A Bergamo alta, nell’ex carcere di Sant’Agata, la mostra Se quei muri, allestita dal mese di giugno, ha riportato all’attenzione della collettività la memoria del carcere durante la Seconda guerra mondiale.
Dal mese di ottobre, ogni mercoledì, l’iniziativa di Isrec “Ricordatemi con affetto: i mercoledì di Sant’Agata” ha aperto la mostra rendendola luogo di incontri e di riflessione.
Proprio all’interno di questo appuntamento mercoledì 24 novembre, dalle ore 15 alle 18, l’ex carcere accoglie un pomeriggio di studio dal titolo Il carcere specchio della vita fuori dal carcere.
L’idea del pomeriggio di studio nasce dalla constatazione, semplice ma non scontata, che la vita carceraria non è un universo altro da quello della comunità, ma ne rispecchia le tensioni e che le condizioni carcerarie sono termometro del tasso di democrazia di un paese. La mostra Se quei muri, cornice entro la quale si svolgerà l’incontro, rende tale constatazione evidente per il periodo 1943-1945: la guerra in corso, in cui mettersi fuori dalla legge significa militare per un’Italia diversa, porta in carcere uomini e donne che rappresentano quella lotta e la cui presenza in carcere testimonia chiaramente i rivolgimenti in atto nella società. Spontanea sorge allora la domanda: ed oggi? Il carcere cosa ci manda a dire oggi del nostro essere comunità nel presente?
Grazie alla sinergia tra Isrec, Casa circondariale di Bergamo – don Fausto Resmini, Comune e Università di Bergamo, Carcere e Territorio e Fondazione Memoria della Deportazione di Milano si confrontano intorno a questa domanda Teresa Mazzotta, direttrice del carcere, Sergio Gandi, vicesindaco, Anna Lorenzetti, professoressa dell’Università di Bergamo e alcuni ospiti che ci raggiungono da Milano: Francesca Valenzi, dirigente dell’Ufficio detenuti e trattamento PRAP, Francesco Maisto, garante dei diritti dei detenuti, Adolfo Ceretti, professore dell’Università Bicocca, Piero Colaprico, direttore dell’edizione milanese di “la Repubblica”.
Moderano il dibattito Gino Gelmi di Carcere e Territorio e Gianluca Maris, figlio di Gianfranco Maris, ex-detenuto politico del carcere di Sant’Agata perché impegnato nella Resistenza. Quest’anno ricorre il centenario di Gianfranco Maris che, sopravvissuto a Mauthausen, divenne nel dopoguerra presidente storico dell’Associazione Nazionale Ex Deportati, senatore, avvocato impegnato, primo presidente della Fondazione Memoria della Deportazione. E nel quadro del centenario Maris il pomeriggio di studio si colloca, rendendo omaggio alla sua memoria.