Politica

L’Unione europea è cosa fatta, ma sanare la miopia dei singoli Stati è tutta un’altra storia

Sentiamo sempre più spesso parlare di Europa. “Ce lo chiede l’Europa” è una delle frasi iconiche degli ultimi anni. La parola Europa ha origini greche e deriva dall’unione di due termini: eurus, che vuol dire “ampio” e op “occhio” ad indicare quindi un’entità dall’ampio sguardo. In un’altra interpretazione la parola Europa deriverebbe anche dal termine semitico ereb, cioè l’occidente, che indicava per i fenici tutti i territori ad occidente della Siria. Ci sarebbe un’altra interpretazione, ma dovremmo scomodare i miti dell’antica Grecia e non è il caso di andare così lontano. Anche perché “entità dall’ampio sguardo” è una definizione che ben si sposa con l’idea che fu di Altiero Spinelli di un’entità politica che andasse oltre la miopia dei singoli Stati. 

L’Europa di cui si parla ovviamente non è il continente europeo ma la Comunità Europea. La storia della Comunità Europea, poi diventata Unione Europea, dai Trattati di Roma ad oggi è un viaggio per certi aspetti onirico che attraversa decenni di integrazione economica, politica e sociale. E’ uno dei progetti di geopolitica più arditi e rivoluzionari dell’era moderna, vale la pena ripercorrerne le tappe più significative.

Tutto nasce il 25 marzo 1957 quando sei paesi (Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) firmarono i Trattati di Roma nella sala della Protomoteca del Campidoglio, creando la Comunità Economica Europea (CEE) e la Comunità Europea dell’Energia Atomica (Euratom). L’obiettivo principale era la creazione di un mercato comune basato sulla libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali.

Un importante passo verso l’unificazione avvenne nel 1967 con il Trattato di Fusione che unificò gli esecutivi delle tre Comunità europee al tempo, la Comunità Economica Europea (CEE), l’Euratom e la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio – CECA, creando un’unica Commissione e un unico Consiglio delle Comunità Europee. L’impianto di questa nuova entità sovranazionale a questo punto era creato, adesso l’obiettivo era quello di convincere altri Paesi ad unirsi al gruppo dei Paesi fondatori. Il primo allargamento della platea aderente al patto avviene nel 1973, quando la Comunità Europea si ampliò per la prima volta con l’adesione di Danimarca, Irlanda e Regno Unito. Questo fu il primo di molti allargamenti che avrebbero portato la Comunità a includere quasi tutti i paesi europei. La Grecia aderì nel 1981, seguita da Spagna e Portogallo nel 1986, portando a dodici il numero degli Stati membri. Questi allargamenti segnarono l’inizio dell’integrazione dei paesi del sud Europa.

Un passo importante e significativo anche dal punto di vista simbolico è stato il Trattato di Maastricht, firmato nel 1992 ed entrato in vigore nel 1993 che segnò la nascita dell’Unione Europea (UE) introducendo nuove forme di cooperazione tra i governi degli stati membri in materia di politica estera e sicurezza, giustizia e affari interni oltre a preparare la strada per l’introduzione dell’euro. In quegli anni aderirono all’EU Austria, Finlandia e Svezia, portando il numero dei membri a quindici.

Altro momento storico per l’intera Europa fu l’introduzione dell’euro come moneta unica nel 1999 e come moneta fisica nel 2002, inizialmente adottato da 12 paesi membri. Gli anni dal 2004 al 2007 sono ricordati come gli anni di grandi allargamenti. Nel 2004, l’UE accolse dieci nuovi paesi: Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia, nel 2007 Bulgaria e Romania aderirono all’Unione.

Nel 2009 entrò in vigore il Trattato di Lisbona che riformò le strutture dell’UE per migliorarne il funzionamento e la capacità di risposta alle sfide globali. Esso introdusse il ruolo di Presidente del Consiglio Europeo e rafforzò i poteri del Parlamento Europeo. Nel 2013 aderì all’UE la Croazia, portando a 28 il numero totale degli stati membri. Ma non furono soltanto rose e fiori. Nel 2016, un referendum nel Regno Unito portò alla decisione di lasciare l’Unione Europea. Il processo di uscita, noto come Brexit, si concluse ufficialmente il 31 gennaio 2020. Ci furono momenti di forte emozione al Parlamento europeo, a Bruxelles, dopo l’approvazione dell’accordo sulla Brexit. Tutta la plenaria si alzò in piedi per cantare il Valzer delle candele (“Auld Lang Syne”), la tradizionale canzone scozzese che viene cantata nella notte di capodanno per dare addio al vecchio anno e in occasione dei congedi, delle separazioni e degli addii, ma anche la canzone della fratellanza. Il testo è un invito a ricordare con gratitudine i vecchi amici e il tempo passato insieme.

L’Unione Europea oggi affronta numerose sfide, tra cui la gestione della crisi migratoria, le questioni relative al cambiamento climatico, la sicurezza interna ed esterna, e le ripercussioni economiche della pandemia di COVID-19. Inoltre, l’UE sta lavorando per rafforzare la propria coesione interna e il proprio ruolo a livello globale. L’UE è un’entità in continua evoluzione cercando di conciliare le diversità nazionali con la necessità di un’azione comune in un mondo sempre più interconnesso e complesso. E’ la sfida che dovrà affrontare il Parlamento che uscirà dalle elezioni dell’8 e 9 giugno. Ma questo è un argomento che merita una più ampia riflessione.

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