Siamo talmente abituati a pensarci al centro del mondo, forse addirittura dell’universo, che non ci accorgiamo di essere non solo in minoranza numerica, ma anche in declino rispetto alle altre aree geopolitiche. Vediamo perchè facendo ricorso a un rapporto esatto con la realtà. Per Occidente noi occidentali (che siamo buoni, bravi, civili e soprattutto molto democratici) intendiamo Stati Uniti ed Europa con le propaggini asiatiche, cioè Giappone, Corea del Sud, Australia, Singapore. Nell’insieme tutti questi Paesi rappresentano in termini di popolazione un miliardo e duecento milioni di persone, ma sulla terra complessivamente vivono oltre otto miliardi di esseri umani, quindi ci sono altri sei miliardi e ottocento milioni di persone che non appartengono all’Occidente. E questo 80 per cento, che non siamo noi, ci guarda con occhi ben diversi da quelli che osservano il mondo e ce lo raccontano attraverso l’informazione mainstream.
Noi leggiamo, quando lo facciamo, visti i dati drammatici sulla vendita di giornali, soltanto fondamentalmente giornali occidentali, ma se leggessimo il Global Times cinese o il Terran Times persiano, oppure l’India Times di Bombay e così via, ci renderemo conto che il mondo pensa altre cose e soprattutto si fa una domanda: ma che cosa sta succedendo in Europa e negli Stati Uniti? Sono forse usciti di testa?
L’Ucraina può avere qualche risorsa di sottosuolo e un po’ di produzione agricola, ma non è fondamentale per la sopravvivenza del mondo; ciononostante rischiamo la sopravvivenza del pianeta per l’Ucraina. L’obiettivo dal punto di vista americano è essenzialmente di natura imperiale, velleitario, che guarda al passato piuttosto che al futuro perché gli Stati Uniti non sono più quella potenza unipolare del secolo scorso. Lo sono stati solo per una quindicina d’anni, più o meno fino al 2015 quando la Cina è diventata la prima economia al mondo in termini di potere d’acquisto interno.
Quindi il fine ultimo americano è stato quello di dissanguare e frantumare la Russia, quello sì era un target straordinario, e lo fa attraverso l’Ucraina, ecco perché l’intervento russo, ormai non ci sono più analisti che affermano il contrario, è stato provocato. La Russia, però, non è caduta nella trappola, come hanno detto molti osservatori, semplicemente la Russia non poteva fare a meno di intervenire, era, per Putin, l’occasione per rimescolare i rapporti di potere nel mondo e infatti in parallelo abbiamo visto nascere questo gigante, che sta prendendo consistenza, dei BRICS.
Questa nuova piattaforma intercontinentale non ha ancora una forma giuridica definita ma piano piano si farà, non è ancora un’organizzazione internazionale vera e propria con un trattato, con delle adesioni formali, ma c’è l’adesione politica, non ci sono degli impegni reciproci, tutto si basa sul principio di unanimità, ma piano piano tutto questo prenderà forma e, per ora, non si pongono in una posizione critica, antagonista nei confronti dell’Occidente, ma cercano di difendere, non senza ragione, il principio di autonomia, si potrebbe dire di sovranità.
E allora lo sgretolamento della Russia e poi anche l’idea di dividere la Russia dalla Cina, diventa un obiettivo strategico improrogabile per gli USA, prima che questo blocco di nazioni indefinito, ma già ben attivo sul panorama mondiale, non diventi un competitor troppo potente anche per una superpotenza come gli USA. Peccato che questa strategia stia ottenendo il risultato contrario, perché il relativo ridimensionamento della Russia in questi anni sta andando a favore non del suo competitor naturale, l’Occidente, ma a favore della Cina.
Gli USA, e i suoi alleati prima fra tutte la povera Europa che sta pagando un prezzo politico ed economico enorme sul fronte ucraino, dovranno stare molto attenti perché gli imperi cadono, cominciano naturalmente a perdere la testa, il lume della ragione, inanellano un errore dopo l’altro e finiscono per frantumarsi.
Nessuna civiltà nella storia è mai esistita in eterno e anche questa forma di potere globale con accenti vetero coloniali che sta disperatamente cercando di mantenere il proprio vantaggio competitivo in un momento di grande espansione di quell’80 per cento di altri esseri umani non occidentali può disintegrarsi.
Da questa situazione di pericolo per la sua stessa sopravvivenza un impero può avere la tentazione di giocare la sua ultima disperata carta, la solita drammatica opzione bellica. Ma sarebbe un boomerang, non siamo più a Zama nel 202 a.c. o a Waterloo nel 1815 dove qualche migliaio di morti definivano il futuro della Roma imperiale o le sorti di Napoleone. I tempi sono altri e altre sarebbero le conseguenze. Leggere l’attualità con la lente della nostra propaganda non serve né a noi né promette bene per il futuro del mondo.