Editoriale

Non si stava meglio quando si stava peggio

Gli organi di informazione traboccano di notizie su atti di violenza. Si tratti delle guerre in corso, degli attentati, della violenza sulle donne o tra le gang a Milano, è tutto un agitarsi intorno al tema con toni che vanno dal preoccupato all’allarmismo sociale. Se avessimo, però, la voglia di affrontare l’argomento su più ampia scala dovremmo ammettere che le cose stanno in maniera molto diversa.

Viviamo un momento decisamente difficile sul piano internazionale dove gli equilibri tra le cosiddette “grandi potenze” sono sempre più precari, gli effetti sulle popolazioni dei Paesi coinvolti si fanno sempre più drammatici, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale viviamo, in Europa, direttamente gli effetti di queste crisi. Ciò nonostante l’attuale scontro tra USA e Russia non è minimamente paragonabile a quello che abbiamo visto durante la cosiddetta guerra fredda che tutto è stato meno che fredda appunto.

In Corea, in Vietnam, nelle varie guerre di liberazione africane fino ad arrivare alla crisi dei missili a Cuba ben altra era la tensione, ben altre le conseguenze in termini di vittime, ben altro il rischio di una guerra generalizzata combattuta, questa volta, con le armi atomiche. Dal 1945 ad oggi ci sono state oltre 35 milioni di vittime in guerre. Nulla in paragone a quanto sta accadendo ora. Se allargassimo lo sguardo oltre l’attualità e ponessimo l’attenzione su un periodo più ampio della storia dell’umanità ci accorgeremmo che la violenza sta gradualmente diminuendo, che l’uomo sta sviluppando una modalità di concepire i rapporti sociali, quelli politici e quelli sul piano della strategia internazionale che va sempre più verso la cooperazione e la tolleranza.

Il XX secolo, ci ha lasciato uno  spaventoso numero di vittime provocate da due guerre mondiali e vari genocidi. Eric Hobsbawm lo ha definito “il secolo breve” altri “il secolo più violento della storia”, e l’inizio del nuovo millennio non sembra andare in una diversa direzione, diffondendo ovunque una sempre maggiore sensazione di insicurezza e paura. Eppure non sembra essere così. Secondo quello che sostiene Steven Pinker , statistiche alla mano, in passato la vita sul nostro pianeta è stata di gran lunga più violenta e spietata, e quella che stiamo vivendo è probabilmente “l’era più pacifica della storia della nostra specie”. A sostegno di questa tesi, propone una notevole serie di dati raccolti nel monumentale saggio “Il declino della violenza: perché quella che stiamo vivendo è probabilmente l’epoca più pacifica della storia” (Mondadori, pag. 898).

In passato, secondo Pinker, le guerre tribali hanno causato, in rapporto alla popolazione mondiale dell’epoca, un numero di morti dieci volte superiore a quelli delle guerre e dei genocidi del Novecento. Nell’Europa medievale gli omicidi erano oltre trenta volte quelli attuali. Erano presenti fenomeni come la schiavitù, la pratica delle torture, una “giustizia” che comminava pene atroci ed esecuzioni capitali per futili motivi che sono durati per centinaia di anni e che soltanto gli ordinamenti giudiziari moderni figli delle altrettanto moderne democrazie hanno debellato.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, invece, conflitti fra Stati sono gradualmente scomparsi lasciano il posto a guerre civili come quelle che vediamo combattute al momento in Medio Oriente. Anche il tributo di sangue dei quelli nel Terzo mondo è infinitamente minore rispetto a soli pochi decenni fa. Inoltre delitti, crimini d’odio, linciaggi, pogrom (devastazione), stupri, abusi sui minori, crudeltà verso gli animali sono tutti significativamente diminuiti dopo l’emanazione delle prime carte dei diritti dell’età moderna. Se solo pensiamo allo sterminio degli indiani d’America, e delle popolazioni autoctone del Sua America durante la colonizzazione successiva al 1492 i numeri delle vittime nei conflitti attuali impallidisce al confronto.

Secondo Pinker, tale processo è dovuto al trionfo di quelli che lui definisce i “migliori angeli” della nostra natura (empatia, autocontrollo, moralità e ragione) sui nostri “demoni interiori” (predazione, dominanza, vendetta, sadismo e ideologia), reso possibile principalmente da istanze civilizzatrici quali il monopolio statale dell’impiego legittimo della forza, l’alfabetizzazione, il cosmopolitismo, la libertà di commercio, la “femminizzazione” della società, e un uso sempre più ampio della razionalità nell’agire economico e nel dibattito pubblico, principi su cui l’Occidente ha fondato la propria identità.

Sempre secondo Pinker  tutto ciò ci costringe a ripensare radicalmente le nostre più profonde convinzioni sul progresso, la modernità e la natura umana e rende ai nostri occhi il passato meno innocente e il presente meno sinistro.

E’ una teoria interessante e, devo dire, ampiamente documentata. Lo studio di Pinker si ferma all’aspetto storico senza affrontare l’attualità che, peraltro, conferma le sue teorie. Vediamo alcuni stereotipi sulla violenza che fanno parte ormai delle nostre convinzioni.

Violenza sulle donne

Secondo un recente studio dell’ISTAT è in calo sia la violenza fisica sia la sessuale, dai partner e ex partner (dal 5,1% al 4% la fisica, dal 2,8% al 2% la sessuale) come dai non partner (dal 9% al 7,7%). Il calo è particolarmente accentuato per le studentesse, che passano dal 17,1% all’11,9% nel caso di ex partner, dal 5,3% al 2,4% da partner attuale e dal 26,5% al 22% da non partner.

In forte calo anche la violenza psicologica dal partner attuale (dal 42,3% al 26,4%), soprattutto se non affiancata da violenza fisica e sessuale.

Alla maggiore capacità delle donne di uscire dalle relazioni violente o di prevenirle si affianca anche una maggiore consapevolezza. Più spesso considerano la violenza subita un reato (dal 14,3% al 29,6% per la violenza da partner) e la denunciano di più alle forze dell’ordine (dal 6,7% all’11,8%). Più spesso ne parlano con qualcuno (dal 67,8% al 75,9%) e cercano aiuto presso i servizi specializzati, centri antiviolenza, sportelli (dal 2,4% al 4,9%). La stessa situazione si riscontra per le violenze da parte dei non partner.

Rispetto al 2006, anno dell’ultimo rilevamento capillare sull’argomento, le vittime sono più soddisfatte del lavoro delle forze dell’ordine. Per le violenze da partner o ex, le donne molto soddisfatte passano dal 9,9% al 28,5%.

A cosa si deve la sensazione di una emergenza su questo argomento. Da una parte alla maggiore propensione delle donne a sporgere denuncia. In passato la violenza oltre ad essere culturalmente e socialmente largamente più tollerata era vissuta dalla donna come una colpa. Le nostre nonne venivano picchiate sistematicamente dai mariti, le ragazze, finanche le bambine, subivano spesso violenze sessuali da membri della stessa famiglia. Ho raccolto testimonianza di donne che nel primo dopoguerra nelle campagne del Lazio venivano violentate al solo scopo di piegarle ad accettare il matrimonio con il violentatore. Dall’altra la ormai capillare comunicazione (peraltro in molti casi ben orchestrata ad arte) ha portato alla ribalta nazionale e non solo anche casi che in altri tempi sarebbero passati inosservati.  Per ultimo va rilevato l’innalzamento del livello di intolleranza alla violenza come già segnalato da Pinker.

Terrorismo

Chi crede che stiamo vivendo un periodo di grandi attacchi terroristici dovrebbe ricordarsi quella che era la situazione negli anni tra il 1950 ed il 2000. In molti Paesi europei le attività di gruppi terroristici quali le vare formazioni dell’estrema sinistra e dell’estrema destra in Italia, la Rote Armee Fraktion in Germania, Action directe in Francia, le formazioni irredentiste Irlandesi prima fra tutte l’IRA in Irlanda del Nord, i movimenti indipendentisti baschi, ETA ed altri, le azioni di terrorismo delle varie componenti dell’OLP hanno insanguinato l’Europa in maniera incomparabile con gli attuali attacchi terroristici di ispirazione Jihadista.

Soltanto in Italia tra il 1969 e il  1988 nei cosiddetti  ‘Anni di piombo’ ci sono stati 197 vittime individuali, 135 vittime da stragi, 58 vittime da attacchi di terroristi internazionali oltre e 38 vittime di violenza politica (69 secondo altre fonti che conteggiano fatti qui inclusi in quelli di terrorismo individuali). Il tutto per un totale di 428 morti ai quali vanno aggiunti oltre 1000 feriti, di cui molti con danni permanenti nei 14615 attentati compiuti. (Fonte: Sergio Zavoli, “La notte della Repubblica”, Mondadori, 2009). Nulla in paragone al pur deprecabile terrorismo attuale.

Terrorismo Islamico VS terrorismo Cristiano

La percezione comune è che siamo di fronte ad un attacco inusitato e permanente da parte del mondo islamico alla civiltà occidentale. Secondo l’ultimo (ed unico di questo tipo) studio dell’FBI del 2005 sulla incidenza delle religioni negli atti terroristici, il 94% del terrorismo negli Stati Uniti NON è di matrice Islamica, anche se ad esso si addebita il maggior numero di vittime “grazie” all’attacco alle Torri gemelle. Da un altro studio condotto dal 1980 al 2005 pare che la percentuale degli attentati islamici sia sotto al 7% .

A fronte di questi dati i morti ascrivibili ad azioni di compagini cristiane ammontano a numeri impressionanti. Vediamo i principali casi. Il primo che prendiamo in considerazione è la guerra civile in Rwanda. E’ il più grande massacro etnico della storia contemporanea ed ha portato a circa 800.000 morti in una guerra che è stata definita dalle nazioni unite un genocidio. Pochi sanno, però, che il genocidio è stato portato a termine dai Hutu, prevalentemente di fede cattolica e da sempre molto vicini alla Chiesa Secolare, che sterminarono l’etnia Tutsi. Dopo i massacri la Chiesa Cattolica trasferì i sacerdoti criminali di guerra in Europa, proteggendoli. Tra questi padre Athanase Seromba che ordinò personalmente la demolizione tramite bulldozer della sua chiesa in cui aveva appena chiuso, sprangando le porte 2.000 raccolti per “proteggerli”. I monaci cattolici lo aiutarono a fuggire e servì per lungo tempo in Toscana come sacerdote di una comunità sotto falso nome. Il Magistrato incaricato per le indagini dal Tribunale Internazionale, Carla Del Ponte, accusò ripetutamente il Vaticano di fare ostruzionismo sulla sua estradizione per essere giudicato: la risposta del Vaticano fu che il prete “stava facendo un ottimo lavoro” in Italia.

Un altro caso è quello dell’Uganda dove l’Esercito di Resistenza del Signore, un esercito di guerriglieri ultra-cattolici si è reso responsabile direttamente di un numero imprecisato di omicidi (tra i 5.000 e i 20.000) e dell’esodo in fuga di oltre 300.000 persone. Furono accusati di crimini contro l’umanità, compresi massacri, rapimenti, mutilazioni, torture, stupri, messa in schiavitù a fini sessuali .

Un fenomeno ancora in atto è quello denunciato nel Febbraio 2014 da Amesty International . Si tratta dei massacri della forza composta da cristiani ed animisti anti-Balaka che in Africa centrale sta massacrando la minoranza musulmana dello Stato di Centr’Africa.

La storia dei massacri si “arricchisce” delle azioni da parte dei Cristiani Maroniti ai danni dei musulmani palestinesi e libanesi a Karantina (1.500 vittime civili) e Tel al-Zaatar (3.000 vittime civili) ed il massacro di Sabra e Shatila perpetrato dalla milizia Cristiana che massacrò e stuprò 3.500 civili rifugiati inermi palestinesi.

Nel Luglio 2011, nella civilissima Norvegia,  Anders Behring Breivik (spontaneamente auto-dichiarato come Cristiano Protestante, anti-multiculturalista, anti-marxista, anti-islamista) è stato arrestato ed incriminato per terrorismo a seguito di un attentato con autobomba a Oslo e della strage a mano armata nell’isola di Utøya, in cui uccise 77 persone.

Negli USA l’FBI ha classificato Eric Robert Rudolph membro del movimento ultracattolico Christian Identity (che ritiene i cattolici ariani la Razza Eletta dal Signore) come terrorista  autore di una serie di attacchi terroristici tra cui l’attentato alle Olimpiadi di Atlanta presso il Centennial Olympic Park nel 1996 con 111 feriti ed un morto.

Sempre negli USA il 31 Maggio 2009 George Tiller, medico di Wichita in Kansas e persona di spicco a livello nazionale per l’esecuzione di aborti fu assassinato da Scott Roeder  cristiano convinto ed antiabortista durante la funzione religiosa della domenica alla Reformation Lutheran Church.

Il 29 Luglio 1994 Bayard Britton, medico abortista, viene ucciso a Pensacola, Florida, dall’estremista cristiano anti-abortista il Reverendo Paul Jennings Hill.

Definito dall’FBI “Terrorista Cattolico”, James Charles Kopp è un cittadino americano giudicato colpevole dell’assassinio di Barnett Slepian, un noto medico abortista di New York.

E’ di tutta evidenza che il tema della violenza viene strumentalizzato ad uso del potente o dei potenti di turno. Il caso più evidente è quello portato alla ribalta della cronaca internazionale da Edward Joseph Snowden che ha pubblicato documenti della CIA per denunciare le conseguenze del Patriot Act, il regolamento USA emanato dall’amministrazione Bush in risposta all’attacco di New York e che, con la scusa della sicurezza nazionale, ha dato alle agenzie come CIA ed FBI la facoltà di schedare e controllare chiunque sia dentro che fuori gli Stati Uniti. In Europa partiti, movimenti e singoli politici utilizzano il tema della violenza per i loro scopi e per far passare leggi e regolamenti restrittivi della libertà individuale quali mai si erano visti nelle democrazie occidentali. Sarebbe il caso che, insieme alla ferma condanna di qualsiasi forma di violenza, si aprisse un dibattito su cosa siamo disposti a rinunciare in nome di una sicurezza minacciata, come abbiamo visto, sempre meno nella realtà.

Roberto Pergameno

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