Editoriale

Ostaggi del Movimento Cinque bufale

La notizia del giorno in fatto di immigrazione è che il famigerato “pull factor delle Ong”, l’effetto richiamo delle navi delle Ong (quello che Di Maio chiama taxi del mare) sui flussi migratori dalla Libia non esiste. Lo ha stabilito uno studio effettuato da due studiosi italiani, Eugenio Cusumano e Matteo Villa, per lo European University Institute basandosi su dati ufficiali delle Nazioni Unite. In questo studio si evidenzia come la teoria secondo la quale più alto è il numero delle persone salvate, più alto è il numero di quelle che partono è destituita di ogni fondamento. Questo significa che M5S e Lega hanno basato la loro politica ed il loro successo elettorale su una clamorosa notizia falsa. Ma questa non è certo una novità, l’intero momento politico è caratterizzato da fenomeni di mala informazione che condizionano e orientano l’elettorato.

Ci sono esempi ben più clamorosi di distorsione dell’attenzione della pubblica opinione per scopi evidentemente politici. Sempre per rimanere sul tema immigrazione c’è una evidente discrepanza tra le notizie di atti di piccola criminalità perpetrata da immigrati e l’attività di organizzazioni più articolate e pericolose intorno alle quali ruotano giganteschi interessi economici. Il gioco, dal punto di vista della comunicazione è semplice. Buttiamo in pasto all’opinione pubblica il piccolo crimine (lo scippo, lo spaccio al minuto, lo stupro) commesso da stranieri e teniamo in sordina le notizie sulla criminalità organizzata afferente a gruppi etnici ben determinati organici e complici di gruppi mafiosi italiani.

L’esempio più eclatante, anche se non l’unico, è quello della cosiddetta mafia nigeriana al servizio delle mafie italiane, che agisce con metodi non meno crudeli e cruenti delle organizzazioni nostrane. Si tratta di una organizzazione ben radicata da anni.

Fin dal 2000 le indagini della Polizia di Stato portarono a conoscenza degli investigatori una rete criminale presente nella zona di Castelvolturno. Nel 2006 un’altra indagine tracciò i contorni dell’infiltrazione di questa organizzazione nel territorio di Torino. Due anni dopo il Tribunale di Napoli in una sentenza di condanna di alcuni spacciatori riconosce la natura mafiosa dell’organizzazione. La cosiddetta mafia nigeriana acquisisce pertanto modalità e caratteri del modello mafioso con tutto ciò che questo comporta.

L’affermazione di questa organizzazione è passata attraverso anche episodi clamorosi come la strage di Castelvolturno la sera del 18 settembre 2008 quando un commando della fazione del Clan dei Casalesi facente riferimento al boss Giuseppe Setola, ha portato alla morte del pregiudicato Antonio Celiento e di sei immigrati africani, vittime innocenti della strage, in due blitz distinti da parte dello stesso gruppo di fuoco, avvenuti a poca distanza di tempo l’uno dall’altro.

Questo episodio darà vita a scontri e violenze seguite alla reazione avuta dalla comunità africana presa tra due fuochi, da una parte i casalesi dall’altra i loro stessi connazionali asserragliati nell’ex hotel Zagarella, a gestire la piazza dello spaccio e il giro di prostituzione di ragazze africane per conto della potente camorra locale. Non sono solo i nigeriani ad essersi organizzati come struttura criminale. E’ il caso di una organizzazione di tanzaniani creatasi negli anni 90 sempre nel casertano che recentemente è stata indagata dalla Procura della Repubblica di Perugia per i soliti reati di spaccio e sfruttamento della prostituzione.

Tute queste organizzazioni esistono e possono operare perché le organizzazioni criminali italiane (camorra, ndrangheta e cosa nostra) le usano per coprire pezzi di mercato (spaccio e prostituzione) che a loro non interessano più e su cui, comunque, continuano a guadagnare attraverso lo spaccio della droga fornita dalle mafie autoctone e le royalties che percepiscono sulla tratta delle ragazze. Organizzazioni criminali che sono ormai delle vere e proprie multinazionali non hanno interesse a sporcarsi le mani sulle strade con il rischio che piccoli criminali locali possano essere il cavallo di Troia per infiltrarsi nei ranghi alti delle organizzazioni.

E’ di tutta evidenza che dal punto di vista politico è più utile mettere sotto la lente di ingrandimento dei media il piccolo crimine e gli arrivi dei migranti piuttosto che mettere in evidenza la complessità della commistione tra criminalità organizzata locale e mafie storiche.

Rende di più politicamente sparare a palle incatenate notizie false o ingigantite piuttosto che fare un’analisi ragionata e seria della situazione e, magari, una volta al governo, da ministro degli interni mettere mano ai relativi provvedimenti di contrasto. Ecco quindi come, all’ombra della paura di una inesistente invasione aiutata da una altrettanto inesistente organizzazione di taxi del mare che ne facilitano l’arrivo può continuare indisturbato il lavoro delle organizzazioni criminali sia italiane che straniere. D’altra parte i problemi con i migranti sono altri, la zanzara del Nilo e l’aumento dei casi di morbillo come mi ha detto recentemente un negoziante.

 

 

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