalismo che si spinge fino alla soglia del fascismo. Lei sta difendendo un governo di estrema destra, simile all’estrema destra fascista europea.

Leggere le sue parole è stata una delusione. Mi aspettavo che lei prendesse le distanze dai massacri del suo esercito e riconoscesse il diritto al rispetto delle condizioni umane di un altro popolo. Lei ha preferito schierarsi con il nazionalismo militarista, perdendo l’autorità morale che le abbiamo riconosciuto. Una parola di solidarietà per i palestinesi poteva averla, ma non l’ha avuta. Quando ci verrà una lezione morale da lei, ricorderemo questa dichiarazione e capiremo che lei non ha la sensibilità umana che ci aspettavamo. Ci ha deluso. Mi scusi, ma sentivo il dovere di dirglielo. Chissà se mai dovesse sentire queste mie parole, chissà che non ripensi alle sue dichiarazioni.

Fotosintesi è una testata giornalistica finanziata da lettori come te. Ci piacerebbe essere al tuo fianco qualora volessi condividere l’informazione internazionale e le battaglie per i diritti umani.

 

Condividi