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MARCIA SU ROMA Prosegue la protesta negazionista dei trattori di marca in Italia e in Europa. Tutti in campagna elettorale

Tutti ne parlano, ma nessuno ha il coraggio di dire quanto è ormai evidente: l’agricoltura, almeno come è stata finora intesa, non ha più senso di essere. Mentre la sinistra balbetta codarda, la destra cavalca una protesta violenta, ben tollerata dalle forze dell’ordine: al massimo qualche timida carica di contenimento, nulla in confronto alle manganellate riservate ai ragazzi che manifestano altrove pacificamente in difesa dell’ambiente o dei diritti umani. Loro, gli agricoltori contesi da Salvini e Lollobrigida, con le organizzazioni ostaggio dell’uno o dell’altro, fanno il diavolo in quattro pretendendo un mondo che purtroppo e per fortuna non esiste più. L’industria dell’agricoltura così come quella dell’amianto non ha infatti più motivo di esistere. Nessuno ha bisogno di tonnellate di lattuga coltivata, con pestidici e concimi, sottraendo acqua e terreno all’ecosistema. Quanta biodiversità sacrificata in nome del povero contadino povero che nulla ha a che vedere con queste rivolte organizzate con potenti e costosissimi trattori, quasi sempre della stessa marca.  Tra amenità contro la carne coltivata e le nuove farine, mentre camion di verdure superflue vengono gettate nei cassonetti dei rifiuti, nessuno sembra più proccuparsi del cambiamento climatico.

Intanto la Catalogna dichiara lo stato di emergenza per la siccità: imposte restrizioni sull’uso dell’acqua a Barcellona e in altri 202 comuni. Situazione drammatica nella riserva idrica di Sau: il bacino è al 4,25 per cento della capacità, nello stesso periodo di dieci anni fa era al 63,39 per cento.

Forse questa è davvero la volta buona. Se per fermare la devastazione climatica non è mai stato sufficiente affidarsi al buon cuore e all’etica del capitalismo, ora finalmente cominciano a vedersi le prime perdite e i primi mancati guadagni. Ed è forse ora che le cose possono davvero cambiare.

«Siamo all’intersezione tra disuguaglianze e cambiamenti climatici e le nostre strategie devono riflettere l’urgenza dei tempi»: è iniziata così l’ultima comunicazione ai giornalisti di Celeste Saulo, prima donna e prima persona sudamericana segretaria generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale. Saulo, che ha iniziato il suo mandato il 4 gennaio, ha assicurato che cambiamenti climatici e diseguaglianze saranno affrontati «in modo che nessuno sia lasciato indietro».

Il cambiamento che si prospetta per gli anni a venire sarà uno dei momenti di svolta per l’umanità: se vogliamo mettere in campo azioni efficaci le nostre società, i nostri sistemi economici e le nostre abitudini di vita dovranno mutare profondamente. Secondo Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia, «la transizione ecologica porterà cambiamenti epocali dei modelli produttivi e del lavoro. Le scelte che guideranno il processo devono tenere conto degli effetti sociali che scateneranno per evitare che i costi siano scaricati sui lavoratori o le fasce più vulnerabili, ampliando divari economici e sociali».

Gli impatti dei cambiamenti climatici sulle disuguaglianze avranno l’effetto di un detonatore A pagare saranno, in maniera sproporzionata, le famiglie più povere. In Unione Europea ci saranno differenze importanti. Le famiglie di Cipro, Grecia, Spagna, Croazia e Portogallo vedranno crescere le proprie spese per salute, cibo, elettricità. Le più povere si troveranno a dover affrontare maggiori aumenti di spesa e la contrazione del reddito da lavoro potrà spingerle sotto la soglia di povertà. Ma torniamo alle rivolte delle aziende agricole.                                                                             Leggi anche Agricoltura inutile e dannosa

Porteremo la protesta a Roma – ha detto all’Ansa il leader della rivolta degli agricoltori Danilo Calvani -. Nei prossimi giorni ammasseremo i trattori fuori dalla città. Non ci saranno blocchi, ma sicuramente disagi: ci aspettiamo migliaia di adesioni da tutta Italia”. “Tra domani e dopodomani comunicheremo le date e i luoghi. Nei giorni successivi cominceremo a spostare i mezzi. Poi, abbiamo la volontà di fare una manifestazione – senza mezzi – a Roma nei giorni successivi. Il Governo non ci ascolta e le sigle non ci rappresentano più”, ha aggiunto.

Intanto dopo il giovedì dell’assedio a Bruxelles, la protesta dei trattori in Belgio si è spostata al confine con l’Olanda. Nelle Fiandre sono stati segnalati blocchi sulla A12, sulla E19 e sulla E34. Diversi caselli autostradali nei Paesi Bassi sono stati chiusi in entrata e in uscita. Le autorità olandesi hanno consigliato ai cittadini che devono recarsi in Belgio di posticipare il viaggio. La situazione è invece rientrata nella capitale belga, dove è tornata la calma dopo le proteste inscenate dai 1300 trattori presenti ieri. Alcuni blocchi vengono registrati anche in Vallonia.

In Belgio si moltiplicano i blocchi ai centri di distribuzione dei supermercati. Le azioni più pesanti si registrano in diversi depositi sparsi per il Paese delle grandi catene Colruyt, Delhaize e Lidl. Gli agricoltori stanno bloccando l’entrata e l’uscita dei camion nei siti di Colruyt a Ghislenghien e Ollignies, in Vallonia, provocando significativi disservizi nella distribuzione dei prodotti alimentari secchi, acqua e bevande, mentre nel centro logistico di Halle la situazione sembra essere meno tesa. “E’ inevitabile che i prodotti manchino dagli scaffali, in particolare quelli dei nostri siti di Ollignies e Ghislenghien”, ha affermato la catena in un comunicato, precisando che “le scorte nei supermercati sono ancora presenti”, seppur sia “difficile fornire dettagli definitivi perché i negozi hanno livelli di stock diversi”. Anche i depositi della catena fiamminga Delhaize ad Asse e Ninove, nelle Fiandre, sono stati bloccati, impedendo l’accesso e l’uscita ai camion. Stessa sorte per il centro di distribuzione Lidl a Marche-en-Famenne, nella provincia del Lussemburgo.

Il premier belga Alexander De Croo ha fatto appello a rimuovere i blocchi stradali. “Il segnale è stato dato. Lo abbiamo ricevuto sia a livello federale che a livello Ue. Oggi toccherà al governo fiammingo. C’è l’impegno a continuare a lavorare insieme nelle prossime settimane. Penso che sia giunto il momento di togliere i blocchi”, ha detto il premier, alla guida della presidenza di turno Ue, ai microfoni dell’emittente Vrt. “Il nostro approccio è stato quello di avviare le consultazioni mentre altri chiedevano di inviare l’esercito”, ha sottolineato, auspicando “dialogo”.

In Francia via gran parte dei trattori dopo l’annuncio del vpremier

All’indomani degli annunci del premier Gabriel Attal e del presidente Emmanuel Macron, la stragrande maggioranza degli agricoltori francesi sta mettendo fine alla mobilitazione che ha portato ai blocchi delle strade attorno a Parigi con i trattori. Restano alcuni punti critici per la circolazione e per alcuni dissidenti rispetto ai principali sindacati che non hanno ancora smobilitato. Due settimane dopo l’inizio della protesta, i sindacati che raccolgono la grande maggioranza della categoria, la Fnsea e i Giovani agricoltori, hanno lanciato ieri sera un appello a sospendere i blocchi stradali visti gli annunci di Attal, che ha annunciato una quindicina di misure a sostegno dell’agricoltura.

“Dobbiamo cambiare modalità di azione e invitiamo i nostri iscritti a sospendere i blocchi e ad adottare una nuova forma di mobilitazione, hanno detto i leader dei due sindacati. Il simbolo della rabbia degli agricoltori, il convoglio di un centinaio di trattori partito da Agen, nel sud-ovest e arrivato ai mercati generali di Rungis (Parigi), ha cominciato il rientro dopo che due giorni fa un’ottantina di manifestanti del gruppo sono stati fermati e denunciati per danneggiamenti. Erano riusciti ad entrare nei mercati generali nonostante fossero guardati a vista da decine di blindati della gendarmeria.
Nella regione di Parigi, le autostrade subiscono ancora questa mattina interruzioni, ma dovrebbero essere liberate entro qualche ora e ripristinate per la circolazione. I sindacati minori, in particolare la Confédération paysanne (di sinistra) che ha già fatto sapere di voler proseguire la mobilitazione, continua i blocchi stradali attorno a Lione e nella regione di Tolosa (sud-ovest).

Blocchi stradali a singhiozzo nel Sassarese. Terza notte a Cagliari tra clacson e fumogeni

Un centinaio di operatori della campagna del nord Sardegna ha aderito all’appello di “Riscatto agricolo”, unendosi alla protesta che divampa in tutta Europa contro la crisi del settore e le scelte comunitarie. Circa cinquanta trattori hanno raggiunto il cavalcavia che sovrasta la statale 131 – la principale arteria che collega il sud col nord della Sardegna – all’altezza del bivio per Muros e Codrongianos, per poi sbarrare la strada per qualche minuto. Un’azione simbolica finalizzata ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui problemi del settore agricolo, anche nel nord ovest dell’Isola. Motori accesi, clacson spiegati, poca voglia di parlare, gli autori della protesta hanno puntato il dito contro Bruxelles.

“Le politiche europee ci stanno danneggiando, la Pac ci garantisce una miseria per non lavorare, e intanto le nostre aziende vanno in rovina”, lamentano. “Vogliono importare farina di grillo e carni sintetiche – contestano – di questo passo diventeremo anche noi animali da laboratorio”. Dal caro gasolio ai costi dei concimi, dall’Irpef sui terreni all’aumento delle tasse, “solo il nostro lavoro non vale niente”, è l’accusa verso una politica che “ci ha fatto morire e ora deve farci rialzare, consentendoci di lavorare”. Perché, è l’avvertimento dei manifestanti, “siamo stanchi di prendere colpi ai fianchi”.

Terza notte di fila per gli agricoltori e i pastori sardi davanti al varco Dogana del porto di Cagliari. Non c’è ancora una data precisa per la cessazione della lotta: i promotori della manifestazione decideranno lo stop solo coordinandosi con i colleghi che combattono le stesse battaglie nel resto d’Italia e in Europa. Tutto questo in attesa di un incontro con i vertici delle istituzioni nazionali ed europee. Una notte, quella trascorsa dai manifestanti, un po’ diversa dal solito: clacson, fischi e luci accese dei trattori e cielo illuminato dai fumogeni. Uno scenario quasi da stadio per ricordare anche alla città che il presidio contro le politiche agricole dell’Ue continua ad oltranza. Poi il solito falò per riscaldarsi. E quindi il riposo tra trattori e gazebo. Ieri c’era stata una diversificazione delle strategie di lotta con pastori e agricoltori che hanno effettuato un giro a Cagliari con i loro trattori. Tappa anche ad Assemini per l’amichevole del Cagliari contro il Pirri e incontro-chiacchierata al termine dell’allenamento con il centrocampista rossoblù Nandez. Obiettivo: coinvolgere la città e far conoscere le ragioni della battaglia iniziata martedì con il presidio al porto.

Sit-in a San Severino Marche

“Al fianco degli agricoltori custodi della terra” e “l’agricoltura sta morendo, la nostra fine sarà la fame di tutti”. Sono due cartelli, insieme a bandiere tricolori, esposti su una trentina di trattori agricoli (dovrebbero salire a una cinquantina nel corso della mattinata) portati in piazza del Popolo a San Severino Marche (Macerata) da un gruppo di “agricoltori indipendenti”. Sono presenti una cinquantina di persone, ma anche passanti che si fermano, ai quali viene distribuito un volantino che riporta le ragioni della protesta, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi del settore dell’attività agricola e dell’allevamento. Mezzi agricoli in piazza e sit-in proseguiranno fino alle 18. La protesta è pacifica, non sono intonati slogan né ci sono problemi di ordine pubblico o alla circolazione sulle strade. Sul posto sono presenti polizia, carabinieri e polizia locale. Tra le criticità evidenziate la “difficoltà crescente di collocare i prodotti sul mercato nazionale”, una riforma della politica agricola comunitaria ritenuta “punitiva” e “cervellotica nella sua applicazione”, la “concorrenza sleale di prodotti a bassissimo costo provenienti da altri Paesi” e la “mancanza di controlli adeguati alla sicurezza alimentare dei cittadini su quanto proviene dall’estero”. I manifestanti si appellano a “Governo e Regione” affinché garantiscano “la sicurezza sociale nel pieno rispetto di agricoltori e cittadini”.

Protesta trattori a Valdichiana, traffico bloccato fuori dall’A1

Quarto giorno di proteste all’uscita del casello autostradale A1 Valdichiana a Bettolle, in provincia di Siena. La mobilitazione andrà avanti fino a domenica, secondo quanto annunciato: nel weekend sono attesi 400 trattori. Nei giorni scorsi, da Riscatto agricolo era stata paventata la possibilità di ulteriori azioni, come quella di entrare nell’autostrada del Sole, qualora non ci fosse stato un incontro con il ministro Francesco Lollobrigida.

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