Editoriale

CERTEZZE “Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia”

Per decenni abbiamo raccontato la guerra che cambia, che muta col mutare delle condizioni geo politiche e delle tecnologie.  Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il mondo ha vissuto le tensioni geopolitiche, la competizione militare e i conflitti indiretti tra i due blocchi e i loro alleati. Tutto sembrava cristallizzato, i conflitti erano periferici, i due imperi si annullavano reciprocamente in una deterrenza del terrore. La caduta del Muro di Berlino cambia tutto, traccia una linea di non ritorno, una sorta di confine tra le crisi novecentesche e l’annuncio di un nuovo millennio pieno di ulteriori incognite. Con l’avvento della globalizzazione, i conflitti sono diventati sempre più transnazionali, coinvolgendo attori non statali come gruppi terroristici, milizie, e organizzazioni criminali. Le tecnologie moderne hanno reso più facile per questi gruppi operare su scala globale, sfidando la sicurezza tradizionale degli stati.

La tecnologia militare negli ultimi decenni ha fatto passi da gigante. Droni, armi “intelligenti”, sistemi di sorveglianza avanzati e cyber warfare sono diventati parte integrante delle strategie militari moderne. In molti conflitti recenti, soprattutto quelli contro gruppi terroristici come Al-Qaeda e ISIS, si è vista una forma di guerra asimmetrica, in cui un attore più debole cerca di ottenere vantaggi tramite tattiche non convenzionali, come attentati suicidi, guerriglia urbana e propaganda. E poi la strategia USA del “no boots on ground”, nessun soldato a terra, per evitare morti americani e non preoccupare l’opinione pubblica.

I conflitti moderni spesso coinvolgono una combinazione di guerra convenzionale, guerra non convenzionale, e guerra ibrida, che mescola elementi militari, politici, economici, e informatici per raggiungere gli obiettivi desiderati.

Con l’aumento della potenza di fuoco, delle tecnologie militari e delle tattiche militari anche il costo umano dei conflitti è aumentato. Le guerre moderne hanno causato distruzione su vasta scala, provocando gravi sofferenze umane, migrazioni forzate, e crisi umanitarie. Nei conflitti che si sono succeduti dal 1945 ad oggi che hanno portato alla morte più di 30 milioni di esseri umani, oltre il 90 per cento sono civili come dimostrato drammaticamente dall’ultimo conflitto in Palestina.

Nulla hanno potuto e nulla continuano a poter fare le diverse organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, istituite con l’obiettivo di prevenire i conflitti, promuovere la pace e la sicurezza globale se neanche quando il Segretario generale delle Nazioni Unite che urla la sua rabbia contro un Paese membro impegnato nella distruzione sistematica di Gaza può nulla.

E poi arriva lui, Vladimir Vladimirovič Putin, e con i suoi 180mila soldati, i carri armati, le trincee, i combattimenti corpo a corpo e riporta indietro le lancette della storia. La guerra torna ad essere novecentesca, il rapporto delle vittime tra civili e militari si ribalta, sono questi ultimi a morire a centinaia di migliaia. Ultima “trovata”, tutt’altro che tecnologica, è quella di un treno composto da 2500 tra carrozze passeggeri e vetture merci allineati nella pianura a sud di Donetsk del quale gli esperti militari occidentali stanno chiedendosi quale sarà la sua utilità.

Guerre in stile “Guerre stellari” e guerre novecentesche, massacri di civili e altrettanti massacri di esseri umani in divisa. Non sarà certo la tipologia dell’ordigno o del proiettile a fare la differenza, la guerra fa schifo sempre e comunque. Come diceva Gino Strada “Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia.”

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