Con la partecipazione del Qatar, i negoziati per il rimpatrio dei prigionieri sono prossimi alla conclusione. Hamas è pronto a trasferire circa 50 ostaggi stranieri alla Croce Rossa nelle prossime ore, secondo quanto riportato da i24news. Il luogo designato per la consegna dei prigionieri è la città meridionale di Khan Yunis che l’IDF ha smesso di bombardare per facilitare l’operazione di restituzione delle persone catturate. I resoconti dei media suggeriscono che Hamas si aspetta di ricevere carburante in cambio del rilascio.
Il numero degli ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza supera di poco le 200 persone, compresi i cittadini russi. Hamas ha già rilasciato cinque persone, tra cui due donne americane per “motivi umanitari” e una donna israeliana con due bambini piccoli. Alla vigilia di un’offensiva su larga scala, gli attacchi dell’IDF su Gaza hanno provocato la perdita della vita di circa 20 ostaggi.
Resta il giallo sulle due donne rilasciate. dal comunicato delle brigate Al Qassam, braccia armato di Hamas, si apprende dai nomi specificati, che si tratta delle stesse persone, due donne anziane malate di cancro, già rilasciate da Hamas.
“Noi delle Brigate Al-Qassam, attraverso la mediazione egiziano-qatariana, abbiamo rilasciato i due detenuti, Nurit Yitzhak e Yochved Lifshitz, sapendo che il nemico si rifiuta da venerdì scorso di accettare il loro rilascio e continua a trascurare la scheda dei suoi prigionieri. Abbiamo deciso di rilasciarli per impellenti ragioni umanitarie, nonostante i crimini dell’occupazione, per più di 8 violazioni delle procedure concordate con i fratelli mediatori che l’occupazione avrebbe seguito durante questa giornata per completare il processo di consegna”. Fin qui le parole, speriamo ora nei fatti.
Concludiamo provando a dare un senso alle foto. Nella prima, in copertina, c’è la buonanima del “divino” Giulio armato di rivoltella. Era il 18 luglio 2006 quando nell’aula di Palazzo Madama il senatore a vita intervenne nel dibattito sulla guerra in Libano. «Credo che ognuno di noi, se fosse nato in un campo di concentramento e non avesse da cinquant’anni nessuna prospettiva da dare ai figli, sarebbe un terrorista»
Scese il silenzio. I colleghi l’ascoltarono muti quasi come a una lezione di diplomazia democristiana. La linea italiana di politica estera, disse Andreotti, «prescinde dal carattere strutturale del governo, perché è nata nel ‘70 a Venezia, quando per la prima volta si parlò della necessità di dialogo tra israeliani e palestinesi». E pazienza se certe posizioni espressamente filoarabe non esistono più neanche nell’odierno centrosinistra (quello riformista, ovviamente), Andreotti ricordò infine che nel ‘48 l’Onu ha creato lo stato di Israele e lo stato palestinese, ma «lo stato di Israele esiste, lo stato arabo no».
Nella seconda foto, in pagina, possiamo notare il presidente israeliano Herzog mostra le prove delle armi chimiche si Hamas… Vi ricorda qualcosa?