Macerie, ambulanze bruciate, case e negozi distrutti. È quello che stanno trovando nell’area della Bekaa, in Libano, i civili che stanno tornando nelle loro case nel sud e nell’est del paese dopo l’inizio del cessate il fuoco. Le cliniche mobili di Medici Senza Frontiere (MSF) nei governatorati della Bekaa e El Nabatieh stanno supportando la popolazione, fornendo assistenza sanitaria di base e distribuendo beni non alimentari, come coperte, materassi o teli di plastica, essenziali per proteggersi dal freddo invernale.
“Abbiamo visitato alcune città e villaggi che sono stati pesantemente colpiti dalla guerra. Deve essere duro per chi torna a casa vedere tanta distruzione. Ci sono molti edifici completamente ridotti in macerie, di altri è rimasto solo lo scheletro. I luoghi dove una volta c’era una farmacia, un barbiere, un salone per matrimoni, in cui le persone vivevano la loro vita quotidiana e realizzavano i loro sogni, oggi sono completamente distrutti. Non ci sono più case. Credo che in questi casi, ‘casa’ significa più di un semplice tetto sulla testa per la popolazione, significa ‘comunità’. Così le persone stanno tornando anche se non hanno più una casa.
Ho visto anche ambulanze bruciate, ambulanze attaccate. Ho parlato con alcuni soccorritori che hanno perso i loro colleghi, soccorritori che sono stati uccisi. Dopo aver visto questa situazione, risulta chiaro che, nonostante il cessate il fuoco, l’emergenza umanitaria è tutt’altro che finita”.
Questa la dichiarazione completa di Itta Merete Helland-Hansen, coordinatrice di progetto di MSF nella Bekaa.
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