Politica

Previsto per il 28 e 29 ottobre, a Tripoli, il Business forum italo-libico. Sarà una “nuova e solida tappa verso una cooperazione strategica” con Giorgia Meloni. E l’Eni. Con buona pace dei cambiamenti climatici e dei diritti umani

Il Business forum italo-libico, previsto a Tripoli il 28 e 29 ottobre, rappresenta per la Libia una “nuova e solida tappa verso una cooperazione strategica” con l’Italia e vedrà la firma di accordi in settori chiave come “energia, infrastrutture, sanità e agricoltura”. Lo ha detto il ministro libico di Stato per gli Affari del presidente del Consiglio e del gabinetto del Governo di unità nazionale (Gun), Adel Juma, in un’intervista esclusiva ad Agenzia Nova. Juma, che riveste anche il ruolo di responsabile del Comitato preparatorio del Business forum, ha sottolineato come l’evento ospitato dalla Fiera internazionale di Tripoli sarà strutturato in quattro aree principali: “Il primo sarà dedicato al settore energetico e minerario, il secondo allo sviluppo e alle infrastrutture, il terzo alla sanità e all’industria farmaceutica, mentre il quarto tratterà di pesca e agricoltura”. Il forum includerà una fiera di aziende e attività culturali per rafforzare anche lo scambio accademico e culturale tra i due paesi. “Ci si aspettiamo la firma di diversi protocolli d’intesa nei settori trattati, sia a livello pubblico che privato”, ha detto il ministro.


Grazie alle sue risorse petrolifere
, il Paese nordafricano rappresenta un mercato promettente per le imprese italiane, già attive in progetti infrastrutturali ed energetici. Un esempio significativo è l’accordo da otto miliardi di dollari tra la National Oil Corporation (Noc) libica ed Eni relativo alle strutture offshore A&E, un progetto strategico volto ad aumentare la produzione di gas per rifornire il mercato interno libico, oltre a garantire l’esportazione di volumi in Europa. Il settore rappresenta il fulcro della cooperazione tra Libia e Italia, ma la collaborazione si estende a una vasta gamma di ambiti strategici per il futuro di entrambi. “Ci auguriamo che questo forum rappresenti una pietra angolare per rafforzare la cooperazione tra le due parti in settori quali l’estrazione mineraria, le infrastrutture, le industrie manifatturiere e i servizi in generale. L’obiettivo è promuovere una comunicazione più diretta e una maggiore comprensione tra le comunità imprenditoriali dei due paesi”, ha detto Juma.

Secondo l’esponente del governo di Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale, l’attuale volume di scambi commerciali tra Italia e Libia, pari a circa nove miliardi di euro all’anno, costituisce una base solida su cui costruire. Tuttavia, c’è ancora “un ampio margine per incrementare le transazioni bilaterali e raggiungere un equilibrio commerciale” tra i due paesi. Il ministro di Stato libico, una carica equiparabile al segretario del Consiglio dei ministri italiano, ha evidenziato come oltre il 25 per cento delle esportazioni libiche sia destinato al mercato italiano, mentre solo l’8 per cento delle importazioni libiche proviene dall’Italia.

Juma ha inoltre confermato l’imminente ripresa dei voli commerciali della compagnia italiana Ita Airways tra Roma e Tripoli, anticipata nei giorni scorsi da “Agenzia Nova” un traguardo che la Libia ha voluto rendere possibile “lavorando intensamente per adeguare le infrastrutture aeroportuali agli standard internazionali”. L’annuncio ufficiale della riapertura delle rotte è previsto per il 29 ottobre. “Puntiamo a incrementare le frequenze dei voli diretti tra i due paesi, includendo anche altri aeroporti oltre Tripoli”, ha spiegato il ministro, esprimendo ottimismo per un’ulteriore crescita della collaborazione bilaterale.


Lo stallo nei lavori di ricostruzione dell’Aeroporto internazionale di Tripoli
 è invece “in fase di risoluzione”, ha detto ancora il ministro libico. Juma ha rassicurato il consorzio italiano Aeneas, incaricato del progetto, spiegando che il governo libico è “impegnato a dissipare qualsiasi preoccupazione” legata a questioni procedurali, che sta “velocizzando per garantire i diritti dei cittadini libici, privati per anni di sviluppo e progetti cruciali”. Il blocco dei lavori affidati all’alleanza di imprese italiane, per cui il consorzio ha chiesto l’intervento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sarà superato con procedure già in atto “nel contesto amministrativo libico”. Juma ha sottolineato la centralità delle aziende italiane, affermando che la loro partecipazione al progetto e agli altri piani strategici dipende “dal rispetto dei tempi, degli standard tecnici e delle clausole contrattuali”.

L’aumento delle richieste di visti per l’Italia da parte dei cittadini libici è “un riflesso reale della crescita economica tra i nostri due paesi”, ha detto ancora l’esponente del governo di Tripoli. Juma ha spiegato che questo incremento coincide con “la crescita delle importazioni italiane in Libia, passate da un miliardo di dollari nel 2020 a due miliardi nel 2023, con un aumento del 100 per cento”, anche grazie a rotte marittime stabili tra i due paesi, che “offrono alle merci italiane un vantaggio competitivo sul mercato libico”. Per incentivare gli investimenti, il governo libico ha dato priorità alla semplificazione del clima imprenditoriale. “Sin dal nostro insediamento”, ha chiarito Juma, “abbiamo posto in cima alla lista delle priorità la ricostruzione della fiducia nel sistema delle transazioni commerciali”. Il ministro ha parlato anche la nuova leadership della Banca Centrale, sottolineando che “con la recente nomina del Consiglio di amministrazione, molte delle limitazioni imposte in precedenza sulle transazioni commerciali sono state eliminate”, e si sta lavorando per “superare tutti gli ostacoli rimanenti”.

L’interesse per l’Italia in Libia si riflette anche nella crescita della domanda di educazione in lingua italiana, con un forte incremento di borse di studio per insegnanti libici d’italiano, offerte dal governo italiano per l’anno accademico 2024/2025, che passano da 441 a 720 mensilità, con un totale di 110 borse assegnate. Tale impegno risponde a una richiesta crescente da parte degli studenti libici, soprattutto a Tripoli, dove l’influenza della lingua italiana è radicata. Il dialetto della capitale conserva infatti molti termini italiani, adattati e trasformati nell’uso quotidiano: “pizza” è diventato “bitsa”, “marciapiede” si dice “marshbedy”, e “copertoni” delle auto è reso con “kabratooni”. Perfino l’espressione “calmati” si traduce in dialetto tripolino con “kalma”.

E proprio riguardo alla collaborazione in ambito accademico, Jumaa ha evidenziato come “specialisti libici stiano partecipando a programmi di formazione in Italia, in particolare nei settori dell’agricoltura e dell’igiene ambientale”. Il ministro ha espresso l’auspicio che il forum possa favorire ulteriormente “gemellaggi tra le università, progetti di ricerca e l’invio di nuovi studenti libici in Italia”. Soprattutto in ambiti come l’archeologia, Jumaa ha sottolineato come “l’esperienza italiana sia fondamentale per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale”.

Sul fronte delle infrastrutture, infine, il ministro ha confermato i progressi nella realizzazione della “Strada della Pace”, l’autostrada strategica che collegherà l’est e l’ovest della Libia. “Abbiamo dedicato a questo progetto una particolare attenzione”, ha spiegato, “ricostituendo il comitato di gestione e dialogando con la parte italiana, con la quale siamo riusciti a rilanciare il progetto”. Alcuni tratti tecnicamente pronti saranno avviati nei prossimi mesi: “La serietà e l’impegno di entrambi i paesi si stanno concretizzando in risultati visibili per un’infrastruttura cruciale per la nostra unione e il nostro sviluppo economico”.

 

 

Condividi