Diritti

In Camera caritatis. Accademici e operatori umanitari chiedono con oltre cinquecentomila firme un incontro con il governo per fermare il genocidio a Gaza

Emergency, Medici Senza Frontiere, Oxfam, l’associazione Fermatevi! e “#StopCrimesinPalestine” hanno organizzato oggi una conferenza stampa alla Camera dei Deputati per denunciare il disastro umanitario e i crimini che si stanno consumando a Gaza, continuando a chiedere al governo italiano di lavorare per un cessate il fuoco immediato.

Ai cronisti presenti è parsa innanzitutto evidente la generosità profusa quotidianamente con umiltà e straordinaria professionalità, sconosciuta ultimamente alla politica, dagli operatori umanitari e da molti studiosi. Tra questi lo storico economista Massimo Amato e, in particolar modo, Pasquale de Sena, professore di diritto internazionale, che ha evidenziato tra l’altro le carenze anche nell’opposizione che non si avvale degli strumenti giuridici per contrastare con decisione le violazioni del Diritto internazionale di Israele: indicibili atrocità che evidenziano la disumanità di quel governo e del suo esercito quando esercita un disprezzo per i deboli diventato ormai intollerabile.

Ecco, di seguito, la dichiarazione congiunta delle realtà che ogni giorno operano nella Striscia di Gaza fornendo supporto alla popolazione e dei promotori degli appelli:

“Lo scorso 25 novembre abbiamo chiesto un incontro alla Presidente Meloni e al governo italiano per portare alla loro attenzione la strage quotidiana a Gaza e l’angoscia per le condizioni della popolazione civile espressa da oltre 500 mila cittadini e cittadine che hanno firmato i nostri appelli per il cessate il fuoco nei mesi scorsi.

Non abbiamo ricevuto risposta, ma abbiamo convocato questa conferenza stampa per tenere viva l’attenzione su Gaza e chiedere al governo italiano di fare tutto ciò che è in suo potere per contribuire ad arrivare ad un immediato cessate il fuoco e fare pressione diplomatica, affinché Israele come forza occupante rispetti l’obbligo di garantire l’assistenza umanitaria e la protezione dei civili.

A Gaza si lotta per la sopravvivenza. Gli attacchi incessanti e il collasso delle infrastrutture sanitarie e civili hanno reso insostenibile ogni aspetto della quotidianità: acqua pulita, cibo, rifugi sicuri ed elettricità sono un miraggio. Strade, palazzi, moschee, edifici pubblici sono ridotti in macerie. Sono oltre 44.700 i morti, a causa di bombardamenti, esplosioni, proiettili, ma nessuno sa quanti in questi mesi hanno perso la vita perché non hanno avuto accesso alle cure di cui avevano bisogno; più di 106 mila i feriti dichiarati finora. Quasi due milioni di persone, tra cui migliaia di bambini, affrontano fame, sete e malattie in condizioni disumane, con ospedali e scuole distrutti, rifugi improvvisati. Sono intrappolati nella cosiddetta area umanitaria che occupa il 20% del territorio della Striscia; l’80 per cento è sottoposto a ordini di evacuazione continui.

La malnutrizione dilaga, così come le malattie infettive legate alle condizioni di vita precarie e alla mancanza di igiene, all’interruzione di vaccinazioni di base (la poliomielite dopo anni di assenza ha nuovamente fatto la sua comparsa), all’acqua contaminata. La difficoltà di garantire gli aiuti umanitari peggiora una crisi già estrema, lasciando la popolazione senza alcuna via d’uscita: si contano a oggi 343 operatori umanitari uccisi negli scontri, 512 attacchi indiscriminati e documentati contro strutture sanitarie, nonostante siano protette dal diritto internazionale umanitario, così come si registra ogni giorno la difficoltà di far entrare persone e materiale nella Striscia. A Gaza c’è bisogno urgente di beni di prima necessità: cibo, acqua, carburante, medicinali, ancor più ora con il sopraggiungere dell’inverno.

Non possiamo restare in silenzio di fronte a questa tragedia: è urgente agire per salvare vite umane. Chiediamo inoltre che si interrompa l’export di armi verso Israele – rispettando la legge 185/90 e il Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) – e maggiore trasparenza, rendendo pubblica la lista degli armamenti e di componenti inviati dopo il 7 ottobre 2023, relativi a licenze precedentemente approvate. Chiediamo ancora che il Governo italiano rispetti gli obblighi giuridici derivanti, anche per l’Italia, dal diritto internazionale generale, in tema di autodeterminazione e di rispetto di diritti umani fondamentali, nonché gli obblighi di prevenzione previsti dalla Convenzione sul genocidio. Infine facciamo appello per la sospensione dell’accordo di associazione tra l’Ue e Israele – che è basato sul rispetto dei diritti umani – e il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, perché solo così si potrà portare la pace in tutto il Medio Oriente”.

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