Diritti

In Italia 106 donne uccise nel 2023, 87 da familiari o ex partner. 5.452 le vittime di violenza. “Cambiare strategia”

Sono 87 le donne uccise da familiari, partner o ex partner dall’inizio dell’anno. Costituiscono l’82% delle donne uccise complessivamente (106) e il 29% di tutti gli omicidi sia di uomini che di donne (295). Si tratta, dunque, di un fenomeno tutt’altro che in calo: nel 2020 le donne vittime di omicidi in ambito familiare/affettivo sono state 101, poi 105 nel 2021 e 104 nel 2022. Nel 2022 l’80% delle vittime di violenze sessuali, persecuzioni e maltrattamenti è donna. Solo le vittime di violenza sessuale sono state 5.452, il dato più alto degli ultimi 4 anni. A sottolineare tutti questi dati è OpenPolis, in un focus che fa il punto della situazione anche sul quadro normativo.

Nel tempo, infatti, le norme vigenti contro la violenza di genere in Italia hanno inasprito le pene, riconosciuto più reati e attivato servizi di supporto alle vittime. “Ma non basta per sradicare un fenomeno strutturale, che non tende a diminuire nelle sue diverse manifestazioni – afferma OpenPolis -. È necessario implementare interventi formativi sul lavoro, negli spazi pubblici e soprattutto rivolti all’educazione nelle scuole”.

Quattro le principali norme di contrasto alla violenza di genere in Italia. Per OpenPolis, come detto, “il quadro normativo vigente sul tema mira complessivamente all’inasprimento delle pene per i colpevoli, al rafforzamento della capacità di intervento delle forze dell’ordine, al riconoscimento di nuovi reati e allo sviluppo di servizi di supporto alle vittime. Per quanto diversi interventi possano essere valutati positivamente, non bastano a cambiare il paradigma sociale e culturale in cui è radicata la violenza di genere. È necessario educare la popolazione, dentro e fuori dalle scuole”.

Una commissione bicamerale d’inchiesta su femmincidio e violenza di genere. “Operativa dal 26 luglio, per ora non ha prodotto documentazioni o proposte di legge – si ricorda -. In passato invece l’omonima commissione al senato (nella XVIII legislatura) ha portato all’approvazione della legge 53/2022, che ha definito la raccolta di più dati e indicatori per inquadrare il fenomeno dei femminicidi. Un passaggio positivo, anche se a oggi a livello giuridico e statistico è ancora impossibile identificare con chiarezza il fenomeno”.

Sono 87 le donne uccise in ambito familiare/affettivo dal 1 gennaio al 19 novembre 2023. “Costituiscono l’82% delle donne uccise complessivamente (106) e il 29% di tutti gli omicidi sia di uomini che di donne (295) – ricorda OpenPolis -. Si tratta di un fenomeno tutt’altro che in calo: nel 2020 le donne vittime di omicidi da parte di familiari, partner o ex partner sono state 101, poi 105 nel 2021 e 104 nel 2022. Questo indicatore, aggiornato settimanalmente dal ministero dell’interno, è il più accurato per tracciare i femminicidi in Italia, seppur con un margine di errore”.

L’80% delle vittime dei reati spia nel 2022 è donna. “I reati spia comprendono atti persecutori (stalking), maltrattamenti contro familiari e conviventi e violenze sessuali. Sono manifestazioni della violenza di genere, di cui il femminicidio è il culmine. Spesso si tratta di atti sommersi, che avvengono tra le mura domestiche e che per numerosi e comprensibili motivi – paura di ripercussioni, sfiducia nelle forze dell’ordine, dipendenza economica, timori per i figli – non vengono denunciati”.

Sono state 5452 le donne vittime di violenza sessuale nel 2022. “È il dato più alto registrato nel periodo 2019-2022 – si sottolinea -. È evidente che la violenza di genere non è affatto in calo. E questo è rappresentativo della necessità di invertire la direzione a livello normativo prima, per ottenere un cambiamento positivo a livello sociale e culturale poi. È necessario riconoscere che il fenomeno non è imputabile a casi isolati, dovuti a situazioni eccezionali di disagi psicologici o sociali. Va riconosciuto come strutturale e come tale la strategia di contrasto deve mirare a educare la popolazione, dentro e fuori le scuole e guardare a un orizzonte più ampio e di lungo termine”.

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