Politica

La presidente del Consiglio le spara grosse alla conferenza di fine d’anno. E’ giallo sui ricatti a Calimera nera

Anche la prima vera conferenza di fine d’anno differita per problemi di salute ce la siamo tolta di mezzo. Lo deve aver pensato Meloni e tutto il suo entourage con un bel sospiro di sollievo alla fine di oltre tre ore di nulla. Grazie alla compiacenza di una platea quanto mai vasta di giornalisti che hanno fatto del tutto per evitare imbarazzi alla premier, abbiamo assistito a una rappresentazione del “nuovo” corso dove è emersa ancora una volta l’abilità circense della Meloni.

Dallo spoil system che diventa riequilibrio al trasformismo che diventa mimetizzazione, Meloni, complice la mancanza di domande incalzanti sui temi più caldi e delicati del momento, ha potuto accreditarsi come una leader determinata (anche a contrastare un non meglio precisato complotto ai suoi danni, un classico italiano condito da una messaggio in stile mafioso di fondo), capace di assicurare il voto alla Commissione europea prossima ventura pur mantenendo ben salda la barra a destra (una specie di rivisitazione del famoso “ma anche” di Veltroniana memoria), pronta a colpire i più indifendibili dei suoi ma anche (ci risiamo) a difendere a spada tratta gli intoccabili (leggi Salvini). Insomma una leader a tutto tondo, capace anche di umanizzare il ruolo concedendosi una inedita sospensione per sopraggiunte esigenze urinarie.

Dei grandi problemi del Paese se ne riparlerà, c’è tempo, in Italia c’è sempre tempo, è il Paese dei rinvii. Delle palesi giravolte dalle aggressive posizioni pre elettorali e delle mirabolanti promesse fatte agli italiani nemmeno l’ombra (un altro classico italico “si sa in campagna elettorale si dice di tutto poi però…”). E così nessuno le ha chiesto se non provi imbarazzo la Meloni donna e cristiana a lasciare in mare per ulteriori cinque giorni poveri cristi già segnati dalla miseria per farli sbarcare a Genova (meno male che non c’è un canale navigabile abbastanza grande altrimenti il prossimo porto sicuro sarebbe Rotterdam).

Nessun accenno all’arretramento sul fronte dei diritti peraltro denunciato anche da Anneliese Baldaccini, responsabile Relazioni istituzionali di Amnesty International Italia: “Il governo Meloni ha operato una decisa stretta securitaria con interventi che vanno da una successione di decreti sicurezza in ambito migratorio a quelli che restringono gli spazi di protesta, e alle proposte che cercano di legittimare l’uso illegale della forza. Questi interventi non tengono in alcun conto gli obblighi di assicurare la promozione e l’osservanza dei diritti umani in ogni azione di governo e rischiano di portare a una grave regressione dei diritti umani in Italia”. E l’elenco delle omissioni potrebbe continuare a lungo.

Insomma se l’è cavata, poteva andare peggio, poteva essere costretta a scoprire di più le sue carte e far vedere il bluff, ma ce ne saranno altre di occasioni a cominciare dalle prossime scadenze comunitarie. Per ora teniamoci questa Calimera nera come era soprannominata dalle parti di Colle oppio.

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