Cucina Pensante

Se la salute non sale sugli scaffali

Le conseguenze della carenza nutrizionale di iodio costituiscono ancora oggi un grave problema sanitario e sociale che interessa un numero elevato di persone nel nostro Paese e nel resto del mondo. Si stima infatti, che circa il 29% della popolazione mondiale sia ancora esposta alla carenza di iodio, mentre in Italia circa il 12% della popolazione è affetta da gozzo.
Le dimensioni epidemiologiche delle conseguenze della iodocarenza sono giustificate dal fatto che gli effetti negativi di questa carenza nutrizionale si possono verificare in tutte le fasi della vita. Lo iodio infatti, è il costituente fondamentale degli ormoni tiroidei, i quali svolgono un ruolo determinante nelle fasi dello sviluppo e dell’accrescimento, come pure nel mantenimento dell’equilibrio metabolico dell’organismo adulto. 

Sale iodato

I dati di vendita fino ad oggi raccolti, grazie alla collaborazione dei principali produttori e/o distributori di sale sul territorio nazionale, indicano chiaramente che poco più del 50% di tutto il sale venduto presso la grande distribuzione è sale iodato. Inferiore è la percentuale di vendita di sale iodato (23%) nella ristorazione collettiva. Ancor più critica è la situazione nell’industria alimentare presso la quale la percentuale di vendita del sale iodato non supera il 7% di tutto il sale venduto. 

Bambini in età scolare
In collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo è stata analizzata la ioduria, ovvero la concentrazione di iodio in campioni di urine di bambini in età. I dati raccolti negli ultimi tre anni hanno mostrato che in 6 delle 9 regioni che hanno partecipato allo studio i valori mediani di ioduria rilevati sono ancora al di sotto di 100 microg/L, valore indicato dal World Health Organization (WHO) quale soglia al di sotto della quale la popolazione esaminata viene identificata come iodocarente. Anche per ciò che riguarda la frequenza di gozzo, i dati raccolti confermano il permanere di un insufficiente apporto nutrizionale di iodio nella popolazione scolare italiana (Regioni del Centro-Nord 4-10%, Regioni del Sud-Isole 10-15%).

Donne in gravidanza
Sempre in collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo, è stato possibile effettuare la misura della ioduria in un elevato numero di donne in gravidanza che non assumevano integratori contenenti iodio. I risultati ottenuti hanno dimostrato una condizione di insufficiente apporto iodico nelle donne esaminate, confermando l’importanza dell’integrazione iodica in gravidanza e durante l’allattamento, al fine di garantire il raggiungimento dell’aumentato fabbisogno iodico in queste fasi della vita. 

Popolazione neonatale
Anche la popolazione neonatale del nostro Paese risulta ancora esposta agli effetti della carenza nutrizionale di iodio, come confermato dall’elevata frequenza di valori elevati di un indicatore biologico specifico, il TSH neonatale. La determinazione di questo ormone viene utilizzato per lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito che è obbligatorio per legge e che prevede l’esecuzione del test in tutti i neonati.

Antonella Olivieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia 

 

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